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La forza dei piccoli gesti

spesaDi Paolo Bustaffa

C’è stata una buona copertura mediatica, come si dice in gergo, dei “Banchi alimentari” allestiti in questi giorni alle uscite dei supermercati. Moltissime buste sono tornate con qualcosa di buono per i più poveri. Ci sono stati anche sacchetti vuoti: risposte che meritano una lettura attenta e non un giudizio frettoloso perché quei “Banchi” accanto alle casse dei centri commerciali sono stati una rispettosa provocazione, hanno fatto nascere qualche domanda anche in quanti non hanno riempito o non hanno potuto riempire quelle buste.
Perché questa solidarietà così immediata, concreta, spicciola? Perché tanti volontari di diversa età e diversa provenienza a offrire e raccogliere quelle buste? Perché tante persone a metterci dentro qualcosa? Perché questa sensibilità verso gli altri mentre la cronaca continua a sfornare notizie di sprechi, di spese folli, di furti di denaro pubblico?
Perché, nonostante un vergognoso spettacolo – ecco la domanda più grande – c’è ancora molta gente che apre agli altri prima il cuore e poi il portafoglio?
Perché tanta generosità, non solo al “Banco Alimentare” ma anche nelle innumerevoli iniziative quotidiane delle comunità parrocchiali, delle associazioni, delle scuole, delle fabbriche?
Perché tanta solidarietà nelle aziende dove gli addetti si autoriducono l’orario di lavoro perché nessuno sia licenziato o in un ospedale dove il personale medico e paramedico si è autoridotto lo stipendio per evitare la chiusura di un servizio così importante, come è accaduto nella piccola città in cui vivo e che non è diversa da molte altre?
Sono tutti degli ingenui costoro? Con gesti così minuscoli cercano di tranquillizzare la propria coscienza di fronte all’ingiustizia e alla povertà?
In realtà si scoprono persone che nel dare un po’ di forza e di coraggio a qualcuno che è in particolare difficoltà non si autoesonerano dall’impegno per la giustizia. Sanno che la solidarietà non si separa mai dalla giustizia, che mentre si rafforza e qualifica l’impegno per la giustizia non si può abbandonare la fragilità ai bordi della strada.
Sempre ascoltando queste persone, si scopre che con un gesto infinitamente piccolo si esprime un giudizio severo e anche un moto di indignazione di fronte alla disonestà, alla furberia, all’illegalità, allo spreco. Una denuncia mai priva di senso di responsabilità, di impegno e di speranza.
È un messaggio che viene da lontano, viene dalla storia del nostro Paese e dalla storia della nostra Europa che hanno attraversato tante notti con la bussola della solidarietà.
La politica, in stagioni difficili e buie non meno dell’attuale, prese respiro dai piccoli gesti solidali della gente che non agì per buonismo ma per amore del diritto e del dovere di costruire giustizia e pace.
Ci sono pagine di storia a documentare un percorso culturale e sociale che oggi la politica ha smarrito ma che può essere ritrovato da quanti, soprattutto giovani, sono consapevoli che l’impegno politico è una forma alta ed esigente di carità.
È un passo difficile e spesso ai margini dei progetti e dei percorsi educativi. Un passo che può essere compiuto con quell’intelligenza del cuore che tiene viva e operosa la cultura della solidarietà alle uscite dei supermercati, nei quartieri di periferia, nelle fabbriche, nelle scuole e negli ospedali.
Piccoli gesti che bussano con forza e speranza alla porta della politica.