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Il colore prima del blu – Puntata 16

Il colore prima del blu


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Per leggere le precedenti puntate clicca su:

– Il colore prima del blu – Puntata 1

– Il colore prima del blu – Puntata 2

– Il colore prima del blu – Puntata 3

– Il colore prima del blu – Puntata 4

– Il colore prima del blu – Puntata 5

– Il colore prima del blu – Puntata 6

– Il colore prima del blu – Puntata 7

– Il colore prima del blu – Puntata 8

– Il colore prima del blu – Puntata 9

– Il colore prima del blu – Puntata 10

– Il colore prima del blu – Puntata 11

– Il colore prima del blu – Puntata 12

– Il colore prima del blu – Puntata 13

– Il colore prima del blu – Puntata 14

– Il colore prima del blu – Puntata 15

Le carte sono allineate sul tavolo. La mano di Emma la fornaia scandisce con un movimento lento la figura successiva. Osservo timoroso e ansioso. Le gambe sotto al tavolo mi tremano. Cerco di tenerle ferme con le mani. La parola innamorato esce dalla bocca di Emma.
‹‹Ci vuole pazienza, però. Sei paziente tu?››
Sto zitto, perché so che è una domanda che non vuole risposte.
‹‹Le carte sono tutte belle. Vedrai che a breve accadranno cose bellissime.››
Già, ma nel frattempo? E quanto ci vuole, poi, perché accadano cose belle? L’estate sta per finire e Anna potrebbe ripartire anche domani, per quel che ne so io. Faccio tutte queste domande a Emma, senza rivelare il nome di Anna, ma lei si alza.
‹‹Basta così per oggi. Su vai… Le carte non si possono interrogare troppo, altrimenti non dicono più il vero.››  

Anna è arrivata. Tengo stretto in tasca il fermacapelli. Mi sudano le mani. Si siede al tavolo che è ancora sola: i genitori sono sulla porta. Penso che magari non si è neanche accorta di averlo perso. E forse non ha neanche un valore economico o affettivo. Mi avvicino e mi accorgo che in testa ne ha uno uguale, dello stesso colore. «Figurati se è interessata a riaverlo…» penso. Supero il suo tavolo. Fingo di sistemare una tovaglia lì vicino. Mi giro e trovo i suoi genitori al tavolo. Occasione sfumata. Non ci riuscirò mai. I miei sogni resteranno impossibili perché mi manca il coraggio di realizzarli. Sento il bisogno di tornare da Emma la fornaia. Il signor Alfredo mi fa un cenno con la mano. Lo raggiungo e mi dice di andare al bar a fare i caffè. 

Schiaccio la polvere nel filtro. Con un colpo secco lo aggancio alla macchina e ci posiziono sotto due tazzine. Sono di spalle alla sala. Sento una voce dietro di me che mi chiama:
‹‹Scusa, posso chiederti una cosa?›› dice.
Alzo lo sguardo verso lo specchio: è Anna! Mi giro di scatto, si rovescia una tazzina, prendo al volo una spugna e pulisco il bancone.
‹‹Dimmi!›› rispondo agitato.
Lei osserva il disastro sul bancone e mi fa un sorriso.
‹‹Eh, lo so… sono un pasticcione.››
‹‹Oh no! È colpa mia. Scusami.››
Mi guarda fisso negli occhi. Io non ho questo coraggio e li abbasso.
‹‹Volevo chiederti se ieri sera…››
‹‹Sì! Eccolo,›› dico tirando fuori il fermacapelli senza farle finire la frase.
Lei ride, si gira verso la madre. Poi torna a fissarmi negli occhi. Io tremo. 

Se ti manca il coraggio è la vita stessa, a volte, che ripara gli intrecci necessari, come le donne sulle vie di casa riparano le reti per i loro marinai. Chissà, forse la vita è come i film di don Piero dove i protagonisti si affannano tanto, ma quando si arriva alla parola “fine” si ha sempre l’impressione che il loro destino era già segnato. Così Anna è qui davanti a me e io ho il suo fermacapelli tra le mani. Mi dice che è il ricordo di questa vacanza. Si vendono a coppia. Certo non vale niente ma ci tiene.
‹‹Capisco,›› le dico. ‹‹È la prima volta che venite in vacanza qui?››
È la prima volta…
‹‹E quando ripartite?›› azzardo.
‹‹L’ultima domenica di agosto.››
Faccio un sospiro di sollievo. Mancano ancora tre settimane. Poi, però, mi rendo conto che tre settimane, d’estate, passano veloci, così compio un gesto folle. Ho ancora la mano tesa in avanti per consegnarle il fermacapelli e le dico: ‹‹Allora questo te lo ridarò prima che parti.›› Chiudo la mano e tiro il braccio indietro. Lei sorride e dice:
‹‹Va bene.››
Se ne va. La sua camminata, da dietro, è il volo di un gabbiano a pelo d’acqua. Guardo il fermacapelli tra le mani: prima o poi il coraggio bisogna tirarlo fuori, soprattutto quando la vita ha iniziato a tessere il tuo destino mettendoti davanti all’intreccio giusto.