Succede che un ragazzino di una scuola media forlivese, annoiato dalle lezioni, si balocchi in classe con lo smartphone. Succede che per svagarsi, invece di giocare a Clash of Clans, decida di visitare siti pornografici.
Succede che l’insegnante se ne accorga e gli sequestri il cellulare, avvisando l’alunno alle prese con un esubero di ormoni che riconsegnerà il telefonino solo alla mamma. E fin qui, la storia non avrebbe nulla da eccepire, anzi, dov’è la notizia?
Ma, come si sa, in questa povera Italia di vittime, la lesa maestà del pargolo offeso ha oltraggiato anche la di lui augusta genitrice.
Che non ha trovato di meglio che presentarsi all’insegnante, reo di aver inibito il pupo, munita di legale per denunciare l’appropriazione indebita del telefonino. In fondo, pare sia stata la giustificazione dettata dall’amore materno, la signorina esibizionista dei siti incriminati indossava ancora il perizoma.
L’episodio, diffuso dapprima via social network, ha trovato ampio spazio suscitando l’ilarità generale e un metaforico lancio di uova all’indirizzo di questa parodia di mamma-chioccia. Vicenda surreale e farsesca che dimostra la pochezza del nostro tempo in cui, ancora una volta, per dirimere piccole cose, non si passa più dal dialogo, ma direttamente alle vie di fatto, manuali o legali.
Soprattutto ci parla dello sgretolarsi dell’alleanza educativa tra insegnanti e famiglie, fenomeno di cui tanto si discute ma che, a conti fatti e cronache pulsanti, più che altro pare condotto con intenti accademici di esercizio filosofico. Però, la memoria per noi “anta” non può che far scattare la macchina del tempo e collocare l’episodio ad analoghe vicende prepuberali nelle nostre scuole. La scoperta e la confisca di una consultazione cartacea proibita avrebbe gettato il reprobo nella vergogna. La minaccia di una consultazione con i genitori poi, avrebbe scatenato richieste di pietà e appelli alla Convenzione di Ginevra, nonché la promessa d’impegno in qualunque tipologia di attività scolastica utile a sanare il debito morale e a scongiurare le inevitabili e temibili ritorsioni paterne (o materne, era uguale).
Certo, ora i ragazzi sono più disinibiti: se gli si legge pure il romanzo spinto in classe, non è che poi si possa pretendere che non vogliano fare gli esercizi e approfondire la materia. In fondo, mamma ha detto che si può…

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