Saremo poco moderni, come dice qualcuno, ma non riusciamo a gioire di una notizia del genere: “Le attività illegali come traffico di droga, prostituzione e contrabbando, saranno inserite nel nuovo calcolo dei conti che verrà adottato da tutti i Paesi europei, compresa l’Italia dal 2014”. Lo comunica l’Istat che va anche nel dettaglio delle attività illegali: traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol).
Poi, per tranquillizzare i cittadini bacchettoni, si precisa che tali attività “già facevano parte del calcolo del Pil da decenni, sia a livello Ue che internazionale”, ma non ci si metteva d’accordo sulla metodologia di calcolo. Ecco, allora, la “buona notizia” per lor signori: finalmente, si è trovata l’armonizzazione sul calcolo.
Dunque, le attività “illegali” entrano nel calcolo “legale” del Pil. Come doppia coscienza non è male. Chi impedirà ai soliti noti di tifare per le attività “illegali” perché aiutano l’economia “legale”? Vuoi mettere, poi, la soddisfazione di contribuire con le spese in droga e prostituzione al benessere del Paese? E ancora: questa bella “novità” non darà ulteriore spinta a quanti, in Europa e in Italia, già chiedono la legalizzazione del mercato delle droghe e degli esseri umani? Purtroppo, a pensar male, si fa peccato, ma spesso ci si piglia…

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