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FOTOGALLERY Giornata Unitaria AC: chiamati ad evangelizzare

DIOCESI – Si è tenuta domenica 14 settembre, presso l’Istituto Suore Teresiane di Ripatransone, la Giornata Unitaria di inizio anno associativo dell’Azione Cattolica diocesana. La giornata è iniziata con le Lodi guidate da don Luigino Scarponi, assistente diocesano, che durante la preghiera ha invitato i partecipanti a togliere dal verbo soffrire il peso della iniziale s per trasformarlo in offrire, perché bisogna imparare ad offrire la nostra vita, i timori, le sofferenze al Signore che ci aiuta a portare il giogo e bisogna anche saperlo ringraziare per i doni che ci fa e che spesso, oppressi dai nostri problemi, non vediamo.

In mattinata si è tenuta la lectio divina del brano dell’icona biblica dell’Azione Cattolica
per l’anno pastorale 2014-2015, Marco 6,45-52, da parte di sr Gina, assistente del settore ACG della diocesi di Camerino-San Severino e appartenente alla fraternità Casa di Nazaret.

Sr Gina ha iniziato dall’immagine che accompagnerà il triennio che ci accingiamo ad iniziare, quella del seminatore: Il seminatore uscì a seminare; tre sono i verbi attraverso i quali l’AC ci chiede di approfondire questo tema e cioè rimanere con Gesù, andare per le strade, gioire ed esultare sempre nel Signore. Questo sarà l’anno del verbo rimanere; è un verbo difficile: è una grande sfida rimanere con Gesù come l’AC ci invita a fare, rimanere con Lui che, come il seminatore, esce, viene da noi e ci rincuora, ci fa sentire amati. Ci dobbiamo ricordare che l’AC è nata per evangelizzare e questo significa per noi andare ovunque, andare dove non è arrivata la Parola, dove si è stanchi di ascoltarla perché si è incontrato una Chiesa un po’ “appesantita”, dove c’è la sofferenza, … e parlare alla gente con il linguaggio che Marco ha usato per rivolgersi ai pagani, semplice e adatto per una comunità che doveva ascoltare per la prima volta l’annuncio, un linguaggio che rende la Parola di Dio per quella che è: affascinante. Gesù non seduce, la seduzione è una strategia, Gesù affascina!

E subito costrinse i discepoli“, Gesù costringe i discepoli ad andare a Betsaida per precederlo e portare la buona notizia. Si può costringere per due motivi: o perché vogliamo comandare e gli altri ci obbediscono per paura, anche a livello educativo possiamo costringere i nostri ragazzi, gli adulti, i fedeli in questo modo, ma non è una costrizione evangelica. Oppure, possiamo costringere per amore: Gesù ha sempre costretto con libertà, è una costrizione per amore come quando una mamma “costringe” un bambino a mangiare per il suo bene, e questo significa che come educatori dobbiamo avere lo sguardo che va oltre, per vedere le potenizalità nei nostri ragazzi e stimolarli a tirare fuori quello che già c’è in loro. Chi ha aderito all’AC non lo ha fatto per costrizione, ma per scelta e questa scelta ci spinge ad andare per portare l’annuncio a tutti. Quindi Gesù costringe i discepoli a salire sulla barca, simbolo della Chiesa, della comunità che cammina e che ha Gesù come capo, e a precederlo sull’altra riva “mentre egli avrebbe licenziato la folla“, 5000 persone sfamate con 5 pani e due pesci; in questo modo Gesù li richiama all’essenzialità della loro missione: l’evangelizzazione, non la gratificazione per il miracolo appena avvenuto, perché tutto quello che viene donato, tutte le cose belle che accadono vengono da un’unica sorgente che è Dio e spesso ce ne dimentichiamo, mettiamo avanti noi stessi per poi lamentarci con Dio quando le cose non vanno per il verso giusto.”Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare“. Gesù dopo la moltiplicazione dei pani, sente il bisogno di intimità con Dio per ringraziarlo per aver ascoltato la sua preghiera e donato il cibo per sfamare la folla; durante la preghiera sente che i discepoli sono in difficoltà sulla barca, perché quando la preghiera è vera e intima, ci fa guardare all’orizzonte, quando non è fuga dai problemi ci fa vedere oltre, ci fa entrare nel cuore del fratello. “Andò verso di loro” ma non viene riconosciuto da essi che, vedendolo, pensarono che fosse un fantasma; evidentemente erano così presi dal timore e dalla preoccupazione che non riescono a riconoscerlo, non hanno memoria di tutto quello che Gesù ha già fatto per loro come quando ha calmato la tempesta in mezzo al mare o come quando ha compiuto il miracolo della moltiplicazione dei pani poco prima, ma Gesù dice loro “Coraggio, sono io, non temete!“, il coraggio è di chi sa che c’è qualcosa di più importante della paura e per i cristiani quel qualcosa di più importante è Gesù, sempre vicino nei momenti felici e nei momenti bui. “Salì con loro sulla barca e il vento cessò, e questo ci deve ricordare che Gesù è il capo e la nostra barca senza il capo è in balìa delle onde; dobbiamo lasciare che Gesù entri nel nostro cuore, nelle nostre case, nella nostre parrocchie, in quello che facciamo e ci guidi; se perdiamo la centralità di questo capo, il nostro cuore si atrofizza; quando Gesù è al centro del nostro cuore il vento non cessa di soffiare, ma non ci sposta più.

Al termine della lectio divina, i presenti sono stati invitati a rappresentare attraverso un disegno il proprio atteggiamento nella vita, il proprio ruolo sulla barca con il vento contro e la presenza di Dio, un momento di introspezione che è poi sfociato in un momento di condivisione. Durante il pomeriggio i settori si sono incontrati separatamente per un momento di riflessione e condivisione organizzato dai responsabili di settore.