Scuola cappella

i Mons. Vincenzo Bertolone

«Il maestro che cammina all’ombra del tempio
non elargisce la sua sapienza,
ma piuttosto la sua fede e il suo amore,
non vi invita ad entrare
nella dimora del suo sapere,
ma vi guida alla soglia della vostra conoscenza».

Riaprono le scuole. E chissà quanti insegnanti, e con essi i loro alunni, hanno impressi nel cuore i sentimenti racchiusi nei versi di Khalil Gibran. Parole che contrastano con una realtà in cui sembra essersi avverata la riflessione di Seneca: «Non vitae, sed scholae discimus», non per la vita, ma per la scuola s’impara oggi. Aggiungo: purtroppo!

Sovente l’insegnamento scolastico (e la stessa formazione religiosa) pecca di astrattezza, di teoricità, di indeterminatezza. A ragione, spesso ci si lamenta d’una scuola che non prepara i ragazzi al futuro, per una lunga serie di ragioni a tutti nota, non ultima il contenimento dei costi. Lo studio – e con esso l’insegnamento – con l’esigenza del risparmio di bilancio e con il mero nozionismo poco hanno (o devono avere) a che vedere. Essi fioriscono dalla passione. E solo quando così è, davanti agli occhi di chi apprende e di chi insegna si aprono orizzonti, ci si scuote di dosso l’ignoranza, si fa vivere lo spirito nel godimento della bellezza, mentre la fantasia si esalta nella ricerca e nella scoperta della verità.

Bisogna, allora, uscire dal guscio protettivo dei formalismi e dei numeri e confrontarsi col mondo, con i suoi valori e, perché no, con i suoi disvalori. Lo scorso maggio, incontrando a Roma studenti e maestri provenienti da ogni parte d’Italia, Papa Francesco ha indicato la via della speranza: la scuola, ha ricordato il Santo Padre, «è sinonimo di apertura alla realtà. Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni. Essa non è un parcheggio: è un luogo di incontro nel cammino. È la prima società che integra la famiglia». La scuola, quella vera, educa al vero, al bene e al bello. E l’educazione, ha sottolineato il Pontefice, «non può essere neutra. O è positiva o è negativa; o arricchisce o impoverisce; o fa crescere la persona o la deprime, persino può corromperla».

Non ci sono alibi per la scuola che ricomincia e per i suoi protagonisti, tra i banchi o dietro una cattedra: c’è bisogno di tornare a studiare per amare, dare senso alla vita ed aprirsi alla sua pienezza, per arricchire le proprie competenze, ma soprattutto per interiorizzare virtù, abitudini e valori. Essa è il mondo, quello dell’oggi, ma soprattutto quello del domani. Ci racconta che cosa siamo e che cosa saremo o vorremmo – e molte volte, dovremmo – essere.

«Per favore, non lasciamoci rubare l’amore per la scuola», si congedava quel giorno di primavera Papa Bergoglio. Il suo appello non cada nel vuoto: sia luce del cammino del nuovo inizio.

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *