di Luigi Crimella

La famosa foto del cardinale Agostino Casaroli seduto accanto a Bettino Craxi e Arnaldo Forlani, intenti, il 18 febbraio 1984 nella sala d’onore di Villa Madama, a firmare l’atto di revisione del Concordato del 1929, ha campeggiato sulle locandine del convegno “A trent’anni dal Nuovo Concordato 1984-2014”, promosso mercoledì a Roma dalla “Fondazione Socialismo”. Un evento non puramente commemorativo. Anzi, a giudicare dalle personalità intervenute, un tributo a uno dei passaggi nei rapporti Stato-Chiesa più felici e innovativi, con il quale sono state pressoché definitivamente superate le antiche diffidenze tra una parte e l’altra del “Tevere”, un secolo e mezzo dopo le dolorose vicende risorgimentali. Così infatti si sono concordemente espressi monsignor Piero Parolin segretario di Stato vaticano, e monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei per il versante ecclesiastico; e sul versante istituzionale il presidente del Senato Pietro Grasso, accanto a storici, giuristi, sociologi quali Carlo Cardia, Cesare Mirabelli, Gianni Long, Agostino Giovagnoli, Francesco Margiotta Broglio e Gennaro Acquaviva. Un “parterre” di personalità di primo piano di area cattolica, laica, socialista, unite nella positiva considerazione che il nuovo Concordato sia un fatto di grande rilievo, che non solo è stato ed è tuttora valido per l’Italia, ma che ha fatto da esempio per altri accordi analoghi da parte vaticana, e da parte dello Stato italiano con altre confessioni religiose.

Il valore esemplare dell’accordo. Il segretario di Stato mons. Piero Parolin ha messo in luce come questo accordo rappresenti “un modo nuovo e amichevole di guardarsi tra Stato e Chiesa per il bene comune del Paese”. Dalle trattative che avevano portato a questo traguardo – ha sottolineato – “la collaborazione per il bene del Paese acquisiva un particolare significato per l’Italia non ancora uscita del tutto da una vicenda terroristica che aveva visto pagare un alto prezzo”, in termini di vittime, da parte di “significativi esponenti anche del mondo cattolico”. Ha poi rilevato come il Concordato abbia assunto alcuni dei contenuti salienti della “Gaudium et Spes”, “dove si afferma che la comunità politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome nei rispettivi ordini” e sono anche “entrambe al servizio della vocazione personale e sociale a vantaggio di tutti”. Dopo avere chiaramente ricordato che questo accordo “ha costituito un paradigma per ulteriori accordi della Santa Sede con altre realtà”, ha anche ribadito che esso ripropone uno dei compiti della Chiesa che consiste nell’”educare i fedeli al senso dello Stato e ad essere sottomessi ad ogni autorità per amore del Signore”, cioè – ha aggiunto – “per attuare il comando ‘Date a Cesare quello che è di Cesare’”.
La valorizzazione del ruolo della Cei. “Con l’Accordo concordatario del 1984 ha preso avvio una nuova stagione di relazioni tra la Repubblica italiana e la Santa Sede, che rispetto alla tradizionale prassi concordataria porta a valorizzare il ruolo e il contributo della Conferenza episcopale italiana, alla quale significativamente viene riconosciuta la personalità giuridica ex lege”. Questa la sottolineatura proposta dal segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino. Dopo aver definito tali accordi “un ‘ponte’ per il concreto dispiegarsi dei rapporti fra Stato e Chiesa”, mons. Galantino ha messo in evidenza che, in tema di organizzazione interna della comunità ecclesiale, “il Concilio e il Codice affermano chiaramente l’importanza del ruolo svolto dalle Conferenze episcopali, riconoscendone il molteplice e fecondo contributo affinché il senso di collegialità si realizzi concretamente”. Sul ruolo della Chiesa nello Stato sociale, ha poi citato “ambiti decisivi” come ad esempio “quello dell’educazione, della sanità, dell’assistenza agli ultimi”, cui si collega la “materia del sostentamento del clero” e “del valore sociale delle molteplici attività svolte dai nostri sacerdoti” oltre che della “utilizzazione delle risorse devolute dai contribuenti mediante la scelta dell’8 per mille”.
Una “novità” apprezzata dal mondo politico. Anche il mondo della politica plaude, a distanza di trent’anni, al nuovo Concordato. Così infatti si è espresso il presidente del Senato Pietro Grasso, che nel suo discorso è partito da un evento recente: “Nella sua prima visita al Quirinale, il Santo Padre Francesco ha ricordato con un richiamo particolare il trentesimo anniversario dell’Accordo di Revisione del Concordato, il cosiddetto ‘Nuovo Concordato’ – ha detto -. L’idea di ‘novità’ coglie un aspetto rilevantissimo: l’intervento della Costituzione repubblicana, che all’art. 7 fa specifico riferimento ai Patti lateranensi e al tempo stesso contiene fra i valori fondamentali dell’ordinamento il principio di eguaglianza, all’art. 3 e la libertà religiosa all’art. 8”. L’accordo di revisione – ha aggiunto il presidente Grasso – indicava così una rinnovata strada comune, lungo la quale “il riconoscimento della dimensione sociale e pubblica del fatto religioso” si accompagnava con la “saldatura delle istanze più profonde e dei legami più stretti tra pensieri, ispirazioni, progetti per la stessa convivenza e cittadinanza democratica”.

 

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