Di Gianni Borsa

Testimoniare i valori del Regno di Dio nel “mosaico multicolore” che è l’Europa contemporanea. Con questo grande obiettivo e impegno le Chiese del “vecchio continente” promuovono la seconda edizione delle Giornate sociali europee, che si svolgeranno a Madrid dal 18 al 21 settembre. L’organizzazione dell’iniziativa è stata affidata al Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa) e alla Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea), con il sostegno della diocesi madrilena e della Conferenza episcopale spagnola. 
Un grande evento per riflettere sul tema generale “La fede cristiana e il futuro dell’Europa”, che opportunamente si colloca in un momento di prolungata e oggettiva difficoltà. La pesante crisi economica e occupazionale che incombe da ormai sei anni ha messo in luce tutta una serie di contraddizioni della società europea, chiamando in causa la cultura, i costumi diffusi, i valori morali, le relazioni interpersonali, le sfide demografiche (dall’invecchiamento della popolazione ai flussi migratori). Così la Chiesa cattolica, “esperta in umanità” – che certamente non è rimasta con le mani in mano prodigandosi come possibile per sostenere i popoli europei -, intende approfondire la riflessione sulla crisi in atto, animata dal fervore evangelico, dall’amore per l’uomo preso nella sua integralità, e da uno spirito di fiducia che non viene mai meno perché fondato sulla stessa speranza cristiana.
Ecco allora la sfida: comprendere sempre più a fondo la realtà, per poi cercare e proporre strade nuove, progetti di “ricostruzione” che tendano al bene comune concretamente possibile. Per umanizzare la vita guidati dalla Parola e dall’insegnamento sociale della Chiesa. 
Non a caso i lavori di Madrid (che hanno già raccolto un numero insperato di adesioni) prevedono momenti in plenaria, con relazioni di alto livello, e numerosi workshop, per calare le analisi e i principi nella ferialità dell’esistenza umana. E se le relazioni toccheranno aspetti quali la centralità della persona, le trasformazioni sociali, i vecchi e nuovi modelli economici, il valore insostituibile della famiglia, una sottolineatura particolare meritano proprio i lavori di gruppo. Saranno infatti dedicati a migrazioni, giovani e futuro, solidarietà tra le generazioni, libertà di educazione, tendenze demografiche, vita umana e nuove tecnologie. Insomma, la vita di ogni giorno in un qualunque angolo d’Europa. 
Non a caso monsignor Duarte da Cunha e padre Patrick Daly, rispettivamente segretario generale di Ccee e Comece, nel presentare le Giornate si sono augurati che “i risultati del nostro studio e della nostra riflessione” a Madrid “ci aiutino come cristiani ad avere una maggiore consapevolezza dei valori sui quali si costruisce una società giusta e sana, e ad impegnarci nell’elaborare una visione cristiana di un mondo migliore”. Dal canto suo monsignor Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste e presidente della commissione “Caritas in Veritate” del Ccee, ha specificato: “Durante queste Giornate vorremmo risvegliare la responsabilità che ognuno di noi ha nei riguardi dell’azione sociale e caritativa della Chiesa cattolica in Europa, in risposta al richiamo di Papa Francesco che chiede alla Chiesa di uscire per evangelizzare. E tra i luoghi da evangelizzare egli indica anche l’economia, la politica, la cultura, la vita sociale”.
Dunque non solo una Chiesa che prega, che condivide, che tende la mano, e che pensa. Ma una comunità di credenti che si assumono – come insegna il Concilio Vaticano II – le loro responsabilità nel mondo e nella storia, secondo la linea indicata dalla “Gaudium et spes”: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”.
Per questo le Giornate sociali di Madrid si presentano come un’occasione promettente perché la fede cristiana, antica e sempre nuova, aiuti ancora una volta l’umanità a guardare avanti con solida speranza.

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