montecarlopdi Sarah Numico

“La Caritas Monaco è la più piccola Caritas nazionale del mondo, ma è grande attraverso la fede”: così racconta Robert Ferrua, monegasco doc, diacono permanente, nonno, con una carriera professionale tra banche e gruppo Alcatel Alsthom, e ora l’impegno come presidente di Caritas Monaco, più tutta una serie di altri incarichi pastorali nella diocesi monegasca. “Lavoriamo a Monaco e nelle regioni limitrofe francesi e italiane e nel mondo intero, privilegiando l’aiuto ai bambini o agli anziani” o gli interventi nei casi di emergenze, descrive Ferrua. Per le situazioni più gravi interviene la “Caritas transfrontaliera”, in collaborazione con le diocesi italiane di Ventimiglia e San Remo e con il Secours Catholique della diocesi di Nizza: “Insieme ci siamo attivati per il terremoto dell’Aquila e dell’Emilia, o per l’emergenza degli immigrati tunisini a Ventimiglia…”. I dati dicono che il Principato non ha debito pubblico, un Pil pro-capite che sfiora i 60mila euro l’anno. La disoccupazione praticamente inesistente: l’Istituto di statistiche monegasco segnala 30 persone che ricevono un sussidio di disoccupazione. La parola “povertà” non compare in nessuna delle indagini dell’Istituto.

Ci sono i poveri a Monaco? 
“Sì, possiamo dire che ci sono poveri a Monaco, non perché non esista la solidarietà o il governo non faccia nulla. Il motivo principale è legato ai prezzi elevati degli affitti delle abitazioni, giustificati dalla piccolezza del territorio. Quando si è attivi, e marito e moglie lavorano, questi costi possono essere affrontati. Al momento della pensione o se uno dei due coniugi scompare, le cose diventano complicate: è difficile sbarcare il lunario, pagare l’affitto, o far fronte a un problema improvviso, come il furto dello scooter, la lavatrice che si rompe, l’acquisto di occhiali o un intervento dal dentista. Tuttavia il sistema di protezione sociale è tra i migliori al mondo, e gli uffici di assistenza sociale di Monaco, così come le associazioni caritative elargiscono aiuti”.

Monaco è ritenuto un paradiso fiscale, ben noto per il Casino, il Gran Premio automobilistico e l’alto tenore di vita… 
“È un equivoco: Monaco non è un paradiso fiscale. Il sistema bancario è identico a quello francese, anche se non ci sono tasse sul reddito, ma la vita è molto costosa. È vero: Monaco è conosciuta per il Casino, il Gran Premio, la sua squadra di calcio, ma non per la cosa più importante: una città-stato di 35mila abitanti dà lavoro a 52mila persone, di cui quasi 5mila provenienti dall’Italia e più di 30mila dalla regione francese della Provenza-Costa Azzurra. Certo, molti miliardari risiedono nel Principato di Monaco, e quasi 120 nazionalità affiancano gli 8mila monegaschi, i 10mila francesi e i 7mila italiani”.

Come vive la Chiesa, chiamata a essere povera, in questo contesto e come annuncia il “beati voi poveri”? 

“Il Principato di Monaco è uno Stato concordatario: le chiese e gli edifici religiosi, le scuole, gli appartamenti dei sacerdoti sono di proprietà dello Stato e gestiti dallo Stato. I sacerdoti sono funzionari statali e sono da esso pagati. La Costituzione monegasca al paragrafo 9 dice che la religione cattolica è la religione di Stato. La Chiesa annuncia liberamente il suo messaggio. Non è povera, ma lavora a favore dei più poveri e dei più piccoli, e non ha alcun problema ad annunciare la beatitudine ‘beati voi poveri’, come annuncia le virtù della fede, speranza e carità, insistendo che la cosa più importante è l’amore e che manca qualcosa alla fede se non c’è la carità”.

Che forme di sensibilità e d’impegno per la povertà nel mondo vengono vissute a Monaco? 
“Posso dire senza ombra di dubbio, che a partire dal suo ‘numero uno’, il Principe sovrano Alberto II e la sua famiglia, l’impegno del Principato contro la povertà nel mondo è un esempio agli occhi degli altri Stati. Nel Principato operano quasi 100 enti di beneficenza, di cui una decina sono cattolici e 5 di matrice cristiana. Su richiesta del Sovrano, presso il ministero degli affari esteri è nato il Dipartimento di cooperazione internazionale, che quasi sette anni fa ha dato vita al ‘Monaco Collectif Humanitaire’ che riunisce tutte le associazioni di carità e di solidarietà che vogliono partecipare e cooperare, compresa Caritas Monaco. Da questo gruppo è nato, ad esempio, durante il terribile terremoto che ha colpito Haiti, Monaco Collectif Haiti, che su richiesta del Sovrano ha riunito le associazioni di beneficenza per raccogliere insieme fondi. Il risultato è stato straordinario, perché siamo riusciti a costruire a Port au Prince una scuola materna e una scuola elementare per 300 bambini in situazioni difficili, e per l’insistenza della Caritas Monaco, la gestione di questa scuola è stata affidata all’arcidiocesi di Port au Prince”.

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2 commenti

  • Maria Cristina
    01/04/2019 alle 10:31

    fa piacere vedere che anche nel principato di monaco aiutino i più deboli

  • Franco pisanelli
    16/08/2019 alle 18:16

    E meraviglioso vedere come monaco grazie alla grande sensibi lita del principe regnante profonda aiuti per i meno fortunati.

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