Raffaele Iara
Gli arrivi di rifugiati, profughi e migranti tra il 2011 e il 2013 a Lampedusa e sulle coste siciliane – oltre 100mila persone – e i continui numerosi sbarchi dei primi tre mesi del 2014 hanno posto il problema di quanti sono coloro che attendono di attraversare il Mediterraneo. Ieri il ministro dell’Interno,Angelino Alfano, intervenendo a Palermo a un convegno organizzato dall’Assemblea regionale siciliana (Ars) sul tema dell’immigrazione in Europa, ha detto che, secondo le informazioni in possesso del Viminale, in Nord Africa “ci sarebbero tra i 300 e i 600mila migranti in attesa di transitare nel Mediterraneo. Molto spesso queste persone, per raggiungere le coste europee, finiscono nelle mani di organizzazioni criminali dedite al traffico di esseri umani”. Il ministro ha ricordato che l’Europa “deve prendere definitivamente atto che le frontiere del Mediterraneo sono europee e bisogna proteggerle”. La questione, infatti, “non può essere solo italiana” e, ha assicurato Alfano, “noi ci batteremo perché l’Europa difenda le frontiere”. Lo strumento c’è, ha ribadito, “si chiama Frontex, va potenziato” altrimenti “non si risolve il problema degli sbarchi”.
La porta dell’Europa. Per il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, “bisogna ricordare che il fenomeno dell’immigrazione, che probabilmente continuerà, è una questione che l’Europa deve affrontare nel suo insieme, non l’Italia da sola”. “Certamente – ha detto ieri a margine della messa per il precetto pasquale che ha celebrato presso la sede di Ansaldo Energia di Genova-Campi – l’Italia, essendo la porta dell’Europa, è più esposta sotto questo profilo” però il fenomeno dell’immigrazione “deve essere affrontato in termini più globali e comunitari”.
Giovani, famiglie e poveri. “L’Europa si regge non sui volti degli uomini, ma sull’economia. Il rischio, quando si parla di immigrati, è che diventino statistiche e fino a qualche tempo fa anche criminali, invece che uomini e donne che hanno voglia di vivere”, ha commentato il presidente della Fondazione Migrantes e arcivescovo di Agrigento, monsignor Francesco Montenegro: “Mi chiedo perché bisogna morire affinché al fenomeno migratorio sia data attenzione”. Quanto al numero di persone che attendono al di là del Mediterraneo, sulle coste, nelle città, in cammino nel deserto o nei campi profughi – dice al Sir il direttore generale della Fondazione Migrantes, monsignor Giancarlo Perego – è difficile “non parlare di diverse centinaia di migliaia di persone”. Ma i numeri diventano milioni se si pensa a chi muore di fame e di sete, a chi fugge da guerre e persecuzioni in atto, a chi ha preso la strada delle migrazioni: 154 milioni nel 1993, 175 milioni nel 2000, 232 milioni nel 2013 fino alla stima di 400 milioni nel 2040, secondo il Rapporto immigrazione 2013 di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes -. “Chi si meraviglia di questi numeri – spiega mons. Perego – dimostra di non conoscere la storia e sogna che Paesi sfruttati, impoveriti, alla fame, in guerra non si mettano in cammino. Oppure dimentica che l’Africa nei prossimi 30 anni passerà da 1 a 2 miliardi di persone: giovani, famiglie che, in condizioni di povertà, si metteranno in cammino”.
Un nuovo mondo. A Lampedusa e sulle coste siciliane, aggiunge il direttore Migrantes, sono sbarcati “sogni e speranze, dopo delusioni e sofferenze. Lampedusa ha dato la vita a un nuovo mondo e ci ha aiutato a raccontare la storia di un cammino di popoli, e a sentirsi partecipi di un fatto nuovo che sta capitando dall’altra parte del Mediterraneo, a pochi chilometri di distanza dall’Italia e dall’Europa. La vergognosa incapacità dell’Italia e dell’Europa di organizzare i propri luoghi di confine più esposti all’incontro con chi è in fuga dall’Africa e dal Medio Oriente, ma anche di allargare una cooperazione internazionale pesa sul futuro. Lampedusa – conclude mons. Perego – denuncia la necessità di ripensare i luoghi di confine di tutta l’Europa, dal Portogallo alla Romania, alla Grecia, perché non si ripetano in continuazione violenze anche nascoste alla dignità di ogni persona in cammino, alzando nuovi muri, di cui la storia si è vergognata e ha sempre poi distrutto”.

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