Di Alessandro Testatonda
Di Alessandro Testatonda

Di Salvatore Cenrunzio

Una persona brillante, coinvolgente, piena di talento, viene comunemente definita “carismatica”. Un termine valido nel linguaggio comune, ma non nella prospettiva cristiana per cui il “carisma” indica qualcosa di più della qualità personale o della dote naturale.

Il carisma cristiano è infatti “una grazia, un dono elargito da Dio Padre, attraverso l’azione dello Spirito Santo”, spiega Papa Francesco ai fedeli raccolti in piazza San Pietro per l’Udienza generale del mercoledì. E proprio a partire da questa differente connotazione snoda la sua catechesi, tutta incentrata sui doni di cui lo Spirito ha ricolmato la Chiesa “rendendola così sempre viva e feconda”.

Tra questi ci sono appunto i carismi, doni così “preziosi per l’edificazione e il cammino della comunità cristiana” che Il Signore non li ha elargiti a tutti, ma solo a qualcuno. Questo non perché costui “sia più bravo degli altri o perché se lo sia meritato”, precisa il Pontefice, ma perché il carisma “è un regalo che Dio gli fa”, affinché “con la stessa gratuità e lo stesso amore lo possa mettere a servizio dell’intera comunità, per il bene di tutti”.

Per esempio, aggiunge il Santo Padre a braccio, “oggi, prima di arrivare in piazza, ho ricevuto tanti bambini disabili nell’aula Paolo VI, tanti erano. Un’associazione che si dedica alla cura di questi bambini: cosa è? Questa associazione, queste persone, questi uomini e queste donne hanno il carisma di curare i bambini disabili. Questo è un carisma”.

Non è facile capire se si possiede un carisma o quale esso sia. È impossibile poi cercare di scoprirlo da soli, perché è solo “all’interno della comunità che sbocciano e fioriscono i doni di cui ci ricolma il Padre”, sottolinea Bergoglio. Ed è sempre in seno alla comunità “che si impara a riconoscerli come un segno del suo amore per tutti i suoi figli”.

Intanto una buona base di partenza per capire se si è destinatari di tale grazia è chiedersi: “C’è qualche carisma che il Signore ha fatto sorgere in me,nella grazia del suo Spirito, e che i miei fratelli, nella comunità cristiana, hanno riconosciuto e incoraggiato?”. Oppure: “Come mi comporto io riguardo a questo dono: lo vivo con generosità, mettendolo a servizio di tutti, oppure lo trascuro e finisco per dimenticarmene? O magari diventa in me motivo di orgoglio, tanto da lamentarmi sempre degli altri e da pretendere che nella comunità si faccia a modo mio?”.

“Sono domande che noi dobbiamo fare – rimarca il Papa a braccio – se c’è un carisma in me, se è riconosciuto questo carisma, dalla Chiesa, e se sono contento con questo carisma o ho un po’ di gelosia dei carismi degli altri e voglio avere quel carisma…”.

Attenzione a quest’ultimo punto: sarà pure un privilegio di pochi il carisma, la Chiesa però ne è piena, in essa – afferma Francesco – c’è “una diversità e una molteplicità di carismi”. E questo spesso è motivo di invidie e gelosie.

La molteplicità di carismi “va visto in senso positivo, come una cosa bella, oppure come un problema?”, domanda infatti Pontefice. Indubbiamente “l’esperienza più bella” è scoprire “di quanti carismi diversi e di quanti doni del suo Spirito il Padre ricolma la Chiesa”. Per questo ciò “non deve essere visto come un motivo di confusione, di disagio”, rimarca Bergoglio. I vari carismi sono infatti “tutti regali che Dio fa alla comunità cristiana, perché possa crescere armoniosa, nella fede e nel suo amore, come un corpo solo, il corpo di Cristo. Lo stesso Spirito che dà questa differenza di carismi, fa l’unità della Chiesa”.

“Guai, allora, se questi doni diventano motivo di invidia o di divisione, di gelosia”, avverte il Santo Padre; di fronte a questa diversità, “il nostro cuore si deve aprire alla gioia e pensare: ‘Che bella cosa! Tanti doni diversi, perché siamo tutti figli di Dio, e tutti amati in modo unico’”.

Non a caso l’apostolo Paolo al capitolo 12 della sua Prima Lettera ai Corinzi ricorda infatti che “tutti i carismi sono importanti agli occhi di Dio e, allo stesso tempo, nessuno è insostituibile”. Questo – spiega Papa Francesco – non vuol dire altro che “nella comunità cristiana abbiamo bisogno l’uno dell’altro, e ogni dono ricevuto si attua pienamente quando viene condiviso con i fratelli, per il bene di tutti”.

In fin dei conti “questa è la Chiesa!”. E “quando la Chiesa, nella varietà dei suoi carismi, si esprime in comunione, non può sbagliare – rimarca Bergoglio – è la bellezza e la forza del sensus fidei di quel senso soprannaturale della fede, che viene donato dallo Spirito Santo affinché, insieme, possiamo tutti entrare nel cuore del Vangelo e imparare a seguire Gesù nella nostra vita”.

Parlando di carismi, poi, non si può non pensare a Santa Teresa di Gesù Bambino. A lei, giovane santa morta a 24 anni, il Papa rivolge un ultimo affettuoso pensiero rammentandone l’amore per la Chiesa e il suo desiderio di essere “missionaria”. Lei, afferma Francesco, “voleva avere tutti i carismi e diceva: ‘Ma, no, io vorrei fare questo e questo e questo…’. È andata in preghiera, ha sentito che il suo carisma era l’amore e ha detto questa bella frase: ‘Nel cuore della Chiesa io sarò l’amore’”.

“Questo carisma lo abbiamo tutti: la capacità di amare”, afferma il Papa. E conclude esortando a chiedere oggi a Santa Teresa “questa capacità di amare tanto la Chiesa, di amarla tanto e accettare tutti quei carismi con questo amore di figli della Chiesa, della nostra Santa madre Chiesa gerarchica”.

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Per leggere il testo integrale della Catechesi del Santo Padre durante l’Udienza generale di oggi cliccare qui

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