“La fornitura libera della RU486 privatizza l’interruzione di gravidanza, lasciando la donna a sostenere il peso di tutte le fasi abortive nell’indifferenza e nella solitudine”. Così Paola Ricci Sindoni e Domenico Coviello, presidente e copresidente nazionali dell’Associazione Scienza&Vita, commentano la scelta della Regione Toscana di rilasciare la Ru486 nei consultori. Si tratta di una scelta, spiegano, che “consuma il processo di banalizzazione dell’aborto in una deriva riduttivistica mascherata da efficienza”. La Ru486, “prodotto abortivo tutt’altro che esente da rischi” – ricorda infatti Scienza&Vita – era stata adottata nei vincoli della Legge 194, prevedendo quindi il ricovero e l’osservazione. “Paletti che sono già stati ampiamente disattesi – lamentano i responsabili dell’associazione – dal momento che la donna, dopo aver assunto la compressa abortiva, poteva agevolmente firmare le proprie dimissioni dal reparto”.

“Ora la somministrazione della pillola direttamente tramite i consultori scavalca ogni disposizione legislativa e apre a una deregulation senza precedenti, le cui conseguenze sul piano antropologico sono immediatamente intuibili”, la denuncia di Scienza%Vita. “In questa vicenda – osservano i due presidenti – emerge anche l’aspetto umanamente più terribile di una sanità che attraverso il facile paravento burocratico della semplificazione e della riduzione delle liste d’attesa, in realtà abbandona le donne a se stesse”. “Non crediamo che consegnare un blister e un numero di telefono voglia dire essere dalla parte delle donne, soprattutto in un momento in cui spesso l’attenzione, la premura e una parola di sostegno possono incidere favorevolmente nell’accoglienza della vita”, concludono Ricci Sindoni e Coviello.

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