di Rino Farda
La Siae si trova nell’occhio del ciclone. Una direttiva europea deliberata a febbraio apre i mercati nazionali alla competizione fra le società come la Siae che agiscono in altri Paesi. Nel frattempo una trentina di parlamentari italiani hanno presentato una proposta di legge per modificare le norme che attribuiscono alla Siae una posizione di monopolio. “La Siae è la Società di Collecting con il minor costo per provvigioni e la più efficiente e meno costosa in Europa”, ha detto Gino Paoli, presidente molto attivo della Siae. Nei suoi uffici però cresce la consapevolezza che ci sia un deficit di comunicazione intorno al colosso del diritto d’autore. “Ci percepiscono come lo sceriffo di Nottingham ma in realtà noi siamo più simili a Robin Hood”, dice un funzionario preoccupato per il proprio futuro.L’opinione degli addetti ai lavori. “Alcuni settori della Siae sono molto performanti, altri invece sono decisamente deficitari, digitale e new media per esempio”. Si tratta della convinzione di uno che la Siae la conosce bene, il musicista Pivio (Roberto Pischiutta) famoso anche per le sue tante colonne sonore. Durante un convegno a porte chiuse che si è svolto la scorsa settimana a Roma, Pivio ha spiegato: “Il pericolo di una possibile liberalizzazione del diritto d’autore sul mercato italiano, però è legato da un lato agli appetiti che tale possibilità scatenerebbe sulle major, dall’altro alla immediata necessità di una condivisione trasparente dei dati sensibili”. All’incontro insieme con Pivio avevano partecipato, alcuni addetti ai lavori e alcuni esperti di normativa sul diritto d’autore. “Siamo a favore del superamento del monopolio di legge. Dobbiamo però stare attenti a non scatenare conflitti di interesse. Sarebbe paradossale che la raccolta dei diritti venisse fatta direttamente dalle major o dai broadcaster. L’unico titolare del diritto deve rimanere l’autore. Non si può derogare al principio”, ha detto Nicola Lusuardi, in rappresentanza della combattiva associazione “100 autori”. “Abbiamo un grande rispetto per l’istituzione e si deve anche considerare che la Siae del 1941 è molto diversa dalla Siae di questi ultimi anni. Il processo di autoriforma dell’istituzione è già partito. Dobbiamo tenerne conto”, ha detto Francesca Medolago dell’Anica. Secondo Martha Capello, presidente dei Giovani Produttori Cinematografici Italiani però, “si deve ragionare anche delle esigenze delle produzioni internazionali e si deve perfezionare il sistema di certificazione per tutelare tutti coloro che, grazie al tax credit, sono interessati ad investire nel cinema”. Il problema, per Marco Polillo dell’Associazione Italiana Editori, “è che la musica rappresenta l’80% degli interessi e delle attività della Siae. C’è un problema di governance. Gli altri settori, editoria di libri in testa, sono sotto rappresentati”. “I giovani non si iscrivono più alla Siae – ha detto Carlo Testini dell’Arci -. Non si sentono tutelati. La Siae, veramente, avrebbe bisogno di prendere in considerazione l’ipotesi di redigere anche un bilancio sociale”.

L’iniziativa legislativa del Parlamento italiano contro il monopolio.
“Nessuna battaglia ideologica contro la Siae. La riforma però è necessaria e non è più procrastinabile”, ha detto Andrea Romano, presidente del gruppo Scelta Civica alla Camera, e firmatario di una proposta di legge sottoscritta da circa quaranta parlamentari di altri gruppi (Sel, Movimento Cinque Stelle, Lega Nord e Nuovo Centro Destra), che intende modificare il titolo V della legge 633 del 22 aprile 1941, riconoscendo agli autori la possibilità di associarsi con la creazione di collecting societies. “Il nostro obiettivo politico è la maggior tutela degli autori. Il 60% degli autori paga più tasse dei diritti che percepisce per le proprie opere. È chiaro che le regole del gioco debbano essere cambiate”, ha spiegato Romano. “Nello stesso modo non credo che il ricorso al mercato possa risolvere ogni problema, ma si deve tenere conto della mutata realtà del panorama di riferimento. Forse è diventato opportuno cominciare a parlare di uno spacchettamento delle tante funzioni che oggi sono delegate alla sola Siae”

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