martin schulz
di Giovanna Pasqualin Traversa
EUROPA – Una bocciatura che “allarga il cuore ma non deve far dormire sugli allori”. La vittoria di una battaglia – non della “guerra” – ma soprattutto l’inizio di un nuovo impegno, anzitutto culturale. Interpellato Francesco D’Agostino, presidente dell’Unione giuristi cattolici italiani, legge in questi termini lo stop, ieri a Strasburgo da parte dell’Europarlamento, della risoluzione Estrela su “Salute sessuale e diritti riproduttivi” contenente alcune forzature come la pretesa di promuovere l’aborto a diritto, il tentativo di limitare l’obiezione di coscienza, la proposta di un programma di educazione sessuale per i bambini dai quattro anni in su con aperture all’ideologia gender.
Il Parlamento Ue ha invece approvato un testo alternativo, presentato dal gruppo dei popolari, il cui elemento essenziale è il principio di sussidiarietà, secondo il quale i temi contenuti nella relazione Estrela sono di competenza degli Stati membri e non dell’Ue.
Può configurarsi un “diritto” all’aborto?
“Nell’opinione pubblica dei Paesi occidentali più secolarizzati è già presente l’idea che l’aborto sia un diritto. Paradossalmente la comunità internazionale vuole, da una parte, tutelare le donne; dall’altra, e in diverse occasioni, ha affermato che la vita umana va comunque difesa. In alcune dichiarazioni di bioetica si è spinta a sostenere che anche la vita prenatale va presa in seria considerazione e non può essere oggetto di sperimentazioni scientifiche. C’è da chiedersi come si sia potuti arrivare alla diffusione dell’ideologia filoabortista che riconduce l’aborto alla categoria dei diritti umani. Mi auguro che la vicenda di ieri possa essere utilizzata, in Italia e in altri Paesi, per riaprire con molta serietà il dibattito sull’aborto, non certo mettendo in discussione la leggi vigenti ma per informare i cittadini Ue su come stanno davvero le cose. La bocciatura della risoluzione deve segnare l’inizio di un nuovo impegno, che sarà duro, di riportare nell’opinione pubblica il discorso sull’aborto come discorso di verità normativa, legale, giuridica. Non come diritto umano fondamentale e insindacabile”.
 
Il testo prevedeva di vincolare gli aiuti ai Paesi emergenti o del terzo mondo alla loro apertura ad una politica abortista…
“Un vergognoso ricatto. Le iniziative umanitarie devono essere totalmente gratuite e non subordinabili a ricatti miranti a diffondere un’ideologia biasimevole e che per di più inquina la teoria dei diritti dell’uomo inserendovi il diritto di uccidere la vita prenatale. In questo modo si rischia di destrutturare la credibilità del sistema dei diritti umani; una tremenda sciagura per il mondo contemporaneo che con immensa fatica cerca una sua unità attraverso il rispetto della dignità di ogni persona”.
 
Minacciato anche il diritto all’obiezione di coscienza…
“L’obiezione di coscienza è una normativa d’eccezione, prevista per gli ordinamenti che hanno voluto legalizzare l’aborto ma hanno ritenuto indispensabile tutelare la coscienza degli antiabortisti. È una normativa di mediazione tra due visioni valoriali e del mondo non compatibili e in quanto tale va difesa. Cercare di svuotarla dal di dentro, marginalizzarla o distruggerla va contro due verità fondamentali: nessuno ha mai fornito cifre certe sul fatto che gli obiettori riescano a contenere il fenomeno dell’aborto; disconoscere questo diritto è colpire al cuore e stravolgere la deontologia medica”.
Un altro punto del testo bypassa la famiglia in materia di educazione sessuale e apre all’ideologia gender…
“In molti contesti esistono dinamiche di omofobia e purtroppo è all’interno di molte famiglie che nascono atteggiamenti di disprezzo ingiustificabile verso gli omosessuali, situazioni riconosciute e condannate senza mezzi termini dalla Chiesa già negli anni ’80. Dobbiamo tuttavia riconoscere che il contesto primario e naturale dell’educazione è la famiglia. Guai ad espropriarla di questo diritto-dovere fondamentale. Quello che la società civile e lo Stato possono fare è educare l’opinione pubblica a deporre indebiti atteggiamenti omofobi. Sarebbe interessante avviare nelle scuole, in un contesto assolutamente equilibrato, corsi di formazione per adulti e famiglie coinvolgendo i ragazzi degli ultimi anni delle superiori non solo sull’omofobia, ma anche, ad esempio sull’immigrazione o in materia di educazione civica. Non dobbiamo avere paura di un sistema di ‘formazione civile’; ciò che dobbiamo temere è il tentativo di indottrinamento ideologico dei bambini: una violenza inaccettabile nei confronti della famiglia”.
Il testo approvato richiama il principio di sussidiarietà…
“A ragione. L’Ue pretenderebbe di esercitare un’iperdirezione delle politiche nazionali dei singoli Stati, ma il Parlamento europeo funzionerà meglio quanto più si porrà in ascolto delle voci dei diversi Paesi e cercherà di favorire tra essi un orientamento comune non con politiche verticistiche, ma con politiche orizzontali di integrazione”.
Qual è la sua valutazione complessiva sull’intera vicenda?
“La bocciatura della relazione Estrela e l’approvazione di un testo alternativo più equilibrato, anche se piuttosto neutro, mi sembrano un segnale positivo e importante, a condizione che non ci addormentiamo sugli allori, non ci illudiamo di avere vinto la guerra e comprendiamo che in Europa esiste un deficit culturale su cui dobbiamo interrogarci. Di fronte a valori antropologici fondamentali misconosciuti, umiliati o addirittura negati, occorre porsi seriamente la domanda: in che cosa abbiamo sbagliato per arrivare a questo punto? Guai a pensare che il male stia sempre dall’altra parte. È il momento di una forte autoanalisi critica. Nessuna guerra si vince stando sulla difensiva, ma aprendo piuttosto nuovi campi di confronto e cercando di occupare nuovi spazi. Per ora stiamo resistendo in maniera soddisfacente, ma con la semplice resistenza non si va mai da nessuna parte, si rimanda solo la sconfitta”.

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