Seminaristi della Diocesi

I nostri ultimi tre seminaristi ordinati sacerdoti insieme al Vice rettore Don Claudio Marchetti

Da Zenit

In un articolo pubblicato sull’edizione odierna de L’Osservatore Romano, Vittorio Formenti e Enrico Nenna, dell’Ufficio centrale di statistica della Santa Sede hanno analizzato i dati riguardanti le vocazioni sacerdotali nel mondo, in un arco di tempo che va dal 1978 al 2012.

Il dato globale afferma che negli ultimi 34 anni il numero dei seminaristi è cresciuto di 57.381 unità. Tra il 1978 ed il 2012, la crescita ha toccato soprattutto l’Africa con 22.092 unità, l’Asia con 24.139 e le Americhe con 13.830. Mentre l’Oceania vede un incremento minimo di 294 unità.

L’Europa, continente dove per secoli il cristianesimo è cresciuto e si è diffuso nel mondo, ha registrato una crescita dal 1978 al 1992, un periodo di stasi fino al 1998 e un evidente declino negli ultimi anni fino al 2012. Nei fatti, tra il 1978 e il 2012 si è registrato un saldo negativo di 2.974 seminaristi.

In termini percentuali, l’Africa è cresciuta del 392%, l’Asia del 213%, l’America del 63% e l’Oceania del 38%. L’Europa segna invece una decrescita del 13%.

Il dato che riguarda le Americhe è composto da un +131% dell’America del Sud, 132% per le Antille e 164% per l’America centro-continentale. L’America del Nord registra una decrescita del 36%.

In Africa risulta una crescita record in Angola + (2.117%), seguito da Madagascar (942%), Camerun (751%) e Nigeria (572%).

In Asia, la Repubblica di Corea vanta un + 189,6%, seguita dal Indonesia (291%) India (228%) e Filippine (116%).

In merito ai dati relativi al 2012 (ultimo anno in cui sono stati rilevati), in termini strettamente numerici sono le Americhe il paese che ha registrato il maggior numero di vocazioni sacerdotali con 35.841 unità. Seguono l’Asia con 35.476, l’Africa con 27.728, l’Europa con 19.928 e infine l’Oceania con 1.078 seminaristi.

In Europa, nel 2012 – ad eccezione di Ungheria, Francia e Italia che presentano un saldo attivo tra vecchi e nuovi – tutti gli altri hanno registrato un saldo negativo, Germania -1.574 unità, Polonia -1.230, Irlanda -922, Spagna -863, Gran Bretagna -334, Austria -215, Portogallo -49.

Gli esperti dell’Ufficio Statistiche precisano però che la graduatoria è diversa se si tiene conto del numero di cattolici di ciascun continente. Infatti, per ogni 100.000 cattolici vi sono stati: 26 seminaristi in Asia, 14 circa in Africa, 11 in Oceania, 7 in Europa e 6 nelle Americhe. Il dato scomposto delle Americhe vede 7 seminaristi ogni centomila abitanti per l’America del Nord, 6 per l’America Centro-continentale, 5 per le Antille e circa 6 per l’America del Sud.

L’Osservatore Romano riferisce inoltre che i Paesi che nel 2012 hanno registrato i valori più alti nel numero di seminaristi per ogni 100.000 cattolici sono: India (77,57), Indonesia (52,24), Repubblica di Corea (31,5), Nigeria (24,91), Kenya (12,88), Italia e Polonia (11,06), Filippine (10,09), Uganda (9,58), Tanzania (9,24) e Colombia (9,17).

Formenti e Nenna hanno calcolato anche la percentuale minima che garantisce il ricambio dei sacerdoti assume un valore non inferiore a 12,5%. Nel 2012 la media mondiale è stata di 28,98 seminaristi agni100 sacerdoti.

In questo contesto, l’Europa con una percentuale del 10,69 è sotto la quota di rimpiazzo. L’America del Nord è a crescita zero con una valore del 12,61%. L’Africa ha un alto tasso di crescita il 69% del rapporto tra seminaristi e sacerdoti. Segue L’asia con il 61%.  L’America Centrale e l’America del Sud con il 40% e il 23% per l’Oceania.

La situazione è tale che l’Europa e l’America del Nord, coprono il deficit di sacerdoti prende doli dall’ìAmerica Latina, dall’Asia e dall’Africa. Eppure nelle zone a crescente vocazione sacerdotale il cattolicesimo è in fase di espansione e quindi necessita dei nuovi sacerdoti più che in Europa e America del Nord.

In termini di rimpiazzo nel 2012 l’Italia, la Norvegia, il Montenegro e la Serbia sono a crescita zero con una percentuale pari a 12,5%, mentre sono sotto il Canada (6,0), l’Austria (6,7%), il Belgio (4,3%), la Repubblica Ceca (8,0%), la Francia (7,1%), la Germania (7,5%), la Slovenia (8,7%) e la Spagna (8,1%).

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