Acquaviva GMG giovani (62)

 

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DIOCESI – I giovani della diocesi sono stati protagonisti della GMG diocesana che si è tenuta nella parrocchia di Acquaviva Picena. I momenti della serata sono stati tre, partendo dall’accoglienza di tutti i gruppi con un po’ di pizza e pane e olio, consumati in allegria. Una volta terminata la cena i giovani sono stati invitati a raccogliersi davanti ad uno schermo per guardare un video fatto da alcuni ragazzi che hanno introdotto i govani a delle domande che in tanti ci siamo fatti nel corso della nostra vita, sono risuonate le parole del famoso discorso di Martin Luther King, I have a dream, e quelle della canzone Il Desiderio di Giorgio Gaber, tanti desideri racchiusi in un solo desiderio, la felicità, che porta i giovani a camminare verso una mèta che non può essere soltanto un bisogno ma un voler sempre andare oltre. Quindi i ragazzi sono stati divisi in due gruppi, il primo formato dal I e II superiore si è recato presso la Sala Consiliare, mentre il secondo, formato dal III fino agli universitari si è recato presso l’Auditorium “San Giacomo della Marca” della Banca Picena Truentina.

Nella Sala Consiliare i ragazzi hanno assistito ad una rappresentazione, messa in scena da alcuni coetanei dove, partendo dai desideri e dai dubbi tipici degli adolescenti, i ragazzi sono andati alla ricerca di una risposta, un punto fermo che è il desiderio non di cose materiali ma di amare e aprirsi alla vita e agli altri. Nell’Auditorium, invece, i ragazzi più grandi hanno ascoltato una riflessione sul crocifisso tenuta da don Vincenzo Catani, il quale ha guidato i giovani attraverso un percorso sul significato che la croce ha assunto nel corso dei secoli, partendo dalla prima rappresentazione della croce: un disegno graffito dove si vede una croce a cui è appeso un uomo con la testa di asino, un segno di disprezzo per un dio che muore crocifisso, inconcepibile per i pagani del tempo; poi, nel corso dei primi secoli, il Cristo sulla croce non veniva rappresentato, ma si potevano trovare le gemme, cioè il segno del trionfo di cristo, solo dopo si incomincia a rappresentare il Cristo uomo, ma è ancora un cristo trionfatore, per poi arrivare all’epoca di San Francesco che mette in evidenza l’umanità di Gesù, a immagine e somiglianza dell’uomo che soffre, oggi si arriva a rappresentare il Cristo morto e risorto come nel crocifisso di P. Annibali, 1996 nella chiesa di S. Pio X di San Benedetto del Tronto. Al termine, dopo una breve riflessione, ad ogni ragazzo è stato chiesto di esprimere quello che la figura del cricifisso gli faceva sentire e sono venute fuori delle belle riflessioni, parole che sono state messe per iscritto su dei cartelloni.

Al termine i due gruppi si sono riuniti nella chiesa parrocchiale dove ad accoglierli c’era il Vescovo Carlo che li ha accompagnati nella riflessione, sulla domanda rivolta dai giovani a Papa Francesco durante la GMG di Rio de Janeiro: che cosa dobbiamo fare? I giovani hanno bisogno della chiarezza di una proposta, per non aver paura del futuro. La Chiesa accoglie queste domande perché possano incontrarsi con il Vangelo, inteso non come un libro, ma come un vivente: Gesù. Che cosa dobbiamo fare? I giovani hanno un grande desiderio dentro, il desiderio della felicità. Qual’è la risposta di Gesù? Dov’è la felicità? La strada per la felicità è racchiusa in questa frase: Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli. La felicità non sta nelle cose, i giovani hanno tutto e si sentono soli. Gesù dice che la prima povertà di spirito è capire che non ci dobbiamo attaccare alle cose, bisogna imparare ad essere sobri a staccarsi dall’essere i forzati del divertimento il sabato sera. E’ la povertà che ci fa dire che abbiamo bisogno di amicizie, di Dio. La povertà di cui parla Gesù, non è una povertà che allontana dagli amici ma è la povertà di cui i giovani hanno bisogno per trovare l’amicizia vera, la relazione vera, l’amicizia di Dio, e per la quale bisogna imparare a non “pensare al mio tempo, alle mie cose, chiudendomi in camera con il mio PC, con il mio monitor“, ma cercare quella libertà che ci è data dalla povertà in spirito che Gesù propone, la libertà come capacità di donarci agli altri, di costruire qualcosa di bello insieme. Gesù, quindi, vuole guidarci sulla strada della felicità, a questo punto la domanda è: che cosa c’entra quel crocifisso con questa beatitudine sulla povertà in spirito? La risposta è semplice, siamo felici quando facciamo qualcosa che renda felice qualcun altro, anche quando ci costa farlo, anzi di più quando ci costa farlo, come per esempio è per i genitori a cui a volte costa fare del bene ai figli, ma ne sono felici. La felicità sta nell’amore. Da soli non possiamo essere felici. Se abbiamo capito questo, abbiamo capito il segreto della felicità. Gesù da ricco che era si fece povero per arricchire noi, non ha pietra dove posare il capo per cercare noi. Dio ci sta cercando, mettiamoci in sintonia con la sua Parola e sarà il nostro bene.

Il termine della celebrazione è stato caratterizzato da due segni: l’unzione delle mani di dodici presbiteri, che hanno portato “il profumo di Cristo che sale dal vangelo delle beatitudini” ai giovani affinché “siate per i giovani della nostra Chiesa i primi testimoni di questo vangelo e guardando la vostra vita, possano trovare la forza di andare contro corrente“, e ai giovani è stato detto di non avere “paura di profumare di vita vera, affascinate il mondo con la bellezza di un’esistenza bella e donata. Non sarete soli: noi tutti siamo con voi“.

Il secondo segno è stato la consegna della croce della GMG diocesana che ha introdotto l’iniziativa del pellegrinaggio diocesano di giugno:”Ci muoveremo insieme – ha detto don Matteo – cammineremo insieme, dal 12 al 15 giugno, lungo tutte le strade della diocesi, percorrendo le strade di casa. Lo faremo da Colonnella e toccheremo le cinque vicarie, ci fermeremo a Sant’Egidio, Castignano, Montalto, Ripatransone fino a San Benedetto, in cattedrale“. Tutti i giovani sono invitati a pertecipare.

Alla benedizione finale il Vescovo Carlo ha lasciato i ragazzi con queste bellissime parole cariche di amore e fiducia:”Ragazzi stasera mi avete fatto felice! E’ stato bello essere con voi, vi ringrazio perché mi avete fatto un grande dono, molto bello, per cui vado a casa molto contento. E siate contenti anche voi!“.

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