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Di Mario Vagnoni

GROTTAMMARE – Martedì 24 giugno Padre Maurizio Botta dell’Oratorio di Santa Maria di Vallicella di Roma ha tenuto un’interessante conferenza dal tema “ San Filippo Neri, santo allegro e libero nella Chiesa”.

E’ stata una riflessione utile animata dalla simpatia, ma anche dalla grande spiritualità mostrata da questo sacerdote filippino che ha saputo illuminarci su due aspetti di questo grande santo romano: la libertà e l’allegria.

San Filippo nasce a Firenze nel 1515 da una famiglia benestante, il padre era notaio.

Viene educato cristianamente. Era docile di cuore tanto che era chiamato “il Pippo buono”.

Padre Maurizio si è soffermato prima sulla libertà di Filippo. Infatti prima liberamente accoglie l’invito dei genitori di andare a 18 anni a Montecassino a fare il commerciante, ma non è contento di questa vita e a 19 anni va a Roma per capire ciò che Dio voleva per la sua vita.

Fa il maestro a due ragazzi e si accontenta dello stipendio che quella famiglia gli offriva.

Padre Maurizio si è soffermato su questo punto della vita di San Filippo, di accontentarsi facendo degli esempi per i ragazzi presenti ieri sera. Accontentarsi non è qui in senso negativo, ma positivo. Accontentarsi è guardare la realtà con gli occhi di Dio, è ringraziare Dio per quello che uno ha senza pretese. Oggi si propone ai ragazzi una vita facile senza sacrificio, anche perchè i modelli sono quelli irreali come i calciatori o persone di successo della televisione. Invece sull’esempio di San Filippo bisognerebbe aiutare i ragazzi ad imparare un mestiere o cose pratiche della vita, che fanno veramente crescere come uomini e donne. Padre Maurizio faceva l’esempio: un ragazzo di 15 anni potrebbe chiedere ad un ciclista di insegnargli tutto sulle biciclette senza pretendere di essere pagato. Poi se il ciclista vuole ricompensarlo va bene, in realtà la cosa importante è aver imparato un mestiere, questo è accontentarsi e dunque essere una persona felice.

A Roma Filippo rivive una tradizione un po’ in disuso: il pellegrinaggio delle 7 Chiese, che insieme alla preghiera nelle catacombe di San Sebastiano, dove erano stati deposti i martiri cristiani, sono per lui le fonti per capire la sua vocazione. Chiede a Gesù lo Spirito Santo che lo indirizza a Padre Persiano Rosa che sarà suo confessore e padre spirituale.

Occorre chiedere lo Spirito Santo, solo così la nostra vita cambia e segue la Volontà di Dio. Dopo un lungo discernimento diventa sacerdote all’età di 36 anni. Inizialmente aveva il desiderio di partire come missionario nelle Indie seguendo i Gesuiti, ma lo Spirito Santo gli fa capire che le sue Indie sono Roma che ha bisogno di essere evangelizzata, in quanto c’era molta immoralità e povertà spirituale, oltre che materiale.

La sua missione a Roma è caratterizzata dall’allegria, cioè la gioia e la pace del cuore che vengono ad un innamorato di Cristo. Quando San Filippo diceva: “ Scrupoli e malinconia fuori di casa mia”, non lo diceva solo ai fedeli, ma anche a se stesso, perchè nel privato sicuramente questa malinconia l’ha sperimentata. Essa veniva allontanata da un rapporto intimo e profondo nella preghiera personale davanti all’Eucarestia, tanto che era così coinvolto, che aveva il dono della levitazione e per nasconderlo agli altri, durante la consacrazione danzava, così lo prendevano per pazzo. Il suo cuore era pieno della gioia di Cristo e aveva sempre una parola di affetto e di incoraggiamento per tutti.

Quando fonda l’oratorio, la sua libertà si mostra anche nel dare la possibilità ai laici di approfondire la Sacra Scrittura e di predicare e permetteva la confessione e la comunione frequente. Questo durante la Riforma protestante gli creò problemi perchè non era visto di buon occhio dalla gerarchia ecclesiale. Egli non voleva una parrocchia: preferiva pagare un

parroco, ma la sua Congregazione dell’Oratorio si doveva occupare della predicazione e dell’accoglienza dei poveri.

La preghiera per lui era fondamentale, da qui la parola oratorio, dove si pregava cantando.

San Filippo diceva: “L’uomo senza orazione è una bestia senza ragione”.

Se pensiamo alle notizie di cronaca nera che la televisione ci offre ogni giorno per “allietare il nostro cuore”, ci rendiamo conto che San Filippo Neri aveva ragione: quando l’uomo non prega e sta lontano da Dio può compiere le brutalità più assurde. Una persona che ama Dio certe cose non le pensa, non le dice, non le fa.

Ringraziamo Padre Maurizio per ciò che ci ha detto perchè è stato per noi uno stimolo ad imitare i Santi per amare Gesù, per essere più felici e rendere più umano il mondo.

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