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Articolo di Monica Vallorani e Simone Incicco

DIOCESI – Si è tenuto lunedì 3 marzo alle ore 16.00 a San Benedetto del Tronto presso le suore Concezioniste, l’incontro tra gli insegnanti di religione Cattolica e il Vescovo Carlo.

Dopo un momento iniziale di preghiera, il Vescovo ha riflettuto sulle letture appena ascoltate: “Come San Paolo spiega bene nella comunità di Corinto che era piena di doni dello Spirito, dove ognuno cercava di far prevalere e di imporre all’altro il dono che aveva, quando succede questo la comunità va in crisi.
San Paolo cosa fa? Fa capire che bisogna sempre andare alla Fonte, non bisogna quindi fermarsi al dono ma dobbiamo tener presente che tutto quello che abbiamo è un dono e che come tale, dietro c’è un donante, Uno che dona. Il donante è uno Solo.
San Paolo continua affermando che se questo è un dono e viene da Dio, allora è un dono da donare, da rendere disponibile per gli altri ma non di imporre agli altri.
Anche noi dobbiamo mettere a disposizione ciò che Dio ci ha dato senza pretendere di imporlo agli altri.
Se uno solo è il Donante, allora tutti non possiamo che essere uniti in Lui.
Se la fonte è unica, noi riconosciamo in pieno il dono che abbiamo se insieme ritorniamo alla Fonte e rimaniamo uniti alla Fonte.
La centralità dello Spirito di Dio viene prima dei Doni che Dio dà a ciascuno di noi, in quanto dona per l’unità e non per la divisione.
La diversità dei saperi che nella scuola noi troviamo, corre il rischio che, specializzandosi sempre più in un settore, il sapere venga vantato contro tutti gli altri saperi dimenticando che il sapere è il dono di Dio e che è una parte di quel carisma che è limitato senza gli altri.
In questo contesto, il senso dell’insegnate di religione, con il suo spessore, deve essere quello di promuovere il vero senso del sapere, ossia contaminare di quella luce che è propria del suo insegnamento. Che la vostra presenza sia illuminante.”

Pina Mozzoni “Noi attualmente come ufficio scuola della Diocesi siamo 42 docenti, di cui 15 a tempo indeterminato, 3 diaconi, 5 sacerdoti, 18 docenti domini per le supplenze, 16 docenti che insegnano come supplenti curricolari nella propria classe, 2 nella scuola dell’infanzia, 14 nella scuola primaria.
I docenti rappresentano per molti giovani la scoperta del messaggio cristiano.
Noi abbracciamo dal bambino di 3 anni fino a 19 anni e quindi i giovani e il futuro della Diocesi”.

Dopo la breve presentazione del responsabile dell’ufficio Scuola Mario Gabrielli, il Vescovo Carlo ha dichiarato: “Il senso di questo incontro è l’importanza della Chiesa nella scuola.
Come insegnante di religione cattolica, avete una responsabilità non da poco, molti studenti si formeranno la conoscenza della religione attraverso la scuola.
Vi chiederanno cos’è la Chiesa, cosa è la religione, il senso del nostro credere.
E’ vero che voi non siete li per fare catechismo o fare proselitismo, però lo studente si domanda: che cosa credono i cattolici?
L’unica conoscenza che rischiano di avere è quella che gli trasmetterete.
In questo senso siete la presenza della Chiesa.
Dovete dirgli cosa crede la Chiesa, cosa credete voi.
Lo scopo di questo incontro è per me una presa di conoscenza di chi siano gli insegnati di religione nella nostra diocesi, delle problematiche presenti nella nostra scuola, aiutandomi così a capire la Diocesi che il Papa mi ha affidato.
Ricordatevi che voi incontrate tutti i giovani fino a 19 anni e non siete una parte secondaria, siete una parte molto importante della Diocesi”

Tutti i numerosi insegnanti di religione cattolica della diocesi, uno ad uno, si sono presentati al vescovo Carlo, che poi ha concluso l’incontro ricordando che oggi la scuola ha in effetti molti problemi, ma rimane un momento fondamentale, in particolare in questo decennio dedicato all’educare alla vita buona del Vangelo.
Rivolgendosi agli insegnati di religione ha ricordato la necessità di una competenza teologica corretta, che è un dovere: accanto deve esserci una competenza relazionale e pedagogica, il sapere quindi trasmettere perché lo studente comprenda il senso di ciò che si comunica e in effetti non tutti sono capaci di insegnare.
L’insegnante ha poi la necessità, anzi il dovere di un continuo aggiornamento teologo-pedagogico, di una conoscenza della realtà della scuola in continuo cambiamento, per poter incontrare gli studenti là dove sono in questo contesto cambiato.

Un altro punto che ha sottolineato è il rapporto degli insegnanti di religione con la parrocchia.
L’insegnante è innanzitutto come ogni buon cristiano, chiamato a vivere dentro la realtà parrocchiale, non va separato quindi l’aspetto professionale dall’aspetto di vita, per l’unità della persona.
La presenza di un così alto numero di insegnanti di religione nella nostra diocesi, sarebbe davvero una grande presenza e ricchezza per le parrocchie.

Non va inoltre dimenticato il contributo della cultura cattolica alla cultura italiana da molti punti di vista, da quello architettonico a quello musicale, l’opera degli insegnanti di religione perciò è quella di preparare cittadini italiani che riconoscono e conoscono la storia dell’Italia e sanno vivere dentro questa storia.
Per cui la disciplina dell’insegnamento della religione ha diritto ad essere nella scuola proprio perché opera culturale.

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