È iniziata oggi e proseguirà fino al 17 settembre, la Riunione di alto livello della Caritas Internationalis sulla crisi in Medio Oriente, in particolare Siria, Gaza e Iraq. L’incontro, che si svolge presso la sede a Palazzo San Calisto, vede la partecipazione di tutti i presidenti e i direttori delle Caritas con sede nella regione e i loro partner internazionali, riuniti per mettere a punto una strategia comune.

Tra questi, si segnala la presenza di mons. Antoine Audo di Caritas Siria; p. Paul Karam di Caritas Libano; Wael Suleiman di Caritas Giordania; Nabil Nissan di Caritas Iraq e p. Raed Abusahlia di Caritas Gerusalemme. Il relatore sarà l’on. Damien Kattar, ex-Ministro delle Finanze in Libano.

“La crisi siriana ha lasciato oltre 13 milioni di persone bisognose di aiuto, all’interno e all’esterno del Paese”, informa una nota della Caritas Internationalis. Poi a Gaza, “gravemente danneggiata, vige un cessate-il-fuoco ma nessun piano a lungo termine è stato previsto per porre fine al ciclo della violenza”. E c’è l’Iraq, dove la ripresa del conflitto el’avanzata degli estremisti dello Stato Islamico (IS) “hanno costretto oltre un milione di persone a lasciare la propria casa”. Addirittura – ha sottolineato nel suo intervento il presidente della Caritas Internationalis, il cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga – ogni minuto, quattro bambini devono lasciare forzatamente le loro case.

L’emergenza non riguarda solo i territori conivolti nelle violenze, ma anche le zone limitrofe, a causa soprattutto del flusso inarrestabile di sfollati che cercano rifugio in altri paesi. Il Libano ad esempio, che accoglie oltre un milione di rifugiati siriani, oppure la Giordania che ne ospita più di 600 mila e la Turchia 800 mila.

Di fronte a tutto questo, negli ultimi tre anni, la Caritas – evidenzia la nota – ha risposto alle necessità di 965.000 persone colpite dalla crisi in Siria, a Gaza e in Iraq fornendo alloggi, assistenza sanitaria, cibo, articoli di prima necessità, istruzione, protezione a donne e bambini, assistenza psicologica per traumi causati dal conflitto e attività che promuovono la costruzione della pace.

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