Papa e Napolitano

ITALIA – Come previsto dal programma ufficiale, Papa Francesco è arrivato in auto nel Cortile d’Onore del Quirinale, dove è stato accolto dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il seguito papale era arrivato circa un quarto d’ora prima per accogliere a sua volta Papa Francesco disponendosi nello stesso Cortile del palazzo presidenziale. Il tragitto del Papa in auto, da Casa Santa Marta, è durato circa dieci minuti. Alle 11,15 vi è stato il colloquio privato tra il Papa e il presidente nello studio privato di quest’ultimo.

“A tutti noi, credenti e non credenti, è giunta, Santità, attraverso semplici e forti parole, la sua concezione della Chiesa e della fede”, “abbiamo sentito librare lo spirito del Concilio Vaticano II come rilettura del Vangelo alla luce della cultura contemporanea, e vediamo profilarsi nuove prospettive del dialogo con tutti che Ella ha sollecitato e che costituisce l’orizzonte più vasto, oltre il contesto dei rapporti Stato – Chiesa, a cui oggi si deve tendere”: è uno dei passaggi del messaggio di benvenuto che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha rivolto stamane nel Salone delle Feste al Quirinale a Papa Francesco, nella visita ufficiale di restituzione di quella compiuta dal Capo dello Stato in Vaticano l‘8 giugno scorso. Il presidente Napolitano ha inquadrato la situazione odierna collocandola all’interno delle “inaudite sfide dell’oggi, da superare attraverso una più larga mobilità di energie morali, del nostro e di ogni popolo”, sottolineando che tali sfide “investono la comunità internazionale per l’impegno ineludibile di preservare la pace in diversi regioni del mondo” tra cui ha citato il Medio Oriente e il Mediterraneo.

Dopo aver ricordato il “memorabile massaggio” del Papa emerito Benedetto XVI del 17 marzo 2011 in occasione del 150° anniversario della fondazione dello Stato italiano, nel quale aveva messo in evidenza “i due principi supremi della distinzione di ambiti e della collaborazione” tra Stato e Chiesa, principi “su cui occorre sempre vigilare”, il presidente della Repubblica ha sottolineato l’“omaggio” che rendono al Pontefice “le più significative rappresentanze dello Stato italiano” – capo del Governo, presidenti di Senato e Camera – oltre a gruppi di personalità in rappresentanza della società civile, culturale, laica e cattolica, e il mondo della solidarietà.
“Ella – ha detto ancora il presidente – ha trasmesso motivi di grande suggestione per il nostro agire individuale e collettivo e lo ha fatto raccontando se stesso, dicendo molto della sua formazione, evoluzione e della sua visione”. Il presidente ha poi parlato delle “sfide di natura antropologica” dei giorni nostri, perché “l’uomo col tempo cambia il modo di percepire se stesso, è alla ricerca di se stesso” e “lei, Santità, ci ha messo in guarda davanti a un pensiero che perda di vista l’umano”.

Nella seconda parte del suo discorso di benvenuto al Papa, il presidente Napolitano ha sottolineato lo stile di Francesco, “quel suo guardare le singole persone una alla volta”, quale “carattere distintivo della sua missione pastorale” che “sprigiona potenzialità nuove per combattere il dilagare dell’egoismo, della insensibilità sociale, dello sfrenato culto del proprio tornaconto personale”. A proposito di questi atteggiamenti, Napolitano ha espresso la necessità di “reagire a simili fenomeni di regressione”, richiamandosi ai valori sui quali si fonda l’Europa: “rispetto della dignità umana, tolleranza, giustizia e solidarietà che portano il segno del retaggio cristiano”.
Ha aggiunto che tali valori “sollecitano un nuovo spirito di comunanza per superare i mali più gravi che affliggono il mondo”, tra cui la “disperante condizione dei giovani privi di lavoro che vengono come schiacciati sul presente” e la “solitudine dei vecchi”, spesso citati da Papa Francesco nei suoi discorsi. Il presidente ne ha fatto discendere “responsabilità comuni che la Chiesa si assume diffondendo i suoi valori, liberandosi da ogni residuo temporalismo” e che a loro volta “si assumono anche le istituzioni politiche, che sono laiche e indipendenti per definizione”.

“Rendendole visita in questo luogo così carico di simboli e di storia, vorrei idealmente bussare alla porta di ogni abitante di questo Paese, dove si trovano le radici della mia famiglia terrena, e offrire a tutti la parola risanatrice e sempre nuova del Vangelo”.
Con queste parole Papa Franfesco ha spiegato il senso della sua prima visita al Quirinale, in cui ricambia “con viva gratitudine” la visita del presidente Napolitano in Vaticano, l’8 giugno scorso.
“La ringrazio per le cortesi espressioni di benvenuto con cui mi ha accolto, facendosi interprete dei sentimenti del popolo italiano”, le prime parole del discorso di Papa Francesco, secondo il quale la sua visita “conferma l’eccellente stato delle reciproche relazioni, e prima ancora intende esprimere un segno di amicizia”. “Già in questi primi otto mesi del mio servizio petrino – ha detto il Papa – ho potuto sperimentare da parte Sua, Signor Presidente, tanti gesti di attenzione”, che “si aggiungono ai molti che Ella ha progressivamente manifestato, durante il Suo primo settennato, nei confronti del mio predecessore Benedetto XVI”. “A lui desidero rivolgere in questo momento il nostro pensiero e il nostro affetto – ha proseguito il Papa – nel ricordo della sua visita al Quirinale, che in quell’occasione egli definì simbolica casa di tutti gli italiani”.

La Costituzione e il Concordato: sono queste, per il Papa, le basi per uno “sviluppo sereno”, all’insegna della “collaborazione”, dei rapporti tra Stato e Chiesa. “Ripensando ai momenti salienti nelle relazioni tra lo Stato italiano e la Santa Sede – ha detto il Papa nel suo discorso al Quirinale – vorrei ricordare l’inserimento nella Costituzione repubblicana dei Patti Lateranensi e l’Accordo di revisione del Concordato. Di tale Accordo ricorrerà tra poche settimane il trentesimo anniversario”. “Abbiamo qui – ha proseguito Papa Francesco – il solido quadro di riferimento normativo per uno sviluppo sereno dei rapporti tra Stato e Chiesa in Italia, quadro che riflette e sostiene la quotidiana collaborazione al servizio della persona umana in vista del bene comune, nella distinzione dei rispettivi ruoli e ambiti d’azione”.

La “insufficiente disponibilità di lavoro”: è questa la prima delle “tante questioni di fronte alle quali le nostre preoccupazioni sono comuni e le risposte possono essere convergenti”. Ne è convinto il Papa, che nel suo discorso al Quirinale ha fatto notare che “il momento attuale è segnato dalla crisi economica che fatica ad essere superata e che, tra gli effetti più dolorosi, ha quello di una insufficiente disponibilità di lavoro”. “È necessario moltiplicare gli sforzi per alleviarne le conseguenze e per cogliere ed irrobustire ogni segno di ripresa”, l’auspicio di Papa Francesco, che ha sottolineato come “il compito primario che spetta alla Chiesa è quello di testimoniare la misericordia di Dio e di incoraggiare generose risposte di solidarietà per aprire a un futuro di speranza”. “Perché là dove cresce la speranza – ha proseguito il Papa – si moltiplicano anche le energie e l’impegno per la costruzione di un ordine sociale e civile più umano e più giusto, ed emergono nuove potenzialità per uno sviluppo sostenibile e sano”.

Poi Papa Francesco ha ripercorso idealmente i suoi tre viaggi apostolici nel nostro Paese: “Sono impresse nella mia mente le prime visite pastorali che ho potuto compiere in Italia”, ha detto: “A Lampedusa, anzitutto, dove ho incontrato da vicino la sofferenza di coloro che, a causa delle guerre o della miseria, si avviano verso l’emigrazione in condizioni spesso disperate; e dove ho visto l’encomiabile testimonianza di solidarietà di tanti che si prodigano nell’opera di accoglienza”. “Ricordo poi la visita a Cagliari – ha proseguito – per pregare davanti alla Madonna di Bonaria; e quella ad Assisi, per venerare il Santo che dell’Italia è patrono e di cui ho preso il nome”. “Anche in questi luoghi ho toccato con mano le ferite che affliggono oggi tanta gente”, ha rivelato il Papa.

“Al centro delle speranze e delle difficoltà sociali, c’è la famiglia”. Lo ha detto il Papa, che nel suo discorso al Quirinale ha ricordato che “con rinnovata convinzione, la Chiesa, continua a promuovere l’impegno di tutti, singoli ed istituzioni, per il sostegno alla famiglia, che è il luogo primario in cui si forma e cresce l’essere umano, in cui si apprendono i valori e gli esempi che li rendono credibili”. “La famiglia – ha ammonito Papa Francesco – ha bisogno della stabilità e riconoscibilità dei legami reciproci, per dispiegare pienamente il suo insostituibile compito e realizzare la sua missione. Mentre mette a disposizione della società le sue energie, essa chiede di essere apprezzata, valorizzata e tutelata”.

Un auspicio, “sostenuto dalla preghiera”, che “l’Italia, attingendo dal suo ricco patrimonio di valori civili e spirituali, sappia nuovamente trovare la creatività e la concordia necessarie al suo armonioso sviluppo, a promuovere il bene comune e la dignità di ogni persona, e ad offrire nel consesso internazionale il suo contributo per la pace e la giustizia”. Ad esprimerlo, alla fine del suo discorso al Quirinale, è stato il Papa, che si è rivolto poi direttamente al presidente Napolitano per associarsi “alla stima e all’affetto che il popolo italiano nutre per la sua persona e rinnovarle i miei auguri più cordiali per l’assolvimento dei doveri propri della sua altissima carica”. “Iddio protegga l’Italia e tutti suoi abitanti”, l’auspicio finale di Papa Francesco.

“Un incontro familiare”. Così il Papa ha definito quello con il Capo dello Stato, subito dopo il suo discorso a Quirinale. Ha pronunciato queste parole a braccio, all’inizio dell’incontro con i dipendenti del Quirinale, con figli al seguito. “Un incontro familiare – ha detto – perché dietro la funzione pubblica c’è sempre la famiglia: i figli, i nipoti…”. E poi ancora, sempre a braccio: “Mi piace tanto l’incontro con i bambini! Voi siete molto importanti. Vi ringrazio per questo”. “Sono lieto di incontrarmi anche con voi, che svolgete la vostra opera al servizio della prima carica istituzionale italiana”, ha detto poi il Papa leggendo solo qualcosa del discorso scritto: “Vi auguro di vivere sempre in armonia con quanti vi sono accanto, in famiglia e in ogni ambito della vostra vita quotidiana”, ha aggiunto Papa Francesco. Poi la richiesta: “Vi prego di pregare per me”.
Subito dopo, il Salone dei Corazzieri si è riempito di bambini che, fuori dal protocollo, si sono avvicinati al Papa per salutarlo. E il Papa non si è sottratto al “bagno di folla” dei piccoli, fuori programma.

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