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Programmazione cinema Margherita quattro film per questo fine settimana

cinema cupra

Fine settimana

Hannah Arendt di Margarethe von Trotta
giovedì 6 febbraio ore 21,15
domenica 9 febbraio ore 16,00

Belle & Sebastien di Nicolas Vanier
sabato 8 febbraio ore 20,30
domenica 9 febbraio ore 18,30

Nebraska di Alexander Payne
sabato 8 febbraio ore18,30
domenica 9 febbraio 21,15
martedì 11 febbraio ore 21,15

Dallas Buyers Club di Jean-Marc Vallée
sabato 8 febbraio ore 22,30
lunedì 10 febbraio ore 21,15

Il Cinema Margherita di Cupra Marittima da giovedì 6 a martedì 11 febbraio propone:

Hannah Arendt di Margarethe von Trotta, con Barbara Sukowa, Axel Milberg, Janet McTeer, Julia Jentsch, Ulrich Noethen. Il film è stato presentato al Toronto International Film Festival 2012.

Belle & Sebastien di Nicolas Vanier, con Félix Bossuet, Tchéky Karyo, Margaux Châtelier, Dimitri Storoge, Medhi El Glaoui. Il film è stato presentato al Festival di Roma 2013

Nebraska di Alexander Payne, con Bruce Dern, Will Forte, June Squibb, Bob Odenkirk, Stacy Keach. Il film ha partecipato al Festival di Cannes 2013, dove ha ricevuto il premio per la Miglior interpretazione maschile.

Dallas Buyers Club di Jean-Marc Vallée, con Matthew McConaughey, Jared Leto, Jennifer Garner, Denis O’Hare, Steve Zahn. Il film è stato presentato in anteprima al Festival di Toronto 2013, ha partecipato in concorso al Festival di Roma2013, dove ha vinto il premio per la Miglior Interpretazione Maschile. Ha vinto inoltre due Golden Globe 2014: Miglior attore in un film drammatico, Miglior attore non protagonista.

Hannah Arendt: Scappata dagli orrori della Germania nazista, la filosofa ebreo-tedesca Hannah Arendt nel 1940 trova rifugio insieme al marito e alla madre negli Stati Uniti, grazie all’aiuto del giornalista americano Varian Fry. Qui, dopo aver lavorato come tutor universitario ed essere divenuta attivista della comunità ebraica di New York, comincia a collaborare con alcune testate giornalistiche. Come inviata del New Yorker in Israele, Hannah si ritrova così a seguire da vicino il processo contro il funzionario nazista Adolf Eichmann, da cui prende spunto per scrivere La banalità del male, un libro che andrà incontro a molte controversie. (www.trovacinema.it)

[…] La banalità del male esce nel 1963 e scatena subito una marea di reazioni tra il sorpreso e l’indignato soprattutto nelle varie comunità ebraiche. Se consideriamo che parlare male di quel libro è atteggiamento ancora oggi attivo tra le generazioni più lontane dagli avvenimenti, ne concludiamo che la scelta della Von Trotta è pienamente legittima e ben motivata. Si tratta di non aver paura di discutere e riflettere, di innervare filosofia e speculazione storica dentro ideologia e pensiero unico. A ridare vigore, forza, concretezza alla vita e al lavoro della Arendt provvede poi Von Trotta con un’opera di alto livello qualitativo ed espressivo. Nitido nelle luci e negli ambienti, lucido nelle psicologie anche minori, calato in una dinamica ricostruzione degli spazi e delel geometrie esistenziali , il film trova in Barbara Sukova un’interprete capace di restituire una Arendt donna del suo tempo e ugualmente esempio per le donne di oggi. Un prova convincente per la regista tedesca, dopo qualche passo falso.” (Massimo Giraldi – cinematografo.it)

Belle & Sebastien: Sulle Alpi Francesi, durante la seconda guerra mondiale, il piccolo orfano Sebastien trova l’amicizia di Belle, una grande femmina di cane dei Pirenei che abita nei boschi attorno al paese e che dovrà difendere da chi la ritiene un feroce e pericoloso predatore. Belle e Sebastian riusciranno infine a dimostrare tutto il loro valore portando in salvo al di là delle montagne una famiglia di fuggitivi ebrei inseguiti dai militari tedeschi. (www.trovacinema.it)

[…] Nel mezzo, c’è un racconto semplice e importante, che procede con il passo avventuroso ma non affrettato che impone la traversata di una distesa di neve, affidato sapientemente alle immagini molto più che alle parole. La caccia al cane e l’occupazione nazista del villaggio francese, con la ricerca a fucili spianati di chi si arrischia ad aiutare il passaggio degli ebrei in Svizzera, si sovrappongono drammaticamente, a riprova dell’interesse del regista a costruire un film che illumini la natura dell’umanità così come l’umanità della natura. Ottimo esordio di Félix Bousset, di sette anni e mezzo, nel ruolo di Sébastien.” (Marianna Cappi – mymovies.it)

Nebraska: Woody, un anziano del Montana, scappa ripetutamente di casa nel tentativo di raggiungere il Nebraska dove è convinto di ricevere un ricco premio della lotteria. Preoccupati dal suo stato mentale, i familiari dibattono a lungo sul metterlo o meno in una casa di cura, fino a quando, uno dei due figli decide di accompagnare il padre in questo folle viaggio. Lungo il tragitto i due si fermano un paio di giorni nel piccolo villaggio natale di Woody dove, sotto gli occhi del figlio, ripercorre il suo passato. (www.trovacinema.it)

Nebraska è una ballata folk che accomoda allora la bellezza e l’amore, quella di un figlio per il proprio genitore, che prima di lasciare andare torna a guardare dal basso, in una prospettiva infantile e accoccolata ai suoi grandi piedi e al suo piccolo sogno. Intorno a loro scorre l’America lost and found insieme a una storia sincera che battendo vecchie strade, la struttura da road movie che diventa pretesto di ‘formazione’ (Sideways), ne infila una nuova. Nebraska è una spoglia poesia di chiaroscuri, un’indicazione lirica verso le radici, verso i padri, davanti ai dilemmi di tempi paradossali e senza guida. Diversamente dagli antieroi springsteeniani, il protagonista di Payne non cerca terre promesse e non corre sulle strade di “un effimero sogno americano”, decidendo per la lentezza, l’impegno, il rispetto e il senso di responsabilità. L’amabile David di Will Forte è il “giusto erede” di un genitore vulnerabile che Payne non presenta come esemplare ma come testimonianza eccentrica e irripetibile della possibilità di stare al mondo con qualche passione. E quella di Woody è l’amore, lingua franca di un viaggio che contempla le tracce paterne cicatrizzate nel proprio destino. Su quel padre incerto David ritrova il proprio senso e riprende la strada.” (Marzia Gandolfi – mymovies.it)

Dallas Buyers Club: UIl film si svolge nel 1986 in Texas ed è ispirato ad una storia vera. Il rude texano Ron Woodroof scopre presto di essere malato e gli viene diagnosticato l’HIV. Comincia perciò a curarsi seguendo un corso di medicina alternativa. Incontra Rayon, un transessuale sieropositivo. Woodroof oltre ad avere un carattere particolare è omofobo e ha un passato da tossico dipendente. Gli vengono dati solo trenta giorni di vita ma grazie all’aiuto di Rayon e della dottoressa Eve Sack riuscirà a sopravvivere per molto più tempo, fino al 1992. La cura che Ron segue diverrà nota a molte imprese farmaceutiche che lo condanneranno e lo minacceranno.(www.trovacinema.it)

Tratto da una storia vera e dolorosa, però scritto con brio da Craig Borten e Melisa Wallack, Dallas Buyers Club ripercorre il calvario di Ron Woodroof, un elettricista texano che contrasse il virus dell’HIV nel 1985 (quando ancora si sapeva poco dell’AIDS), trasformandolo in cammino di speranza e redenzione. Eloquente la mutazione di Woodroof: da omofobo e bifolco, con la passione per le donne, le scommesse e i rodei, a coraggioso e solidale Erin Brockovich del virus, in lotta contro Big Pharma ed FDA (Food and Drughs Administration), per permettere a malati come lui – guardacaso i transessuali e gli omosessuali prima disprezzati – di potersi curare con farmaci “non approvati” ma cento volte più efficaci di quelli autorizzati da un governo troppo compiacente con gli interessi delle case farmaceutiche. Fortunatamente, il film di Vallee non si limita a gridare solo la propria indignazione e a regalarci un altro santino da appendere al muro: McConaughey non fa nulla per rendere il suo personaggio migliore di quello che è, nessuna strizzatina d’occhio o inutile mossetta; né il regista salda retorica e commozione, propinandoci un altro film da aule giudiziarie o, peggio, da reparto ospedaliero. La forza di Dallas Buyers Club sta invece nel saper combinare in modo avvincente cronaca e partecipazione, verismo e artificio, maneggiando più registri emotivi e stilistici. Siamo di fronte al Cinema Americano con la maiuscola, per l’eccellenza della scrittura, della recitazione (notevoli anche gli apporti di Jared Leto in versione transgender e di Jennifer Garner nel ruolo di una dottoressa combattuta), per la vivida adesione a un’epoca e a un ambiente (diverse le sottoculture interessate, da quella cowboy a quella omo, passando per quella medica e affaristica), per l’energia che sprigiona, gli umori che sollettica e per come ci lascia: vicini non al Woodrof che muore, ma all’uomo che ha veramente vissuto solo dopo essersi ammalato. Applausi. ” (Gianluca Arnone – cinematografo.it)

Anche per la stagione 2013-2014 il Cinema Margherita propone la Tessera Acec Marche. La tessera costa € 5, permette di avere 5 ingressi ridotti, più uno in omaggio, ed è utilizzabile in tutte le Sale Acec Marche.

Ingressi: € 6,50 interi, € 5,00 ridotti
Ingresso universitari: € 4,00