ragazzaC’è sguardo e sguardo. Chi di noi donne non è al corrente? Se andiamo a ritroso con la memoria, ricordiamo bene quell’aria trasognata degli adolescenti alle prese con quelle farfalle nello stomaco che sono l’effetto collaterale più immediato del primo amore. Oppure quel gioco complice di sguardi maliziosi e al tempo stesso innocenti che fanno parte – a tutte le età – del rito del corteggiamento, oggi a rischio di estinzione perché sostituito dai più anonimi dispositivi digitali. Fino a salire di intensità, magari con l’età matura, quando ad una coppia ormai “navigata” basta uno sguardo di intesa per capire anche senza parole lo “stato di salute” del partner.
C’è sguardo e sguardo. Deve averlo pensato Colette Ghunim, la ragazza che ha deciso di filmare gli sguardi dei passanti sul ponte Kasr El Nil, una delle strade più trafficate della città, nell’ora più affollata dello “struscio” pomeridiano. Tutto qui, niente di straordinario. Se non fosse che siamo in Egitto, al Cairo. Dove un gesto come questo, di una giovane donna che non porta il velo, ma sorride in primo piano con un “enjoy” a chi clicca sul video – record di visualizzazioni odierno – può tradursi in una vera e propria forma di denuncia.  
“Anche se nel video ci sono solo sguardi da parte dei passanti – si legge nella descrizione – si capisce quanto sia difficile per una ragazza passeggiare al Cairo”. “Che tu sia egiziana o straniera, i commenti e questi sguardi sono la norma ogni volta che si fa un passo fuori dalla porta e non importa quello che indossi”. 
Cosa voleva dimostrare Colette? Semplicemente, documentare l’invadenza dello sguardo degli uomini. Non di tutti gli sguardi maschili, certo, ma di quelli più pesanti, che mettono a disagio. Tutte noi li sappiamo distinguere molto bene: avvertiamo subito la pesantezza di occhi maschili che sembrano volerti spogliare da cima a fondo, in maniera brutale, facendoti sentire violata nella tua intimità. A volte, nei casi più tragici, il passo alla violenza fisica è davvero breve. Ma un modo obliquo, animale di guardare una donna, ridotta solo a “corpo”, come oggetto, è già violenza, perlomeno psicologica.
C’è sguardo e sguardo. Al Cairo, ma anche in qualunque altra città del più “progredito” emisfero occidentale. Non è questione di civiltà, o religione, superiore o più evoluta rispetto ad altre. Sostenere questi sguardi, se si è consapevoli della propria dignità di donne, davvero non si può. Velo o non velo. Colette ha cominciato a capirlo. La canzone utilizzata nel video per coprire il sonoro dei commenti dei passanti è un brano in arabo che in italiano è traducibile: “Flirtare sì, molestie no”.

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