alessandro ribecaIl “Morbo K” non esiste, ma sono esistite, invece, le centinaia di persone salvate dal suo inventore.
Sono gli anni in cui si ascoltava “Radio Londra” e veniva distribuita l’Ovolina.
Del caffè neanche il profumo. Giovanni Borromeo era laureato in medicina.
Studente brillante, gli fu proposto di continuare la carriera universitaria, ma lui rifiutò: la sua vocazione era stare tra le persone bisognose, secondo il giuramento di Ippocrate. Vinse ben due concorsi da primario. Li rifiutò entrambi: scoprì che per prendere il posto doveva iscriversi al Partito Nazionale Fascista e questo lo sdegnava troppo. “Sono un liberale cattolico”, diceva.

Un giorno, nel 1934, accade un incontro, di quelli che non possono essere dettati dal caso. Giovanni Borromeo conosce Fra’ Maurizio Bialek. Sull’Isola Tiberina esiste un Ospedale fondato nel ‘500, ormai in disuso, senza apparecchiature mediche, ridotto a ricovero per malati terminali: è il Fatebenefratelli. Fra’ Maurizio Bialek ne è il Priore. “Tu hai il titolo e non hai il posto, io ho il posto e non ho medici”, questo dice il Frate al dottore ed è sufficiente per intraprendere un progetto ambizioso: riconvertire il nosocomio a ospedale moderno ed efficiente. Giovanni Borromeo è un sostenitore della dottrina sociale della Chiesa e salvare vite umane lo ritiene un “suo dovere” secondo i principi del Vangelo. Tutto ciò che farà da lì in poi sarà semplicemente doveroso, un dovere cristiano che lo porta ad amare i perseguitati. La sua fede in realtà è una “dura conquista”, ma il messaggio evangelico è così chiaro in lui che non può fare a meno di viverlo.

giovanni borromeoGiovanni Borromeo

Gli anni passano ed arriva il 1943, gli Alleati stanno per sbarcare in Italia, e da lì a pochi mesi, Roma sarà sotto assedio. Le bombe cadono dal cielo, mentre viene battezzata l’ultima figlia di Giovanni, il quale non c’è perché sta piazzando con Fra’ Maurizio una radio ricetrasmittente negli scantinati del Fatebenefratelli. Una radio di supporto per chi è contro il regime. La figlia si chiamerà Irene, pace. Una pace sperata e prossima.

E’ settembre, ormai, e il Fatebenefratelli si riempie di persone affette dal Morbo K. I malati sono tutti ebrei, le loro cartelle cliniche sono impietose. I sintomi sono terribili. Sulle cartelle è descritto anche il decorso della malattia. I malati sono inavvicinabili perché il contagio è praticamente immediato. Porta alla morte! K sta per Kappler, il terribile tenente colonnello delle SS. Il morbo è un’invenzione di Giovanni Borromeo.

Proteggere e salvare vite umane è un dovere per un cattolico come Giovanni, ma significava rischiare la morte. Il personale dell’ospedale lo sapeva bene, ma l’esempio di Giovanni valeva più di tante parole. Anche la sua fiducia in loro fu ben ripagata: bastava una sola spia e sarebbero stati tutti uccisi, ma nessuno avrebbe tradito un uomo come Giovanni.

Un giorno accadde ciò che era inevitabile: un blitz delle SS al Fatebenefratelli. Un ragazzino che aveva visto arrivare le camionette, ne dà l’annuncio al Primario. Il tempo per mettere tutto in ordine è poco, la paura tanta. I “malati” ripassano la loro parte, Borromeo ha ben in mente ciò che deve dire. Porta i tedeschi nelle camere del Morbo K. Spiega il pericolo di sostare lì, descrive la malattia con professionalità e precisione a un medico delle SS. Prende le cartelle cliniche e propone al medico delle SS di visitare i malati. No, non è necessario: i tedeschi, preoccupati del contagio, se ne vanno di fretta. I “malati” guariscono miracolosamente e fu così che il Morbo K, salvò la vita a centinaia di persone.

Da lì a poco Roma e l’Italia furono liberate dal regime, la guerra finì e la pace sperata arrivò.

Un proverbio Talmudico recita: “Chi salva una vita, è come se avesse salvato il mondo intero.” Nel 2005 nel complesso museale Yad Vashem, nel Viale dei Giusti venne piantato un albero, con sotto una targa a caratteri d’oro. C’è scritto: “Giovanni Borromeo, Italia”. Un uomo giusto che salvò il mondo intero.

(Fonte: “Il Giusto che inventò il Morbo K” – di Pietro Borromeo – ed Fermento)

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2 commenti

  • Mauro
    02/03/2015 alle 14:19

    Straordinario. mi piacerebbe saperne di più

    • Alessandro Ribeca
      02/03/2015 alle 20:36

      Ciao! Se ti interessa, ii suggerisco la fonte che ho citato: “Il Giusto che inventò il Morbo K” – di Pietro Borromeo – ed Fermento. E' una biografia che ha scritto il figlio. Molto bella! C'è anche un documentario di Piero Angela, ma non so come reperirlo.

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