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L’Italia che fa bene ha un gran bisogno di farsi conoscere

Loreto Volontari Unitalsi San Benedetto del Tronto

Di Benedetto Riga

Responsabilità, cura, educazione, rispetto, integrazione, condivisione, bellezza (cultura della), vigilanza, comunicazione, bene comune: sono queste le idee-guida dell’Italia che fa bene, il Manifesto promosso dal Centro nazionale del volontariato, che vuole inaugurare un nuova stagione nel rapporto tra giornalisti, comunicatori, volontariato, terzo settore e buona politica.

L’iniziativa. “L’Italia che fa bene – ha spiegato nei giorni scorsi a Lucca, durante il Festival del Volontariato, il presidente del Centro nazionale del volontariato, Edoardo Patriarca – è un Manifesto che nasce da un’alleanza tra giornalisti e comunicatori. Insieme hanno deciso di fare rete col volontariato, il terzo settore e con la buona politica per raccontare l’Italia che fa bene. Si tratta di un’operazione straordinaria e per nulla scontata. Non è infatti un’impresa facile riuscire a porre sotto i riflettori quella parte del Paese che di fronte alla crisi ha reagito impegnandosi. Per affrontarla dobbiamo serrare i ranghi, lavorare uniti, ciascuno con il proprio ruolo, ma perseguendo i medesimi obiettivi.”. Tra i primi media ad esser coinvolti nel progetto, Il Corriere del Mezzogiorno, Il Corriere della Sera, il Tg1, La Stampa e Il Giornale della Protezione Civile.

Un obiettivo ambizioso. È una nuova idea di comunicazione all’interno del mondo del Terzo Settore, che persegue l’obiettivo di “saper raccontare l’Italia che fa bene, informare con le buone notizie”. “C’è un’Italia – ha aggiunto Patriarca – capace di mettersi in gioco durante la crisi, un’Italia fatta di buona politica, di imprenditori responsabili, di persone capaci di donare e allora risaliamo i ranghi come la testuggine romana, conosciamoci, alleiamoci, perché c’è bisogno che la politica faccia qualcosa di utile per il bene comune”. Le idee-guida di quest’alleanza positiva sull’informazione, sono: responsabilità – cura – educazione – rispetto – integrazione – condivisione – bellezza (cultura della) – vigilanza – comunicazione – bene comune. Si vuole dare valore a parole spesso abusate e renderle al tempo stesso di attualità, in grado esse stesse di “fare notizia”.

L’esigenza di fare rete. Nel corso del Festival, è stata anche presentata una ricerca – svolta nei primi mesi dell’anno su un campione di 1.900 Organizzazioni di Volontariato, a cura del Centro Nazionale per il Volontariato e della Fondazione Volontariato e Partecipazione sulle OdV – che dimostra l’esigenza di considerare sempre più il volontariato strumento indispensabile del welfare sociale. Risulta che più della metà dei presidenti delle OdV intervistati (56,6%) ritiene stabile o equilibrata la situazione economico-patrimoniale della propria OdV. Il 29,2% dei presidenti la definisce in termini positivi e solo il 14,1% la ritiene difficile. Per due OdV su tre (63,6%) non sussistono particolari difficoltà ad affrontare le spese correnti per la gestione dell’attività. Solo il 2,1% delle OdV mostra gravi problemi di sostenibilità e circa 1/3 (34,3%) dichiara di avere qualche difficoltà. Nel 2013, il numero dei soci risulta stazionario in poco più della metà delle OdV (51,9%) e in crescita in una OdV su tre (33,6%). Nel complesso quindi circa 85 OdV su 100, nel 2013, hanno confermato o allargato la propria base associativa. Il 25,3% dei volontari ha meno di 35 anni. Il monte-ore speso dai volontari nelle OdV – sempre secondo i Presidenti delle stesse – sembra complessivamente stabile o in aumento nel 2013. La stabilità delle ore dedicate dai volontari all’OdV caratterizza il 60,0% delle organizzazioni; l’aumento il 29,5%. Meno di una OdV su 10 ha visto nel 2013 diminuire la quantità di impegno profuso dai propri volontari. La pratica della collaborazione significativa con altri soggetti non-profit riguarda invece ancora una minoranza delle OdV: solo il 23,3% delle OdV ha collaborato nel 2013 con altre OdV o con associazioni di mutuo-aiuto, il 14,4% con associazioni di promozione sociale, centri sociali e centri socio-ricreativi, il 9,4% con strutture ecclesiali. Percentuali ancora più esigue di OdV hanno all’attivo nel 2013 collaborazioni significative con altri soggetti non-profit.