giapponesiAnche i cattolici giapponesi si oppongono alla revisione dell’art. 9 della Costituzione, che elimina di fatto il pacifismo e consente di tornare a dotarsi di un esercito di aggressione.

La posizione della Chiesa Cattolica. “La posizione della comunità cristiana è compatta: a favore della difesa dell’art. 9 e della pace che rappresenta”. È quanto afferma padre Marco Villa, missionario del Pime in Giappone, ad Asia News, in merito alla revisione compiuta dal Governo dell’art. 9 della Costituzione, che di fatto consente al Paese di dotarsi di un esercito di aggressione. All’inizio del mese di luglio, su questa questione si è espressa anche la Commissione permanente della Conferenza episcopale giapponese, che ha inviato una lettera aperta al premier Abe per “protestare contro la decisione presa dal governo. È del tutto inaccettabile che il suo esecutivo abbia promesso di cooperare militarmente con la comunità internazionale basandosi su una revisione che non poteva prendere senza interpellare il popolo”. La Chiesa cattolica, hanno scritto scrivono ancora i vescovi, “è convinta che sia falso pensare che la sicurezza nazionale possa essere garantita dall’uso della forza e dal rafforzamento militare. La pace può essere costruita soltanto sul rispetto della dignità di tutti gli esseri viventi. La pace può nascere solo con una riflessione sincera sulla storia e con le scuse, e il perdono, per ciò che è stato fatto in passato. Non dobbiamo abbandonare la speranza che la guerra e i conflitti armati possano essere evitati grazie al dialogo e ai negoziati”.
Le strategie giapponesi. L’intervento di revisione costituzionale s’inserisce nel contesto delle nuove politiche giapponesi in materia di riarmo, di sicurezza nazionale e di competizione nel grande scenario asiatico, che sono coincise con la presa del potere da parte dei liberal-democratici (Lpd), guidati da Shinzo Abe, alle presidenziali del 2012. Da un lato, si sono consolidati i rapporti con gli Stati Uniti, dall’altro è mutata la politica di distensione che a lungo aveva caratterizzato il rapporto con la Cina. È stato proprio Abe a volere la Security Diamond, una strategia che coinvolge il suo paese, l’India, l’Australia e le Hawaii, che ha l’obiettivo di preservare la sicurezza delle rotte marittime nel Pacifico. Di fatto, queste politiche hanno incrinato la tradizionale posizione pacifista e antimilitarista del Giappone.
Il dibattito all’interno della società civile. Come ha sottolineato padre Villa, “non si può ignorare che nell’Asia orientale le tensioni di tipo militare sono molto evidenti e sembrano peggiorare. Da una parte c’è la posizione offensiva e invadente della Cina, dall’altra la questione dell’imprevedibilità delle mosse del governo della Corea del Nord. La situazione è pesante, e la decisione del governo di modificare l’interpretazione dell’art. 9 è un poco figlia anche di questa situazione”. A parere di padre Villa, la revisione dell’art. 9 della Costituzione ha creato un grande dibattito all’interno della società civile. “La Costituzione – ha affermato – è figlia della disfatta nipponica durante la II Guerra mondiale, un confitto concluso quasi 70 anni fa: i sopravvissuti sono molto pochi e diminuiscono di anno in anno. Quindi la coscienza e la memoria comune riguardo quei fatti si stanno assottigliando, modificando anche la percezione dell’attualità”.

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