ACQUAVIVA PICENA – Mercoledì 2 aprile si è tenuto il secondo incontro sulla Parola, organizzato dalla parrocchia San Niccolò presso il Ristorante 1941; ad animare la serata i cresimandi, che si sono impegnati a preparare dei piccoli dialoghi per presentare il brano del vangelo del cieco nato con alcuni riferimenti a quello del giovane ricco: “Io sono venuto in questo mondo per provocare una crisi, perché quelli che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi”, i ragazzi hanno rappresentato scene di vita quotidiana, di scelta tra Cristo e ciò che li distrae da Lui, la scelta di vivere nella luce e nella verità di Gesù Cristo:”La luce e la verità – come ha detto il parroco, don Alfredo – che ci danno la gioia. Quando seguiamo i nostri istinti, le nostre passioni, i nostri desideri materiali, non rispondiamo alla verità“.

E’ poi venuto il momento della testimonianza di Francesca Piersimoni, di Cupra Marittima, una ragazza la cui testimonianza è stata particolarmente significativa visto che è non vedente fin da quando aveva 15 anni:”All’età di 11 anni mi venne fatta la diagnosi di glaucoma, che mi ha portato alla cecità nel giro di 4 anni. Ho dovuto imparare metodologie nuove come il braille ecc… Ho frequentato l’Istituto MagistraIe di Ripatransone, i primi tempi sono stati un po’ duri, ma alla fine sono arrivata al diploma. A 18 anni ho avuto una crisi interiore dovuta al fatto che i miei amici iniziavano a prendere la patente, le mie amiche il primo ragazzo e altre cose che io a causa di questo handicap non potevo fare. Spesso mi chiudevo in camera, e pregavo il Signore chiedendogli che cosa ci stessi a fare in questo mondo, perché dovessi soffrire così, e il fatto che ero molto chiusa e timida peggiorava la situazione. Qualcuno, una donna che mi faceva da sostegno a casa per leggere i libri, si è accorse di questa mia sofferenza interiore e, un giorno, disse ad un giovane prete di allora “Ma voi che parlate di questo Dio, ma vi siete accorti che c’è una ragazza che sta soffrendo? Perché non fate qualcosa?”. Fu così che questo giovane prete iniziò a farmi invitare dai ragazzi che frequentavano la parrocchia, ma io rifiutavo gli inviti. Una domenica sera, dopo la messa dove ero andata con i miei genitori, il prete in questione mi si avvicinò per chiedermi se fosse potuto venire a trovarmi, a casa, con alcuni ragazzi della parrocchia, ed io accettai. Iniziò così una bellissima amicizia, questi ragazzi si interessavano a me anche se io non avevo qualcosa da dare a loro, condividevamo insieme molte esperienze soprattutto quella della fede. In quel periodo capii che questo Dio mi si era fatto vicino attraverso queste persone; io avevo bisogno di fare le esperienze che facevano i ragazzi della mia età: una serata in pizzeria, i giri in vespa, il cinema, una birretta in compagnia. Ad un certo punto il Signore decise di farmi fare un salto di qualità, partecipavo alle attività in parrocchia, avevo iniziato a lavorare e a un certo punto le mie due colleghe preferite furono trasferite, la mia più cara amica partì per l’università e si fidanzò, mio padre ebbe dei problemi di salute, insomma mi sono vista togliere tutte le mie certezze umane ed entrai di nuovo in crisi, il Signore mi aveva tolto tutto, ma lo aveva fatto per farmi capire che tutto quello che conta non sono le cose umane ma il legame intimo con Lui, la confidenza che ti da la certezza che Lui c’è sempre e ti da una gioia interiore che va aldilà delle difficoltà, che ti da un approccio diverso nell’affrontare i problemi che capitano. In questa società, dove contano solo la bellezza, i soldi e il successo, questa certezza mi rincuora, mi fa felice. Il vangelo di questa sera parla del vedere e del non vedere e a tale proposito mi viene in mente un piccolo aneddoto accaduto mentre mi trovavo a studiare a Bologna, dove ho avuto la fortuna di partecipare ad un corso di orientamento e mobilità che insegna a andare in giro da soli con il bastone bianco: un giorno, l’istruttore mi disse che dovevo andare in stazione portando con me un altro ragazzo, cosa non facile; lungo il percorso, ad un grande incrocio, il vigile bloccò il traffico per farci attraversare e, mentre lo stavamo facendo, a un certo punto sentii alle spalle i tacchi di una donna che correva per attraversare anche lei, passandomi vicina si inciampò con il mio bastone e cadde per terra; il ragazzo che era con me si mise a ridere, il vigile arrivò in soccorso, e la donna disse “Scusate ragazzi, ma non vi ho proprio visto!”. Alla sera, ripensando al fatto mi dissi “Ma come ha fatto a non vederci, eravamo in due, con il bastone!” e allora capii che dovevo imparare ad apprezzare quello che ho, e questo è quello che dobbiamo imparare a fare tutti, abbiamo tante doti ma spesso ci lasciamo abbindolare da quello che ci trasmettono gli altri, la pubblicità, la TV, vorremmo sempre di più e invece il di più sta già dentro di noi. Dentro di noi c’è una potenzialità che se elevata “alla Cristo”, se vissuta in Cristo può farci dare tanto, può farci rendere felici chi ci sta accanto”

Anche il Vescovo Gestori, presente alla serata, ha preso la parola, Sua Eccellenza conosce bene e da molti anni Francesca:”Quando la vedo penso che questa ragazza non ci vede ma sorride, è sempre contenta, ha un sorriso vero e dove sta il segreto di questa felicità profonda? Nella preghiera e nella fede. Oggi ci sono le invidie, le antipatie e altre cose che ci rendono un po’ ciechi, i pregiudizi che ci impediscono di vedere le cose per come sono. Franesca tu vedi con gli occhi della mente, del cuore e dell’anima e vivi con la gioia sul volto e nel cuore“.

Durante la serata, la parrocchia ha voluto far dono ai presenti di un lumino, con la seguente scritta: “Abbiate il coraggio di essere felici”, per ricordarci di non accontentarci, di non vivacchiare. E come ultima raccomandazione, Francesca ha invitato tutti a non stare mai da soli, a cercare sempre di stare in un gruppo che abbia, però, delle fondamenta solide, e più solide di quelle che la Chiesa può dare è difficile trovarle!

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1 commento

  • silvanacocchini
    07/04/2014 alle 13:32

    Carissima Francesca, provo a scrivere un commento alla tua meravigliosa testimonianza, ma non ci sono parole, anche perchè senza il tuo supporto informatico, sai che se mi inciampassi, senza il tuo aiuto, non saprei andare avanti...Ho avuto la gioia di incontrarti sul posto di lavoro, di apprezzarti per le tue doti non solo umane,ma per le tue enormi capacità di programmatrice all CED...ero un 'imbranata perchè per me un PC era come guardare ad un carro armato...piano piano con il tuo aiuto, sono riuscita a districarmi e ad apprendere le prime nozioni...Non c'era problema che tu non mi risolvessi e sempre col sorriso..non riuscivo a capire da dove ti venisse quella forza..!!! Guardandoti facevo fatica a vedere l' amore del PADRE buono , pieno di tenerezza, ma la non vedente ero io, tu eri e sei piena di luce ! Grazie Francesca ..Un abbraccio <3

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