povertàDi Andrea Casavecchia
In Italia oltre 1 milione di bambini vive in povertà. Nel giro di sei anni il numero è più che raddoppiato: nel 2007 se ne contavano meno di 500mila. Si pensi che, durante lo scorso anno, la proporzione dei bimbi poveri sul totale è cresciuta del 30%.
Segnali inquietanti provengono da “L’Italia sotto sopra”, l’ultimo Rapporto pubblicato da Save the children. La grave situazione è il risultato di alcune convergenze critiche, dovute alla crisi economica, e ci ricordano l’urgenza di attuare politiche efficaci, attente a scardinare una logica che finisce per riprodurre disuguaglianze sociali.
In primo luogo, occorre un’attenzione alle politiche familiari. Ancora una volta si riscontrano le difficoltà in cui versano le famiglie con minori, costrette a ridurre le loro spese mensili di 139 euro, in misura doppia rispetto alle famiglie senza figli. Di conseguenza sono diminuite le loro spese per giochi, tempo libero e sport. Una condizione, oltretutto, che disincentiva la decisione di genitorialità e incide sui tassi di natalità, già bassi del nostro Paese.
In secondo luogo, assistiamo alla contrazione degli investimenti sociali. Nel Rapporto si denunciano le difficoltà in cui versa il sistema scolastico che non riesce a ripartire senza una vera riforma, che richiederebbe un sostanziale finanziamento; come si ribadiscono le restrizioni della spesa per le amministrazioni locali, quelle che avrebbero più capacità e possibilità d’intervenire per arginare il disagio minorile.
La povertà dei bambini è un grave indicatore di debolezza per due motivi: si tratta delle persone più indifese e di quelle sulle quali si costruisce il futuro di un Paese; la povertà minorile è un presupposto alla riproduzione della disuguaglianza sociale. Infatti in un sistema dove non si favoriscono le opportunità per i più deboli, si creano squilibri dove i figli che provengono da famiglie più ricche potranno godere di maggiori possibilità rispetto agli altri.
Per combattere le povertà, nel messaggio per la XLVII Giornata mondiale della pace, Papa Francesco ha segnalato la necessità di “politiche efficaci che promuovano il principio della fraternità, assicurando alle persone – eguali nella loro dignità e nei loro diritti fondamentali – di accedere ai capitali, ai servizi, alle risorse educative, sanitarie, tecnologiche affinché ciascuno abbia l’opportunità di esprimere e di realizzare il suo progetto di vita, e possa svilupparsi in pienezza come persona”.
Dal Rapporto traiamo un suggerimento importante: si auspica la promozione di “territori ad alta densità educativa”, nei quali a tutti i bambini siano offerte non solo possibilità di studiare, ma anche di formarsi attraverso attività come il gioco, l’arte, lo sport. Si tratta di tornare a investire sulle comunità locali.

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