La-Sacra-Sindone

Di Marco Bonatti

Difficile trovare un contesto più “torinese”: l’ostensione della Sindone nell’anno del giubileo di don Bosco. Con la visita (probabile, desiderata) di un Papa che ricorda con orgoglio le proprie origini piemontesi e che, sulla Sindone, ha già offerto una testimonianza di grande impatto, nel videomessaggio per l’ostensione televisiva dello scorso Sabato Santo. Sono tre avvenimenti distinti, a cui si aggiungono altre manifestazioni importanti (come l’Expo di Milano); sono l’occasione, come ha ribadito l’arcivescovo custode, monsignor Cesare Nosiglia, per realizzare intorno all’ostensione un altro passo di quel cammino di “rinascita” che la città e il territorio piemontese cercano e si aspettano.
Negli ultimi 30 anni la Sindone ha conosciuto una “popolarità” come forse mai in passato. I risultati (controversi, e sempre meno “autorevoli”) dell’esame con il Carbonio 14 hanno aperto una stagione di ricerche scientifiche di grande rilievo e interesse, che ha permesso di conseguire risultati importanti per quanto riguarda la conservazione e le possibilità di studio dell’immagine. Certo, si sono moltiplicati anche i tentativi di vantare scoperte clamorose: ma la comunità scientifica internazionale è parsa in grado di distinguere i frutti della ricerca seria e senza pregiudizi dagli esperimenti basati sull’ideologia, sui pregiudizi o, semplicemente, sulla logica del business. La “via maestra” scelta dalla Santa Sede e dalla Custodia è stata invece quella di individuare le condizioni migliori per la conservazione; di avviare e portare a termine un coraggioso restauro del Telo, eliminando le scorie dell’incendio del 1532; di creare le condizioni ottimali di pellegrinaggio; e, infine ma non ultimo, di proporre la realtà della Sindone nei temi di magistero – come hanno fatto Paolo VI e Giovanni Paolo II, Benedetto e Francesco.
C’è poi l’esplosione di interesse nei confronti del Telo sui mezzi di comunicazione di massa, che negli ultimi 30 anni si sono impadroniti di quell’immagine, e di tutti i suoi contesti, per affrontare argomenti “seri” o per dare fiato a improbabili scoop sulla formazione dell’immagine, sulle sue peregrinazioni fra Asia ed Europa, sulla sua provenienza da qualche lontano sistema solare (sì, venne detto e scritto anche questo). Il fatto è che la Sindone “fa notizia” non solo per il suo “mistero” scientifico ma, ci pare, molto più per le domande esistenziali che essa suscita direttamente: sulla morte, sulla fede – in definitiva sul senso della vita.
L’ostensione si presenta, dunque, non solo come un “evento” (nel senso, ormai peggiorativo, che questo termine ha assunto), ma una proposta di accoglienza, e di fraternità. Le ostensioni del dopoguerra ci hanno insegnato non solo scienza e organizzazione, ma soprattutto che la Sindone “scioglie il cuore” delle persone che si lasciano interrogare. Questa volta il Telo si potrà vedere in tutto il mondo, attraverso le magie tecnologiche della Rete: ma questi progressi rendono ancor più importante il “venire per vedere”, il farsi pellegrini a Torino.

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1 commento

  • Antonio Teseo
    12/12/2013 alle 11:42

    Io capisco che un tempo l'ostensione per la S. Sindone fosse un piacevole evento voluto da casa Savoia. Ma adesso che senso ha continuare con le ostensioni se questa reliquia è diventata di proprietà della Santa Sede? Secondo me la Chiesa non deve limitare al popolo di Dio la contemplazione dell'immagine del volto di Cristo risorto. Deve invece farla contemplare ogni giorno, perché il mondo ha bisogno di respirare lo Spirito di Dio. Lo Spirito Santo non vuole parlare ad una persona una volta ogni tot anni, ma continuamente, affinché questi possa tenere sempre in mente di fare del bene al prossimo.

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