Papa Benedetto XVI

Da Zenit di Salvatore Cernunzio

Nonostante la sua vita sia incentrata sulla preghiera e sul riposo, Benedetto XVI non smette di osservare il mondo e di tirare un sospiro di sollievo nel vedere che alcuni semi gettati durante il suo breve pontificato hanno portato frutto. Uno di questi è l’associazione Meter, fondata dal sacerdote don Fortunato Di Noto che, raccogliendo la sfida del Pontefice emerito di combattere senza tregua la piaga degli abusi su minori del clero, da circa 20 anni pone in essere una coraggiosa e instancabile battaglia contro questa ferita ancora purtroppo aperta nella Chiesa e nella società.

Presa carta e penna, Papa Benedetto ha quindi firmato di suo pugno una intensa lettera intrisa di gratitudine per il dono ricevuto e l’impegno di Meter nella difesa dei piccoli innocenti. La missiva è stata recapitata a don Di Noto dalla Segreteria di Stato, in occasione dell’ultima pubblicazione del sacerdote, edita da Passione Educativa ,che raccoglie il pensiero sulla pedofilia dei due Papi, insieme ai contributi di otto Cardinali e 70 Vescovi.

Sui contenuti della lettera di Ratzinger, sulla sua rivoluzionaria lotta agli abusi proseguita ora da Papa Francesco, sulle attività di Meter e molto altro, ZENIT ne ha parlato con don Fortunato Di Noto, il quale non ha mancato di rilasciare un commento sul recente caso del Museo Maxxi di Roma in cui un’opera chiaramente pedopornografica è stata esposta al pubblico in virtù di quella “libertà d’espressione” con la quale ormai si giustifica ogni degenerazione valoriale della società odierna. Di seguito l’intervista.

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Don Fortunato, cosa ha significato per lei ricevere questa lettera dal Papa emerito? Un gesto del tutto spontaneo e gratuito da parte di un Pontefice la cui lotta agli abusi è stato il motore per tutta l’attività di Meter negli ultimi 20 anni….

Non è la prima volta che Benedetto XVI mostra la sua vicinanza all’opera di Meter. Egli non ha mai fatto mancare il suo appoggio, da sempre sia con i messaggi speciali, che con lettere e telegrammi proveniente dalla Segreteria di Stato. Dimostrazione visibile e concreta di apprezzamento per l’impegno contro la pedofilia che da decenni svolgiamo a tutela dei bambini nella Chiesa e nella società.

Cosa le ha scritto Benedetto XVI nella missiva? Ci sono dei passaggi che la hanno colpita particolarmente?
Ha ringraziato per l’opera, ha gradito molto l’invio del libro, ha espresso vivo compiacimento per il lavoro svolto dall’associazione e ha auspicato di poter ottenere gli esiti sperati. Non è mancata la sua benedizione.

Che cosa ha apprezzato maggiormente dell’opera di risanamento di Ratzinger, da Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede prima, da Papa poi, della piaga degli abusi su minori nella Chiesa?
Benedetto XVI non si è mai tirato indietro ed ha affrontato uno dei più gravi e grandi scandali della e nella Chiesa. Scandali provocati da alcuni suoi membri sacerdoti, religiosi e vescovi. Una grande vergogna. Tuttavia dalla vergogna che ci ha fatto arrossire è iniziato il cambiamento. Dal grido doloroso delle vittime e dall’ascolto è tenuamente iniziato l’opera di risanamento e guarigione. Grazie a Papa Benedetto si è aperta una porta verso questi casi altrimenti nascosti, coperti, a causa anche di persone che non si sono assunte le proprie responsabilità. Con Ratzinger si è corso ai ripari, ma la ferita è grande, non bastano i punti di sutura e parlo a nome di numerose vittime che vedo ogni giorno. Diciamo che abbiamo solo iniziato e che ancora c’è molta strada da percorrere.

Se Benedetto XVI non avesse lottato così strenuamente che risultati avremmo oggi?
Non avremmo mai capito che la Chiesa – comunità dei redenti in Cristo – era preda di uno dei più gravi mali portati dall’ingannatore per eccellenza all’interno della Casa del Signore. Un coraggio, quello di Benedetto, poco compreso, ma che ha generato da una parte dolore, ma, con l’aiuto di Dio, una rivoluzione. Nella sua opera il Papa emerito è spesso stato solo, incompreso. Se si legge il libro-intervista “Luce del mondo”, scritto con il giornalista amico Peter Seewald, si comprende il suo sconvolgimento, lo sconforto, la vergogna. Tuttavia è proprio questa sofferenza consapevole che spinge ad attivare opere affinché non si ripeta la violenza e il dolore. Benedetto spesso molte volte è entrato dentro il dolore guardando dentro con uno sguardo d’amore l’altro, il fratello che ha subito la negazione dell’amore. Questa è la rivoluzione che da sempre avviene nella Chiesa.

Passando al libro edito da Passione Educativa: nel volume lei raccoglie il pensiero sulla pedofilia degli ultimi due Papi. Più volte si è detto che Papa Francesco abbia abbracciato in pieno e proseguito l’opera del suo predecessore contro gli abusi. Da “esperto” sul campo può confermarlo?
Confermo e ho molta fiducia nella Commissione creata ad hoc per affrontare questo delicato dramma. Non solo nella Chiesa. Posso dire poco di come si sta muovendo all’interno la Commissione, dato che non ho voce in tal senso. Auspico però azioni concrete, accompagnamenti e azioni di guarigione efficaci, politiche e impegno pastorale nell’ordinario del cammino delle comunità cristiane. Proposte che Meter da 20 anni indica e suggerisce

Quale, secondo lei, il gesto più significativo di Bergoglio in questo ambito?
La verità sul dramma. Le forti denunce ai “capi delle chiese” e ai vescovi a non abbassare il livello di attenzione. Come pure l’aver più volte ribadito che non può fare il prete chi si macchia di tali gravi reati e peccati, che la pedofilia e gli abusi sui minori sono un sacrilegio paragonabile alla celebrazione di messe nere. Poi anche la collaborazione con la giustizia umana, la determinazione, la chiarezza, l’azione di misericordia legata alla giustizia.

Alcuni però affermano che, rispetto a Papa Benedetto, Bergoglio sia “più leggero” nella lotta agli abusi e compia azioni “di facciata” riguardo a questo crimine. Come l’incontro con le vittime del 7 luglio scorso a Santa Marta… Lei cosa pensa di questo?
Prima e dopo Francesco, la Chiesa ha già ridotto alla stato laicale più di 800 sacerdoti e ha comminato a circa 3.200 sacerdoti pene in base alla gravità del reato commesso. Direi che il problema non è assolutamente l’azione del Papa, ma piuttosto come i Vescovi si pongono in merito a questo problema. La strada è lunga. In tal senso non c’è bisogno di azioni di facciata, ma di azioni di efficacia.

C’è qualcosa su cui vorrebbe che la Chiesa prestasse maggiore attenzione?
La Chiesa non deve mai sottovalutare il problema della pedofilia e degli abusi sui minori da parte di adulti. Il compito è arduo e al prossimo Sinodo della Famiglia di ottobre mi auguro possa esserci più attenzione a questo triste fenomeno che già vedo essere posto in luce dall’Instrumentum laboris. Siamo chiamati a svolgere una alleanza e un’azione comune. Mi auguro che ci sia sempre una sinergia nell’azione pastorale, educativa e di denuncia.

Come si pone Meter in quest’ambito?
Meter continua la sua azione a tutela dei bambini, contro la pedofilia. L’associazione è fortemente impegnata a promuovere e informare sul fenomeno e su come affrontarlo, educando all’uso consapevole e corretto delle nuove tecnologie, denunciando affinchè ogni bambino possa essere aiutato ad uscire da questa schiavitù.

I problemi economici hanno intaccato o intaccano ancora il lavoro dell’associazione?
I problemi economici ci sono sempre e questo diventa drammatico. Ma non posso non ringraziare tanti amici, anche la CEI che anche quest’anno ha ritenuto con benevolenza a contribuire affinchè quest’opera continui a salvare i bambini. Ma abbiamo bisogno di tutti. Basta poco per salvare la vita di molti schiavi della pedofilia e degli abusi.

Mentre i Papi, la Chiesa, Meter combattono contro la pedofilia, questo crimine continua ad inquinare la società odierna e anche l’arte. Pensiamo al recente caso del Maxxi con l’opera dei fratelli Chapman…

La scultura rappresenta ciò che accade davvero ai bambini. Ma la realtà è ben più drammatica e inquietante. Non basta condannare una scultura, rendondo la lotta alla pedofilia come un salotto di discussione, spesso sterile. E’ utile la condanna, ma questa indignazione si deve tramutare in indignazione nei confronti del fenomeno se ciò avvenisse, la società civile si risolleverebbe. A quanta gente è capitato di osservare un video o una foto di bambini su siti pedopornografici? E quanta di questa gente, dopo aver osservato quelle immagini, ha denunciato l’accaduto alle autorità competenti? Proprio in questi giorni abbiamo denunciato alla Polizia Postale migliaia di video e foto conbambini finanche neonati che subivano cose indescrivibili. Ecco, la maggiore sensibilizzazione verso la pedopornografia si concretizzi in atti di denuncia da parte di ogni persona.

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