Di Umberto Siro
Nella sezione K3 del campo numero 5 di Yen Dinh, nella provincia di Thanh Hóa, in Vietnam, è rinchiuso, dal mese di luglio del 2011, l’intellettuale e attivista cattolico Francis Dang Xuan Dieu, per scontare una condanna a 13 anni, più altri cinque di sorveglianza; assieme ad altri cristiani, è stato processato dal tribunale provinciale di Nghe An per aver cercato di “rovesciare il governo del popolo” e di aver “violato l’art. 79 del Codice penale”. Come riferisce Asia News, i suoi familiari si sono rivolti ai padri Redentoristi di Ho Chi Minh City, per chiedere aiuto e sostegno nella battaglia volta a ottenerne la liberazione. Francis Dang Xuan Dieu, che appartiene alla diocesi di Vinh – ha condotto battaglie di forte valenza sociale. In particolare: ha guidato le proteste dei nazionalisti vietnamiti, contro la politica “imperialista” di Pechino nel mar Cinese meridionale; si è battuto per la scolarizzazione dei bambini, in particolare quelli poveri e contro lo sfruttamento intensivo delle miniere di bauxite negli Altipiani centrali del Paese; ha promosso campagne di sensibilizzazione per la liberazione del prigioniero politico Cù Huy Hà Vu, del professor Phạm Minh Hoàng e di altri detenuti imprigionati per reati di opinione nelle carceri vietnamite.
“Ho solo aiutato i poveri”. Davanti ai suoi giudici, l’attivista cattolico rivendicò la sua innocenza: “Non sono colpevole, perché ho solo voluto manifestare il mio patriottismo”. Aggiunse di aver partecipato ad “attività sociali” in aiuto dei poveri, in special modo i bambini, e di aver aderito a manifestazioni contro “l’espansionismo cinese”. “Sono un cattolico vietnamita – concluse – e ho sempre pregato per la pace e la giustizia in Vietnam”.
Il sostegno dei Padri Redentoristi di Saigon. Ora, Francis Dang Xuan Dieu è in sciopero della fame e i suoi familiari – ai quali è stata negata, l’11 giugno scorso, la visita al loro congiunto – si sono rivolti ai Redentoristi di Saigon, incontrando il superiore provinciale p. Vincent Pham Trung Thành e altri sacerdoti della comunità, che hanno espresso ammirazione e solidarietà ai familiari per il coraggio mostrato dal loro congiunto. Il superiore provinciale ha detto di sentirsi “colpito” dalla storia e dal “dolore autentico” dei familiari, dei quale ne “condivide” le “sofferenze”. Egli ha aggiunto che “ogni mese preghiamo per i prigionieri di coscienza, per la pace e la giustizia in Vietnam”. E ha concluso, rivolgendosi ai parenti: “Voi state combattendo per la verità, per la giustizia, e per la democrazia nel nostro Paese”.
L’azione criminale contro il dissenso. Da molto tempo è in atto in Vietnam una campagna feroce condotta dal governo contro tutti coloro che dissentono, in particolare gli attivisti cattolici, com’è successo lo scorso anno nella diocesi di Vinh, dove media e governo hanno promosso una campagna diffamatoria e attacchi mirati contro vescovo e fedeli. La repressione colpisce anche singoli individui, colpevoli di rivendicare il diritto alla libertà religiosa e al rispetto dei diritti civili dei cittadini. Solo nel 2013, Hanoi ha arrestato decine di attivisti per crimini “contro lo Stato”.

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