PapaUn “pensiero pieno di affetto e di riconoscenza” a Benedetto XVI “per questo dono che ci ha dato”: lo ha rivolto, ieri mattina, Papa Francesco, presiedendo sul sagrato della basilica vaticana la messa in occasione della chiusura dell’Anno della fede.
“Con tale provvidenziale iniziativa – ha spiegato -, egli ci ha offerto l’opportunità di riscoprire la bellezza di quel cammino di fede che ha avuto inizio nel giorno del nostro Battesimo, che ci ha resi figli di Dio e fratelli nella Chiesa”.
Il Pontefice ha iniziato la celebrazione inchinandosi davanti al reliquiario che custodisce alcune ossa attribuite all’Apostolo Pietro, per la prima volta esposto in pubblico. Prima della messa è stata effettuata tra i fedeli presenti una colletta in favore della popolazione filippina colpita dal tifone Haiyan. Il Santo Padre ha salutato i patriarchi e gli arcivescovi maggiori delle Chiese orientali cattoliche presenti alla Messa: “Lo scambio della pace, che compirò con loro, vuole significare anzitutto la riconoscenza del Vescovo di Roma per queste comunità, che hanno confessato il nome di Cristo con una esemplare fedeltà, spesso pagata a caro prezzo”. “Allo stesso modo, per loro tramite – ha aggiunto -, con questo gesto intendo raggiungere tutti i cristiani che vivono nella Terra Santa, in Siria e in tutto l’Oriente, al fine di ottenere per tutti il dono della pace e della concordia”.

Commentando le letture bibliche, Francesco ha sottolineato “la centralità di Cristo. Cristo è al centro, Cristo è il centro. Cristo centro della creazione, Cristo centro del popolo, Cristo centro della storia”. Di fronte a Gesù “centro della creazione”, “l’atteggiamento richiesto al credente” è “ quello di riconoscere e di accogliere nella vita questa centralità di Gesù Cristo, nei pensieri, nelle parole e nelle opere. E così i nostri pensieri saranno pensieri cristiani, pensieri di Cristo. Le nostre opere saranno opere cristiane, opere di Cristo, le nostre parole saranno parole cristiane, parole di Cristo”. Invece, “quando si perde questo centro, perché lo si sostituisce con qualcosa d’altro, ne derivano soltanto dei danni, per l’ambiente attorno a noi e per l’uomo stesso”. Cristo è anche centro del popolo di Dio. Infatti, in Lui “noi siamo uno; un solo popolo uniti a Lui, condividiamo un solo cammino, un solo destino. Solamente in Lui, in Lui come centro, abbiamo l’identità come popolo.
E, infine, “Cristo è il centro della storia dell’umanità, e anche il centro della storia di ogni uomo. A Lui possiamo riferire le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di cui è intessuta la nostra vita. Quando Gesù è al centro, anche i momenti più bui della nostra esistenza si illuminano, e ci dà speranza, come avviene per il buon ladrone nel Vangelo di oggi”.

Rivolto al buon ladrone, “Gesù pronuncia solo la parola del perdono, non quella della condanna; e quando l’uomo trova il coraggio di chiedere questo perdono, il Signore non lascia mai cadere una simile richiesta”, ha osservato il Papa. “Oggi – è stato l’invito – tutti noi possiamo pensare alla nostra storia, al nostro cammino. Ognuno di noi ha la sua storia; ognuno di noi ha anche i suoi sbagli, i suoi peccati, i suoi momenti felici e i suoi momenti bui”. “Ci farà bene, in questa giornata – ha aggiunto -, pensare alla nostra storia, e guardare Gesù, e dal cuore ripetergli tante volte, ma con il cuore, in silenzio, ognuno di noi: ‘Ricordati di me, Signore, adesso che sei nel tuo Regno! Gesù, ricordati di me, perché io ho voglia di diventare buono, ho voglia di diventare buona, ma non ho forza, non posso: sono peccatore, sono peccatore. Ma ricordati di me, Gesù! Tu puoi ricordarti di me, perché Tu sei al centro, Tu sei proprio nel tuo Regno!’. Che bello! Facciamolo oggi tutti, ognuno nel suo cuore, tante volte. ‘Ricordati di me, Signore, Tu che sei al centro, Tu che sei nel tuo Regno!’”. La promessa di Gesù al buon ladrone “ci dà una grande speranza: ci dice che la grazia di Dio è sempre più abbondante della preghiera che l’ha domandata”.

“Il Signore dona sempre di più, è tanto generoso, dona sempre di più di quanto gli si domanda: gli chiedi di ricordarsi di te, e ti porta nel suo Regno!”, ha evidenziato Francesco. Perciò, “Gesù – ha concluso il Pontefice – è proprio il centro dei nostri desideri di gioia e di salvezza. Andiamo tutti insieme su questa strada!”. Al termine della celebrazione, il Santo Padre ha consegnato la sua Esortazione apostolica “Evangelii gaudium” a 36 rappresentanti del Popolo di Dio provenienti da 18 diversi Paesi: un vescovo, un sacerdote e un diacono scelti tra i più giovani ad essere stati ordinati; religiosi e religiose, quindi alcuni rappresentanti di ogni evento di questo Anno della fede: dei cresimati, un seminarista e una novizia, una famiglia, dei catechisti, un non vedente (che ha ricevuto dal Papa il documento in cd-rom tale da essere riprodotto in forma auditiva), dei giovani, esponenti delle confraternite, dei movimenti, e infine due artisti e due rappresentanti dei media.

“In questa giornata, il nostro pensiero riconoscente va ai missionari che, nel corso dei secoli, hanno annunciato il Vangelo e sparso il seme della fede in tante parti del mondo; tra questi il beato Junípero Serra, missionario francescano spagnolo, di cui ricorre il terzo centenario della nascita”. Lo ha detto, ieri mattina, Papa Francesco, al termine della Messa celebrata sul sagrato della basilica vaticana per la chiusura dell’Anno della fede, prima di guidare la recita dell’Angelus con i fedeli ed i pellegrini presenti in piazza San Pietro. Nei saluti, il Pontefice ha rivolto un pensiero, in particolare, ai partecipanti al Congresso nazionale della Misericordia e alla comunità ucraina, che ricorda l’80° anniversario dell’Holodomor, la “grande fame” provocata dal regime sovietico che causò milioni di vittime. “Non voglio finire – ha poi affermato il Santo Padre – senza un pensiero a tutti quelli che hanno lavorato per portare avanti quest’Anno della fede. Monsignor Rino Fisichella, che ha guidato questo cammino: lo ringrazio tanto, di cuore, lui e tutti i suoi collaboratori. Grazie tante!”. Infine, con la preghiera dell’Angelus, è stata l’esortazione, “invochiamo la protezione di Maria specialmente per i nostri fratelli e le nostre sorelle che sono perseguitati a motivo della loro fede, e sono tanti!”.

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