Yousef SbaiDi Maria Chiara Biagioni
Anche i musulmani italiani non ci stanno al gioco perverso dell’Isis. Yousef Sbai è Imam di Massa Carrara e vicepresidente dell’Ucoii (Unione delle comunità islamiche d’Italia). “L’Isis – dice subito – è il nemico numero uno dei musulmani. E sa perché? Perché parla in nome dell’Islam. Parla in nome di Dio. Parla in nome di tutti i musulmani. Ma non ha il diritto di strumentalizzare la nostra religione”.

Lei è un imam. Punto di riferimento per una comunità, quella di Carrara, che conta un centinaio di persone. Cosa è l’Isis per lei?

“Per me è una incognita. Quando sono andato su Internet per cercare di capire cosa fosse l’Isis e chi fosse Baghdadi, non ho trovato alcuna una storia. Non ci sono informazioni su questo personaggio, non si sa dove è nato e dove ha fatto la sua formazione. Baghdadi è una sorta di uomo invisibile, uno che è nato dal nulla ed è diventato un personaggio. Certo è che se avesse ricevuto una formazione vera e accademica dell’Islam, non avrebbe mai permesso quello che ha fatto”.

E quello che ha fatto può essere paragonato ad un vero e proprio genocidio di cristiani, yazidi, kurdi. L’Islam è compatibile con i genocidi?

“No, assolutamente. E tra l’altro loro non uccidono soltanto cristiani, yazidi e kurdi. Loro uccidono anche i musulmani. Ci sono musulmani che si sono fatti scudo a Mosul per proteggere i cristiani e sono stati uccisi. Tra loro anche due imam di due moschee molto conosciute di Mosul. Ciò dimostra chiaramente che ce l’hanno con tutte le persone che non la pensano come loro. Siano essi musulmani, cristiani, ebrei”.

Il problema è che i radicalismi fanno presa sui social Network. Cosa sta avvenendo nelle moschee italiane?

“No, queste idee non possono entrare nelle moschee perché le moschee italiane non si basano su Internet. Ma si basano sulla conoscenza che ha l’imam per diffondere il vero Islam, l’Islam del dialogo, della tolleranza. Quello che potrebbe invece spaventare è il reclutamento che avviene via Internet. Noi delle comunità islamiche in Italia, stiamo lavorando molto con i giovani musulmani per dar loro una conoscenza esatta dell’Islam, in modo che questi giovani non vengano deviati. Quello a cui teniamo è che i nostri giovani diventino artigiani di pace, diffondano il dialogo con fiducia e perseveranza ma soprattutto mettano le loro forze con le forze di tanti altri per costruire la pace”.

Risulta però che predicatori radicali abbiano predicato nelle moschee italiane.

“A me non risulta e se c’è qualche esempio isolato non saprei. Le spiego una cosa: la maggior parte della nostra comunità ha tre problemi: casa, lavoro ed educazione dei figli. Questi sono i problemi reali. Tutto il resto e cioè il terrorismo, le situazioni internazionali rappresentano fattori di pressione psicologica”.

In che senso?

“Nel senso che spesso le notizie date in tv confondono l’Islam con il terrorismo e questa confusione crea una pressione sui musulmani che vivono qui. Faccio un esempio: Il musulmano è sul posto di lavoro e il suo compagno italiano gli dice: ma voi che state facendo? Spesso il musulmano non trova le parole per rispondere, magari perché non conosce bene la lingua o non ha strumenti culturali. Noi cerchiamo il venerdì di dare ai musulmani la possibilità di rispondere a queste domande”.

E che cosa dite?
“Che la regola d’oro dell’Islam è contenuta nel versetto del Corano che dice: “o gente, vi ho creato maschio e femmina, vi ho fatto popoli di tribù diverse affinché vi conosciate a vicenda”. Questa è la regola d’oro: quella di conoscere il diverso e aprirsi alle sue diversità. Poi per la violenza abbiamo un versetto molto importante che dice: “chi uccide una persona è come se avesse ucciso tutta l’umanità”. Queste sono le regole dell’Islam, questo è ciò che si legge nel Corano e questo è ciò che dice il Profeta. Per questo noi diciamo che l’Isis è andato fuori dall’Islam, ha deviato dall’essenziale della religione perché si è messo in contraddizione con questi principi fondamentali del comportamento e dell’etica islamica”.

L’Islam è tornato a far paura agli italiani. Cosa si sente di dire?
“Chi ha paura, ha le sue ragioni. Se non fossi musulmano, se non conoscessi l’Islam e mi basassi solo su quello che vedo in tv e leggo sui giornali, anche io mi spaventerei. Per rassicurare gli italiani, direi loro: venite a conoscerci. Soprattutto nel mese di ottobre, il 27 si celebra la giornata ecumenica del dialogo islamo-cristiano, venite a sentire che cosa dicono i musulmani nelle moschee, e soprattutto partecipate numerosi agli incontri di dialogo interreligioso, fate le domande. Non ci si può rassicurare senza conoscere e non si può conoscere senza partecipare al dialogo”.

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1 commento

  • Alessandro83
    23/01/2017 alle 21:45

    Mi piacerebbe che a San benedetto del tronto fosse realizzata la prima moschea della riviera. Economicamente abbiamo i finanziamenti, ma bisogna avere anche i permessi dal comune...

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