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FOTOCRONACA Ordinazione Don Giuseppe, Don Matteo e Don Roberto

Foto di Simone Caffarini e Simone Incicco

DIOCESI – Pubblichiamo le parole pronunciate dal nostro Vescovo Gervasio Gestori in occasione dell’ordinazione sacerdotale di Don Giuseppe, Don Matteo e Don Giuseppe:

“Carissimi, ancora una volta la nostra Chiesa è in festa per l’ordinazione sacerdotale di alcuni suoi figli. Saluto tutti con vivo affetto e con intensa gioia e mi rallegro con i tre prossimi preti: Don Matteo Calvaresi, Don Giuseppe Giudici, Don Roberto Traini. Ringrazio le loro famiglie, le loro comunità parrocchiali ed i Seminari che li hanno preparati a questo grande momento.
Celebriamo questo rito festoso nel giorno in cui si ricorda l’ordinazione a vescovo di S. Ambrogio, alla vigilia della solennità di Maria Immacolata.

Il vangelo appena proclamato terminava con queste parole: “Ecco sono la serva del Signore: avvenga di me quello che hai detto”. E’ la risposta di Maria all’angelo Gabriele, che le aveva annunciato la maternità del Salvatore del mondo.

S. Ambrogio, il grande pastore della Chiesa milanese, commentando la risposta di Maria, scrive: “Quale umiltà, quale devozione! Mentre viene scelta per madre, si professa ancella del Signore…Ecco la sua obbedienza… infatti le parole: ‘ecco sono l’ancella del Signore’ significano che essa è pronta a servire” (Esposizione del vangelo di Luca, II, 17).

Pronta a servire, Lei, la madre del Salvatore, la madre di Dio in terra! S. Agostino ammira questa sua ubbidienza facendo notare come “sia stata per lei maggiore dignità e maggiore felicità essere stata discepola di Cristo che essere stata madre di Cristo” ( Discorsi 25, 7). Per fede Maria ha potuto generare il corpo di Gesù, perché ha creduto che questo sarebbe stato possibile, contro ogni prospettiva umana, e poi non si è fermata a bearsi dentro di sé per questo impensabile privilegio, ma si è subito impegnata ad amare e a servire, andando ad aiutare la sua parente Elisabetta.

Anche voi, carissimi ordinandi, scelti dalla Chiesa per essere presbiteri nel Popolo santo di Dio, siete messi sul piedestallo del ministero non per esaltarvi, ma per meglio amare e per maggiormente servire.
Vorrei allora farvi tre raccomandazioni per la vostra vita di preti.

1. Amate Gesù
Quante volte da preti il vostro “io” sarà pronunciato da voi per essere il suo “Io”! Quando celebrerete l’Eucaristia, direte questo è il “mio” corpo, questo è il “mio” sangue: ma saranno il corpo di Cristo, il sangue del Signore. Ogni volta che eserciterete il ministero della Confessione sacramentale, direte: “io” ti assolvo dai tuoi peccati, ed anche allora il vostro “io” sarà quello del Signore.
Questa coincidenza del vostro e del suo “io” avrà l’efficacia misteriosa del Sacramento per la presenza del Signore. Ma occorre essere sempre degni di rappresentarLo. Amate dunque Gesù per identificarvi il più possibile con lui: “Rendetevi conto di ciò che fate, imitate ciò che celebrate, conformate la vostra vita al mistero della croce di Cristo Signore” (Rito dell’Ordinazione).
In una raccomandazione, che papa Francesco dava ai suoi preti, quando era Arcivescovo di Buenos Aires, diceva: “Alla base dell’esperienza del discepolo ci deve essere l’incontro con Gesù Cristo”. Un incontro non solo intellettuale, non solo di sentimenti, non vago e ondivago, ma sincero, profondo, vero, cuore a cuore: un incontro di due vite in una. Come S. Paolo, quando affermava di non essere più lui a vivere, perché Cristo viveva in lui.

2. Amate la Chiesa.
La Chiesa è il corpo santo del Signore. Non potete amare veramente il Capo senza amare anche il corpo.
La Chiesa è Popolo di Dio: Papa, Vescovi, preti, diaconi, religiosi e religiose, fedeli laici tutti. In questa realtà di persone concrete vive ed opera efficacemente Cristo con il suo santo Spirito mediante i doni della sua Parola e dei Sacramenti.
Per questa misteriosa presenza di Gesù la Chiesa, la Chiesa sua e non nostra, è sempre credibile, anche se noi talvolta siamo meno credenti. Essa è sempre persuasiva, anche se noi talvolta siamo meno persuasi di quanto crediamo. Essa è sempre santa per la Parola a lei affidata e per i divini misteri che in essa operano, anche se noi non siamo santi.
Ma allora voi, con il vostro ministero, cercate di essere credibili, persuasivi, capaci di santificare, così che chi vede la vostra persona veda quella di un uomo credente, di un credente chiaramente convinto, di un uomo che tende decisamente verso la santità.

3. Amate la gente.
Nel vostro ministero sarete destinati a guidare una porzione precisa di popolo e potrete avvicinare tante persone.
Prestate attenzione a quanti vi stanno vicini e vi seguono, mediante una rispettosa guida spirituale, perché il loro cammino sia sempre più ricco di Gesù. Ma non trascurate chi può sembrare lontano. Oggi la parabola evangelica della pecorella smarrita domanda di essere modificata, perché le smarrite appaiono molto più numerose di quelle che rimangono nell’ovile.
Non dimenticate i ripetuti inviti di papa Francesco a prestare attenzione alle periferie, andando coraggiosamente a visitarle, non tanto per una interessante trasferta, ma per portare la Parola che salva e per donare la misericordia del Signore. Non abbiate paura di accostare i lontani, che spesso lontani non sono, ma forse sono soltanto timidi, incerti, in ricerca.

Carissimi, ancora qualche raccomandazione da Vescovo e padre a collaboratori e figli.
Siate preti, che parlano di misericordia, che vivono la misericordia, che trasmettono misericordia. Come il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, così anche voi non erigetevi a giudici, ma siate testimoni di una bontà, che sa comprendere, che infonde coraggio, che invita a sperare sempre, che dona preghiere e perdono.

Da Arcivescovo il Card. Bergoglio diceva ai suoi preti: il sacerdote sia “a immagine del buon Pastore…uomo della misericordia e della compassione, vicino al suo popolo e a servizio di tutti quelli che sentono ferita la loro vita”.
Siate preti, che sanno scaldare il cuore della gente, non tanto con parole umane che talvolta esprimono solo fatui sentimenti e vuota allegria, ma con tutta la vostra persona, che vive la gioia delle beatitudini evangeliche, e con una vicinanza affettiva e effettiva, sa contagiare l’amore di Gesù. Scalderete il cuore della gente se il vostro cuore sarà caldo dell’amore di Cristo.

Parlate non con parole fredde di frigorifero, anche se apparentemente dotte, ma con gesti che escono da roveti ardenti, capaci di infervorare i cuori e di sciogliere tanti ghiacci nascosti.

E siate preti facilmente avvicinabili senza timore anche dai poveri, perché le vostre persone e le vostre abitazioni non profumano raffinatezze troppo umane. Ma siate preti, che anche le anime sensibili possono accostare senza difficoltà, perché non siete trasandati e ruvidi, avendo il senso della dignità vostra e degli altri.

Siate dunque “pezzi vivi di Chiesa”, capaci di sollevare i poveri, curare gli infermi, rivendicare giustizia, ridestare speranza, rendere presente la misericordia del Signore, donare parole di verità. Siate convinti costruttori di comunione.

Quanto sarà bello per voi vivere con questo stile! E come la gente desidera avere preti così, semplici, accoglienti, sorridenti, sempre disponibili ad ascoltare e a confortare. La nostra gente vuole preti felici di essere preti.

Questo nostro popolo attende molto da voi e da questo momento vi accompagnerà ancora di più con sincero affetto e con tanta preghiera”.