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Processo ambientale del secolo: primo atto a Taranto

Di Marina Luzzi
Per dare il via al processo per disastro ambientale dell’ Ilva di Taranto, un’aula del Tribunale ionico non sarebbe bastata. È stato necessario allestire la palestra del comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Taranto per contenere i difensori di quello che si preannuncia essere il più importante processo della storia della Repubblica italiana in tema ambientale.
Il processo. Una sfilata di avvocati difensori: dei 52 imputati (49 persone fisiche e 3 giuridiche) e delle centinaia di parti lese. Alla vigilia erano già più di 280 e ieri si è arrivati ad oltre 700, tra associazioni, sindacati e privati cittadini, che hanno richiesto al giudice dell’udienza preliminare, Vilma Gilli, di poter entrare nel procedimento come parte offesa. Tra gli indagati per associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari, all’omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro, alla corruzione, al falso e all’abuso di ufficio, spiccano i massimi quadri della fabbrica e i proprietari Fabio Riva (ancora latitante a Londra, ndr) con il fratello Nicola, figli del patron dello stabilimento, Emilio Riva, deceduto qualche mese fa. Ma i nomi che fanno rumore sono anche altri, con accuse a vario titolo: quello del dirigente della commissione per il rilascio dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale), Dario Ticali (abuso e rivelazione di segreti d’ufficio), del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola (concorso in concussione), e di alcuni tra i suoi, per favoreggiamento: il parlamentare Sel, Nicola Fratoianni, l’assessore della sua giunta, Lorenzo Nicastro, il presidente della Commissione ambiente, Donato Pentassuglia, del Pd. Accusati anche il sindaco di Taranto, Ezio Stefàno, per abuso d’ufficio, l’ex presidente della Provincia, Gianni Florido, accusato di concussione, per aver fatto pressioni a due dirigenti del settore ambiente del suo stesso ente, e l’assessore provinciale all’ambiente, Michele Conserva, anche lui già finito agli arresti. Costituite le parti, la gup Gilli ha aggiornato l’udienza preliminare al 16 settembre. Intanto, sulla base della richiesta di spostamento del processo presentata da diversi imputati “eccellenti”, la gup ha inviato in Cassazione gli atti. A decidere ci penserà Roma.
I commenti a caldo. “Il procedimento non può svolgersi qui. Non c’è il clima di serenità necessario per la tutela del magistrato, prima che degli imputati”, ha commentato il legale dell’Ilva, Egidio Albanese. Il procuratore della Repubblica Franco Sebastio, ha chiarito cosa è stato fatto per rispondere alla richiesta d’istanza per lo spostamento del processo da parte di alcuni degli avvocati degli imputati più illustri. “Era nelle facoltà dei difensori, sono atti legittimi, previsti. Noi abbiamo scritto una memoria contenuta in cui sono state messe nero su bianco delle osservazioni. Sono atti tecnici, non vanno commentati”. Sergio Bonetto è avvocato di un centinaio di cittadini, tra operai dello stabilimento e dell’indotto e abitanti del quartiere Tamburi, il più esposto alle emissioni nocive. “Ci sono gli estremi per una sentenza storica – ci ha detto Bonetto, già difensore negli storici processi Eternit e Thyssenkrupp – così come accaduto con gli altri processi dove sono stati riconosciuti i danni potenziali, anche stavolta puntiamo su questo perché non è necessario essere malati. Questa gente è continuamente e dolosamente esposta a rischi gravissimi per la propria salute, che al momento ancora esistono”.
Le vittime. “Siamo qui perché venga fatta giustizia. Abbiamo perso genitori, figli, mariti, ma pretendiamo che lo Stato ci dia ragione. L’Ilva deve smettere d’inquinare. Non vogliamo piangere altri morti”, dicono alcuni familiari delle vittime, che si sono presentati davanti alla palestra adibita ad aula del processo, con impressi su cartelloni, magliette o semplicemente nel proprio cuore, i volti di chi non c’è più, stroncato da malattie che, secondo l’accusa, sono state causate dalle emissioni dovute al mal funzionamento o alla mancata manutenzione degli impianti.
I miglioramenti. “La qualità dell’aria a Taranto è buona; il benzo(a)pirene si è ridotto di dieci volte”, ha affermato ieri il sub commissario Ilva, Edo Ronchi, citando i dati dell’Arpa pugliese, in un incontro in cui è stato presentato il dossier ad un anno dal commissariamento. “L’Ilva – ha aggiunto – è oggi un’azienda in via di risanamento ambientale, con interventi tutti definiti, progettati e, in parte, realizzati”. Non va dimenticato, però, che al momento gli impianti non funzionano a pieno regime, come dovrebbero, e questo è un fattore determinante per la diminuzione delle emissioni.