monaciDi Maurizio Calipari
La cura e l’attenzione per l’ambiente, inteso nella sua accezione ampia di spazio vitale per gli esseri viventi, è sicuramente una delle urgenze che caratterizzano il secolo presente. L’attuale stile di vita assunto dal genere umano nel suo insieme, infatti, sta progressivamente e costantemente degradando la “casa” in cui tutti viviamo, erodendo in maniera irreversibile le risorse naturali e alterando l’equilibrio dell’intero ecosistema. Anche Papa Francesco, intervenendo a tal proposito, ha voluto ricordare come “il creato non è una proprietà di cui possiamo spadroneggiare a nostro piacimento, tanto meno una proprietà di pochi. Ma è un dono che Dio ci ha dato affinché ne abbiamo cura e lo utilizziamo a beneficio di tutti, sempre con grande rispetto e gratitudine” (Ud. Gen. 21 mag 2014). Di fronte ad una simile contingenza, ecologia, etica, antropologia e teologia da una parte, politica, scienza, economia e demografia dall’altra, tentano di convergere al crocevia della salvaguardia dell’ambiente per individuare percorsi ed iniziative che possano garantirne la custodia e la promozione, in una prospettiva di reale sostenibilità per le generazioni avvenire. Purtroppo, interessi confliggenti e scontri tra ideologie, mostrando uno sguardo sul futuro del tutto miope, hanno finora prodotto pochi risultati concreti, ancora largamente insufficienti e, di conseguenza, molto preoccupanti. A fronte di questo scenario critico, non mancano comunque iniziative e occasioni di riflessione, studio e dibattito sul tema, per lo più finalizzate alla diffusione di un nuovo approccio etico-culturale della questione.
La comunità monastica. In questa direzione è sorto e prosegue l’impegno e le iniziative della comunità monastica di Siloe, presso Poggi del Sasso (Gr), sotto la guida di fra’ Roberto Lanzi, uno dei fondatori del monastero e responsabile del Centro Culturale San Benedetto. Fin dalla sua nascita (1997), infatti, questa giovane comunità (di regola benedettina) manifesta la propria attenzione per il creato e l’ambiente, all’insegna di un nuovo umanesimo ecologico che intrecci la custodia dell’ambiente con quella delle relazioni interumane e con una forte attenzione per le generazioni future. Tra le tante attività promosse, il Monastero di Siloe di recente ha anche contribuito insieme ad altri cinque centri (la rivista Aggiornamenti sociali, il Centro di etica ambientale di Bergamo, il Centro di etica ambientale di Parma, la Fondazione Lanza di Padova) alla formazione di una Rete per l’etica ambientale, una collaborazione fattiva per richiamare la centralità dei temi legati all’ambiente e alla sostenibilità, ponendosi come interlocutrice credibile per le istituzioni, capace di interagire con il mondo dell’economia, della politica, della cultura e dell’educazione.
Custodi e mediatori. “Cosa sta accadendo nella realtà urbana?” si è chiesto fra’ Roberto Lanzi durante un recente incontro di presentazione della Rete, “L’80% di chi bussa al nostro monastero viene dalle aree metropolitane. C’è un grande bisogno di ricostruire le proprie identità e le relazioni umane. Per custodire il Creato ci vogliono custodi, persone ricostruite, mediatori tra l’uomo e Dio. Tutti devono prendere in mano la parola di Dio nascosta nella realtà e gestirla nel modo corretto, ripristinare il giusto ponte tra l’uomo e Dio”. Dunque, il punto di partenza è la centralità della questione ambientale che, nell’ottica della Rete per l’etica ambientale, non è più un tema tra gli altri, ma è diventato ‘il tema’ che determina tutti gli altri.
Il manifesto della Rete. Presentato pubblicamente lo scorso luglio, il testo è stato redatto come una ‘carta d’intenti’ riassuntiva dei principi base cui s’ispirano le varie iniziative dei centri promotori. Di cosa si tratta? Eccone l’elenco:
– l’essere umano dovrebbe porsi di fronte alle realtà ambientali riscoprendo il forte legame che lo unisce ad esse, e quindi con atteggiamenti di cura e responsabilità, consapevolezza e rispetto;
– la diversità che contraddistingue i viventi in ogni loro espressione (sul piano biologico, culturale, religioso, etico, ecc.) è una ricchezza del pianeta e come tale va tutelata;
– gli ecosistemi, che intrecciano realtà viventi e non viventi, sono realtà dinamiche, complesse e strettamente interrelate; il valore di viventi e non viventi non è quindi riducibile al solo soddisfacimento dei bisogni dell’uomo;
– per garantire il benessere delle presenti e future generazioni, l’agire umano deve essere guidato da principi e valori come: precauzione, prudenza, sobrietà, equità, limite, solidarietà, tolleranza, accoglienza.
Nuova mentalità diffusa. Certo, la problematica della custodia dell’ambiente e dell’ecosostenibilità rimane cosa alquanto complessa e difficile da risolvere, anche per i preposti organismi internazionali, ma non si può che plaudire a simili iniziative, i cui sforzi possono contribuire sostanzialmente, pur nel loro limitato raggio d’azione, al sorgere di una nuova mentalità diffusa, che ci veda tutti responsabili ed artefici in prima persona della custodia del creato.

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *