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Il 70% degli albanesi vuole entrare nell’Unione europea

Di Vincenzo Corrado

Cresce l’attesa in Albania per la concessione dello status di Paese candidato all’adesione all’Ue. La decisione verrà assunta durante il Consiglio europeo di fine giugno e semmai confermata dal Consiglio dei ministri dell’Unione il mese prossimo. Intanto, nei giorni scorsi, la Commissione europea, con la relazione adottata sui progressi dell’Albania nella lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata e nella riforma del sistema giudiziario, ha confermato la sua raccomandazione di concedere lo status. La relazione è stata stesa a seguito della richiesta agli Stati membri Ue nel dicembre 2013 e servirà come base per una loro decisione. Secondo la Commissione, il giudizio si basa sulla “continua volontà politica” del governo albanese di “agire con determinazione nella lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata”, mostrando inoltre impegno per una riforma globale della giustizia. Per fare il punto della situazione, abbiamo interpellato Aljula Jubani, capo del Dipartimento di linguistica della Facoltà di storia e filologia dell’Università di Tirana.

Professoressa, sono stati realmente compiuti dei passi in avanti nella lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata? Com’è la situazione attuale nel Paese?

“La lotta contro la criminalità rappresenta una realtà tanto reale quanto virtuale. Per la società albanese, il confine tra criminalità e lotta contro la criminalità rimane molto sottile. Per quanto si possa fare per combatterla, sembra che i corrotti e i criminali siano sempre un passo in avanti. Non bastano le leggi, né le forze dell’ordine. Quello che deve cambiare è una mentalità che distrugge il presente e il futuro. Certo sono discorsi validi anche per altri Paesi europei, ma in Albania acquistano maggiore rilievo per l’ancora fragile rapporto, dopo gli anni della dittatura, con la giustizia, la stabilità e i valori morali. In questi anni sono stati compiuti diversi passi. Nel 2013 il nuovo governo, guidato da Edi Rama, ha iniziato il suo lavoro con la promessa di ‘tolleranza zero’ contro la criminalità organizzata. È stata annunciata la revisione della legislazione attuale per adeguarla agli standard europei. Lo scorso 20 marzo è stata approvata la legge antimafia. Insomma, in questo primo anno di Rama qualcosa si è fatto. E qualcos’altro ancora farà il Parlamento”.

È reale nell’opinione pubblica il desiderio di far parte dell’Unione europea? 

“La situazione politica, guardando al Parlamento, non è delle migliori. Abbiamo una maggioranza coesa e un’opposizione non ben consolidata; quest’ultima è come se non avesse la possibilità d’intervenire sulle politiche e sulle azioni intraprese dalla maggioranza. Possiamo però affermare, con certezza, che il miglior punto d’incontro tra le forze politiche albanesi rimane l’integrazione europea. Questa non è solo una volontà politica, ma anche l’aspirazione dei cittadini. Come risulta da un sondaggio effettuato recentemente sulla volontà popolare, più del 70% degli intervistati si è espresso a favore dell’ingresso nell’Ue. L’Albania, nonostante le sue tante contraddizioni, mira all’Unione europea. Con la speranza che la politica locale possa svilupparsi in modo più sano e che la responsabilità dell’esecutivo possa aumentare, dando uno slancio alla democratizzazione e al benessere del Paese”.

Un eventuale ingresso dell’Albania nell’Ue cosa porterebbe nell’area balcanica?

“Gli albanesi sono un fattore importante per i Balcani. Da secoli vivono sparsi in diversi Stati. Sicuramente una nuova realtà degli Stati balcanici nell’Ue contribuirà al miglioramento delle relazioni tra gli stessi Paesi”.

L’Italia è da sempre “avvocato della causa europea dell’Albania”, ha detto in una sua recente visita a Tirana il presidente della Repubblica italiana. Con l’inizio del semestre di presidenza italiana dell’Ue crescono, dunque, le attese…

“Gli albanesi, storicamente, hanno sempre trovato nell’Italia un popolo amico. L’Italia è sempre stata considerata un avvocato e un partner che ha offerto sostegno all’Albania, non soltanto nel processo d’integrazione, ma anche di democratizzazione ed emancipazione del Paese. Dopo le recenti elezioni per il Parlamento europeo, che hanno visto una crescita dei consensi per i partiti euroscettici intorno al 20-30%, in Albania sono diminuite le speranze per una risposta positiva allo status di Paese candidato. L’inizio del semestre di presidenza italiana non può che essere una nota positiva e far crescere le speranze”.

L’Albania dovrebbe ottenere lo status di Paese candidato. E poi… quali stimoli?

“L’Albania ha percorso un lungo tragitto verso l’Ue. Nonostante le situazioni politiche conflittuali degli ultimi anni, non è stata mai messa in discussione la volontà per l’integrazione europea. Lo status di Paese candidato sarà garanzia che l’Albania continuerà sulla strada delle riforme e servirà come incentivo per una politica più responsabile da parte delle forze politiche del Paese”.