C’è un luogo incredibile dove passare un’intera domenica di pioggia senza annoiarsi. È un posto dove si entra gratis, tutti i giorni, tutto l’anno. È un posto dove s’incontrano famiglie, bambini (tantissimi bambini), gruppetti di anziani, neogenitori a braccetto, ragazzi e ragazze. È un posto dove si può prendere qualcosa da bere camminando oppure ci si siede a consumare un caffè e una fetta di torta, senza fretta. È un posto dove le persone passeggiano tranquille, dove i bambini incollano il naso alle vetrine espositive e strillano di gioia quando toccano qualcosa che non pensavano di poter toccare. L’ho già detto che si entra gratis? È un posto dove i pensionati si soffermano davanti a cose che forse hanno già visto mille volte eppure continuano a commentarle, perché c’è sempre qualcosa di nuovo da dire in merito. È un posto dove i ragazzi più grandi sciamano silenziosi, ma senza disinteresse, andando dritti e sicuri esattamente nell’ala dell’edificio in cui si erano prefissi di andare, perché è là che c’è quello che piace loro. È un posto dove le mamme si accomodano a chiacchierare con le amiche di quelle cose di cui chiacchierano tutte le mamme, mentre i loro figli, armati di succo di frutta e patatine e colori, si esercitano a scoprire come è fatto il mondo. È un posto dove si gioca e ci si diverte e, allo stesso tempo, si riescono a imparare un sacco di cose. Gratuitamente (lo so, l’ho già detto, ma mi pare importante). È un posto dove le ore passano senza accorgersene e quando la voce annuncia l’imminente ora chiusura, e bisogna affrettarsi, non pare vero si sia passato tutto questo tempo lì dentro. È un posto altamente democratico, dove gli operai si mescolano ai professionisti e incrociandosi nella curva delle scale tra un piano e l’altro viene naturale sorridere e salutarsi e scambiare una battuta.
Dopo tutti questi indizi si può rivelare cos’è o avete indovinato? No, non è un centro commerciale. È un museo. Bello, come sanno esserlo solo i musei, perché ricco di storia, di arte, di natura, di scienza. Vivo, perché reso vitale dalle migliaia di persone che, più spesso nei weekend ma numerosi anche lungo settimana, passeggiano per le sale ampie e luminose. Brioso, perché risuona delle risate davvero argentine dei bambini, che s’incantano di fronte allo scheletro enorme del Triceratopo e s’illuminano di sorpresa toccando la pelle irsuta dell’orso. Vissuto, perché frequentato con gioia pacata dai molti anziani che vorrebbero spiegarti persino un pezzo di preistoria, quasi la sentissero parte della propria esistenza. Stimolante, perché c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare, da conoscere, da capire, come la bellezza della tavola periodica degli elementi dopo anni di liceo in cui sembrava un’astrusa e demoniaca tabella. Tutto questo è aperto a tutti, liberamente. Nell’ingresso e nelle sale sono stati collocati dei contenitori trasparenti, a salvadanaio, con l’invito a sostenere il museo con un’indicazione minima veramente risibile e poi lasciato all’intelligenza e alla sensibilità di chi usufruisce della struttura e di ciò che vi è all’interno. Ebbene, sorprendetevi come davanti alla vetrina delle pietre preziose: non sono per nulla vuoti.
Ricapitolando: è gratis, è pieno di gente, è una manna per i bambini e le famiglie, gli anziani passano pomeriggi che sembra la bocciofila, tutti possono fare esperienza di qualcosa, il ciondolamento riesce a non essere a vuoto. Cosa c’è di strano? Beh, certo, ammettiamo che non è proprio dietro l’angolo, ma in fondo i voli low cost per il Regno Unito servono anche a questo…

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