Chi ha paura di invecchiare? Da quando la signora Veronica Lario ha rivendicato con giusto seppur tardivo orgoglio il suo diritto a portare in giro i segni del tempo, senza per questo esserne oggetto di dileggio, l’Italia si è scoperta divisa sul penultimo vero tabù: dimostrare serenamente i propri anni. Rimbalzato da mille schermi televisivi e infinite pagine di gossip, un immaginario ma ben presente specchio direttamente ereditato della matrigna di Biancaneve, agita i sonni e mina l’autostima femminile, ma non solo.
A seguire i rotocalchi (si chiamano ancora così o si capisce che sono una ragazza del secolo scorso?) sembra che convivere con le proprie imperfezioni e con gli inevitabili indicatori del passaggio alla maturità, sia una pratica zen praticata da poche, fortunate adepte. Certo, è decisamente tutto più facile se sei Monica Bellucci che, da anni e su ogni copertina che la ospiti nella sua radiosa femminilità, sostiene con invidiabile naturalezza che lei ormai è in pace con se stessa e non teme l’avanzare dell’età. E si fa improbo anche il confronto con certe dive d’oltreoceano che, al netto del rimpianto botulinico, non appaiono minimamente scalfite da nulla di ciò che lascia il segno su noi umane.
Eppure, le notizie sui quotidiani e sul web sempre più spesso traboccano di resoconti documentati nei particolari sulla forma fisica di questa o quella “socialite”, termine molto “cool” per indicare ereditiere bellocce senza altro mestiere salvo il rappresentare se stesse a ogni evento mondano. Pur trattandosi di fanciulle nel fiore degli anni, non si esita a tendere agguati fotografici per pubblicare occhiaie, volti struccati e capelli non freschissimi. Figuriamoci quando si parla di signore che hanno superato la soglia, nemmeno tanto psicologica, degli “anta”. Un modo per dire che anche le bellissime hanno un lato oscuro e combattono con lo specchio come tutte noi? Forse. Però, libero gossip in libero Stato produce mostri comunicativi e di immagine che non solo tendono fatalmente all’emulazione, ma racchiudono i germi di una malsana percezione di se stessi. A partire da certe dame mummificate in maschere inquietanti, che affollano senza timore del ridicolo ricevimenti e immancabili reportage delle soirée. Fenomeni che si ripropongono più banalmente nella quotidianità, con la più ordinaria presunzione di poter declinare l’autostima sul numero di “like”, mi piace, nelle fotografie il più delle volte improbabili che vengono postate online. Questione certamente di personale libertà, raramente di buon gusto, prevedibilmente di scarsa lungimiranza.
E così, in una rincorsa continua sul filo della bellezza e della giovinezza esibita e rivendicata come status sociale e mezzo di riconoscimento, a volte si finisce per farsi del male da sole, nel gap sfilacciato tra il concetto di età reale e di età percepita. In un mondo in cui gli anziani sono sempre gli altri, come se si trattasse di una drammatica colpevolezza o, peggio, di un morbo afflittivo, ci si sente in dovere di rispecchiare modelli giovanilistici che non sempre rendono giustizia a chi se ne fa scudo. Anche perché la corsa in avanti, ahinoi, parte da lontano, ma non è infinita. A un certo punto hai un bell’avere novant’anni e dimostrarne settanta, ma non ci si crede che la massima ambizione possa essere quella del sentirsi dire a 120 anni: complimenti, te ne davo dieci di meno!
Tutti amano la bellezza della gioventù, così come nell’avanzare dell’età è universalmente riconosciuta la sede della sapienza e del giudizio, finanche della tendenza al gerontocomio. Eppure, sul modo e la leggerezza del ben invecchiare, si sono consumati tomi di filosofia teoretica e pagine della migliore letteratura. “La Signora de Renal aveva l’aspetto di una donna di trent’anni, ma era ancora piuttosto bella..” scrive Stendhal nei primi decenni dell’Ottocento e a rileggerlo oggi, quando a trent’anni ancora si è in piena postadolescenza, ci si ferma con un attimo di sgomento. Alla fine, come avrebbe detto mia nonna, finché c’è la salute ognuno invecchia come crede, come vuole e, talvolta, come può. Noi, per quel che vale, si sta con Anna Magnani: “Lasciami tutte le rughe, ci ho messo una vita a farmele”.

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