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Indesit, la posizione dell’azienda e dei sindacati che hanno portato all’interruzione della trattativa

Indesit

Di Massimo Cerfolio

COMUNANZA – Facciamo un piccolo resoconto della situazione INDESIT  dal mese di giugno 2013 ad oggi: sembrerebbe che il piano originale della Indesit (giugno 2013) prevedeva 1425 esuberi da trattare senza licenziamenti ma con ammortizzatori sociali.

Il piano sarebbe stato ritoccato più volte fino ad arrivare all’ultima versione del 18 novembre 2013 che prevedeva di avere nel 2019 300 esuberi (150 nel 2014) da trattare sempre non con licenziamenti ma con ammortizzatori sociali.
In piu’ ci sarebbe stato il  ritorno delle produzione di frigoriferi dalla Turchia allo stabilimento di Carinaro, il ritorno della produzione dei piani cottura dalla Polonia allo stabilimento di Carinaro (che sarebbe diventato leader nella produzione frigoriferi e piani cottura per incasso); lo stabilimento di Albacina avrebbe prodotto forni compatti (che attualmente sarebbero realizzati in Spagna); lo stabilimento di Comunanza avrebbe mantenuto la produzione delle lavabiancheria di alta gamma e avrebbe sviluppato il centro di ricerca e sviluppo dell’innovazione.
Questo era lo scenario proposto per i 3 siti produttivi (quindi gli stabilimenti di Melano e di Teverola avrebbero cessato le produzioni ma gli addetti sarebbero stati allocati nel sito in virtù delle produzioni in più trasferite).

Gli investimenti per la realizzazione del piano, inizialmente valutati in 70 milioni di euro, nell’ultimo piano sono diventati 83 milioni di euro.
Ai dipendenti veniva richiesto invece un sacrificio in quanto avrebbero dovuto rinunciare a parte dello stipendio per attivare le misure straordinarie previste.

La posizione della Indesit:
“L’Azienda, in aggiunta alle migliorie già apportate al piano nelle precedenti riunioni, ha ritenuto di andare ulteriormente incontro alle richieste dei territori prevedendo per l’Italia investimenti straordinari per 83 milioni di euro, maggiori  produzioni e a più alto valore aggiunto nei 3 siti italiani e un riassorbimento graduale di lavoratori coinvolti grazie ai  benefici attesi dagli investimenti e al prevedibile recupero dei mercati.

L’Azienda tuttavia, dopo una notte di confronto, questa mattina ha dovuto constatare l’impossibilità incomprensibile di  raggiungere un accordo con le Organizzazioni Sindacali.

Data l’importanza del piano per la competitività dell’Azienda nel medio-lungo periodo, dopo oltre 5 mesi di ricerca di un dialogo costruttivo e di fronte ad un nuovo no da parte sindacale, Indesit è pertanto costretta a portare avanti unilateralmente il piano.
Il mancato accordo impedisce però l’accesso agli ammortizzatori sociali e penalizza i lavoratori comportando  l’apertura della procedura di mobilità.

Il piano prevedeva inoltre l’utilizzo degli ammortizzatori sociali (cassa integrazione e contratti di solidarietà) per poter riorganizzare le attività produttive (con tempistiche diverse nei vari siti) tutelando al meglio le persone coinvolte e senza perdere le competenze professionali in vista dei benefici attesi dagli investimenti e del prevedibile recupero dei mercati.
L’Azienda si era infine impegnata a non avviare procedure unilaterali di mobilità”.

La Fiom in comunicato informa invece che:
“La trattativa in corso al ministero dello Sviluppo economico è stata interrotta a seguito della decisione dell’azienda di respingere la proposta avanzata unitariamente dal Coordinamento sindacale che, valutando le proposte dell’azienda non sufficienti a garantire il futuro di tutti gli stabilimenti e la salvaguardia dell’occupazione, aveva proposto un aggiornamento della trattativa per permettere al sindacato di svolgere le assemblee in tutti gli stabilimenti del Gruppo e chiedere ai lavoratori un mandato a concludere sulla base di una posizione unitaria.

Indesit ha ritenuto non praticabile questo percorso democratico e ha annunciato l’apertura unilaterale della procedura di mobilità, rinunciando a un confronto che avrebbe permesso l’avvio di una fase conclusiva del negoziato, sciogliendo i nodi ancora presenti nel rapporto con i lavoratori.

Inoltre l’azienda, nonostante le richieste sindacali, non ha chiarito quali sono le scelte che la famiglia Merloni, azionista di riferimento, sta facendo e che prevedono l’entrata di altri soggetti nell’assetto societario.

Da domani in tutti gli stabilimenti del Gruppo si svolgeranno le assemblee per spiegare ai lavoratori che, attraverso la proposta presentata al tavolo del ministero, Indesit da un lato si prepara a cedere il controllo del gruppo o a definire alleanze con altri grandi gruppi del settore, e dall’altra conferma il trasferimento delle produzioni, riduce l’occupazione e non garantisce il futuro degli stabilimenti né a Caserta né a Fabriano.

A questo punto è necessario che intervenga, per il Governo, direttamente la Presidenza del Consiglio, per affrontare una vertenza sindacale emblematica della grave situazione di crisi che interessa un grande gruppo come la Indesit e tutto il settore dell’elettrodomestico, a partire da altri grandi gruppi quali Electrolux, per svolgere un ruolo non di mediazione al ribasso ma di salvaguardia di un intero settore.

Nello stesso tempo è necessario che Indesit privilegi il confronto e rinunci ad atti unilaterali a partire dalla procedura di mobilità”.