GMG volontariDi Benedetto Riga

Nel bel mezzo della discussione sulla riforma del Terzo Settore, è esplosa nei giorni scorsi la questione della tassazione sul no profit, grazie ad un articolo di Giangiacomo Schiavi, vice direttore del “Corriere della Sera”, intitolato “Una doccia gelata l’Iva dovuta sugli aiuti”, pubblicato sul “Corriere Sociale”, in cui veniva denunciata la vicenda della raccolta fondi pro Cavezzo, paese del Modenese devastato dal terremoto del 2012, per la ricostruzione di un polo scolastico. Grazie a una sottoscrizione lanciata dal “Corriere della Sera” e da La7, per Cavezzo sono stati raccolti 3 milioni di euro, sui quali – stando alle norme attuali – si sono dovuti pagare 300mila euro (corrispondenti al 10% del balzello dell’Iva) allo Stato, così come avviene per tutte le opere di solidarietà sociale e di pubblica utilità che vengono realizzate dal mondo del volontariato.

Le proteste. L’intero mondo del Terzo Settore e del Volontariato ha condiviso la denuncia del “Corriere”, a cominciare da Edoardo Patriarca, membro della commissione Affari sociali della Camera e presidente del Centro nazionale per il volontariato, che ha dichiarato: “Non si può tassare la solidarietà. La riforma del Terzo Settore, annunciata alla Camera, prevede la razionalizzazione e la semplificazione del regime di deducibilità e detraibilità delle erogazioni liberali per il non profit. Per me ‘razionalizzare’ significa abbattere l’Iva e raggiungere la detrazione totale delle donazioni, senza prevedere alcun tetto massimo. Lo Stato dovrebbe ringraziare anziché tassare e se i cittadini italiani sono ottimi donatori, il compito dello Stato non può prescindere dall’incentivare una simile buona pratica”. Hanno fatto eco le parole, tra gli altri, diVincenzo Pregliasco, presidente dell’Anpas nazionale, per il quale occorrono “regole chiare che semplifichino la deducibilità”; Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente (“Troppo a lungo il sociale è stato percepito come un mondo dedito all’evasione fiscale. Ci vuole maggiore fiducia”); Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace (“L’Iva pagata da un settore che non può emettere fatture e dunque non compensa l’imposta è di per sé ingiusta”); Mario Lusetti, presidente di Legacoop (“Subito dopo il terremoto in Emilia abbiamo messo a disposizione svariati milioni di euro. Anche noi abbiamo subito l’odiosa gabella e soprattutto l’hanno subita i cittadini. Questa gente ha già pagato. Ben venga l’iniziativa del Corriere per chiedere al governo di togliere l’Iva sulla solidarietà, meglio se retroattiva”); Claudio Tesauro, presidente di Save the Children (“Sono necessari sgravi veri come in altri paesi ed è quindi indispensabile che venga istituita un’authority con un mandato adeguato per istituire regole chiare e monitorarne l’attuazione”); Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione Con il Sud (“Dal nostro punto di vista vediamo ridotta la capacità di sostegno finanziario in molte iniziative”).

La posizione del Governo. Insomma, una protesta che è dilagata in tutta Italia – diventata anche un hashtag #NoProfitNoIva – raccolta da Luigi Bobba, sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, che ha dichiarato: “Con la riforma del Terzo settore metteremo mano alle norme fiscali. Il caso dell’Iva sollevato dal Corriere è evidente”. Così come in altri casi, è necessario che gli annunci diventino presto realtà, tenendo presente che l’intero mondo del no profit – come ha reso noto l’Istituto italiano della donazione, in occasione della convocazione della giornata del dono che si terrà il prossimo 4 ottobre – è schierato per la necessità di provvedimenti urgenti sulla totale detrazione.

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