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Di Padre Gabriele di Nicolò

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La vita consacrata: “Essere uomini e donne che possano svegliare il mondo” (papa Francesco)

Nell’ambito della 71ª Settimana Eucaristica le persone consacrate della Diocesi hanno vissuto un momento particolare di incontro, riflessione, preghiera e fraternità.

Nel pomeriggio ci siamo ritrovati presso la Sala Incontri dei PP. Sacramentini, non particolarmente numerosi a motivo degli impegni ricorrenti nelle parrocchie e nei Santuari il giorno del 1° maggio (Prime Comunioni, Cresime, Giornate con Gruppi ecc.), e tuttavia rappresentativi dell’intera Vita Consacrata della Diocesi, specialmente a livello femminile.

Il predicatore della Settimana Eucaristica, P. Lino Emilio Díez Valladares, sacramentino spagnolo, ci ha offerte diversi stimoli e provocazioni a vivere la vita consacrata a livello personale e comunitario con rinnovato slancio ed entusiasmo, nella luce del magistero di papa Francesco. Ci ha ricordato che abbiamo un dono grande, ma non per noi, bensì per la Chiesa e per il mondo, e quindi ad essere ancora disposti ad “uscire” con coraggio verso le periferie umane, come il papa le chiama, piuttosto che chiuderci in noi stessi condannandoci così alla infecondità.

P. Lino ci offerto alcuni stimoli importanti, riprendendo le parole di papa Francesco, dalla Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” e anche dalla lettera “Rallegratevi” rivolta a tutti i consacrati, curata dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, che raccoglie vari passaggi dell’insegnamento del papa. Ci ha detto: “Non lasciamoci rubare la speranza”, ma di siamo sempre pronti a comunicare la buona notizia del Vangelo e ad aprire strade nuove senza nostalgia per il passato e le sicurezze che abbiamo, di “Non lasciamoci rubare la povertà”, ma viviamo la libertà dalle cose del mondo e da tanti bisogni che l’uomo spesso si crea e cercando il posto tra i deboli, i poveri, aiutandoli a ritrovare la loro dignità, testimoniando gratuità e auto donazione, di “Non lasciarci rubare la comunità” come esperienza di vera fraternità e condivisione di vita, una fraternità reale e credibile, di “Non lasciarci rubare i giovani”, ma di essere capaci di vero ascolto, donando l’esperienza di un possibile e fruttuoso equilibrio tra realtà di anziani capaci di testimoniare saggezza, esperienza e pazienza e realtà di giovani capaci di svegliare, di offrire nuovi importanti stimoli, rendendo possibile una armonia intergenerazionale, proprio in una società fragile nella quale spesso l’integrazione tra le età risulta così problematica, di “Non lasciarci rubare il dialogo”, ma essere oggi persone capaci di relazionarsi, ascoltare l’altro e dialogare nella sincerità, facendo poi anche proposte di vita. Il padre ci ha incoraggiato poi a privilegiare l’incontro con Dio, perché sia davvero Lui il protagonista della nostra storia, sia al centro di tutto e a sentirci dentro alla Chiesa locale e anche universale, parte del Popolo di Dio e non al margine, essere lievito ed essere significativi nella Chiesa locale con la ricchezza dei propri carismi.

Noi consacrati dobbiamo accettare la sfida di cercare nuove strade, verso le periferie umane, non solo geografiche, la sfida ad aprirci ad una mentalità globale, senza chiuderci nella nostra piccola realtà, ad essere parte della missione di tutta la Chiesa, a rischiare per rispondere ai bisogni del nostro mondo, cercando di dare risposte a domande che veramente ci vengono poste, alle varie “crisi”.

Dopo uno scambio tra di noi, interrogandoci sulla nostra presenza di vita consacrata in questa Diocesi e su come potremmo oggi porci in modo significativo, in comunione col nostro pastore, il Vescovo, e con tutte le realtà di questa porzione di Chiesa, abbiamo condiviso anche una cena frugale.

Più tardi, alle 21,15 ci siamo ritrovati nel Santuario dell’Adorazione per una bella veglia di preghiera “vocazionale” davanti all’Eucaristia esposta, insieme a diversi fratelli e sorelle laici.

Siamo grati al Signore per questa esperienza di incontro, comunione e stimolo a vivere autenticamente e in modo fruttuoso la nostra vocazione, a partire da quella sorgente di gioia che è l’Eucaristia, Gesù stesso, per andare poi ai crocicchi delle strade ad annunciare il Vangelo della gioia.

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