famigliaDi M.M. Nicolais

Trentotto domande che interpellano tutte le Chiese del mondo e coinvolgono tutte le componenti del “popolo di Dio”: dai cardinali e vescovi fino al singolo credente della più lontana periferia. È il questionario con cui si conclude il documento preparatorio del Sinodo sulla famiglia, sul tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, che si celebrerà in due tappe: l’assemblea generale straordinaria (5-19 ottobre 2014), che servirà a “raccogliere testimonianze e proposte dei vescovi”, e l’assemblea generale ordinaria, prevista per il 2015, al fine di “cercare linee operative per la pastorale della persona umana e della famiglia”. Al primo Sinodo convocato da Papa Francesco saranno presenti anche uditori laici, uomini e donne, sia in qualità di esperti che di persone impegnate a varo titolo nella pastorale, ha annunciato monsignor Lorenzo Baldisseri, nuovo segretario generale del Sinodo dei vescovi, durante la conferenza stampa di presentazione del documento preparatorio (per il testo integrale in *.pdf: clicca qui). L’intenzione del Papa, che ha presieduto la riunione del Consiglio del Sinodo dell’ottobre scorso, è di “rendere l’istituzione sinodale un vero ed efficace strumento di comunione attraverso il quale si esprima e si realizzi la collegialità auspicata dal Concilio”. Era dal 1981 che il Sinodo dei vescovi non si occupava di famiglia. Le risposte al questionario saranno raccolte entro la fine di gennaio dell’anno prossimo: a febbraio è in programma una riunione del Consiglio della Segreteria per analizzarle ed elaborare – a maggio – l’Instrumentum Laboris, in modo da permettere ai padri sinodali di apportare il loro contributo in tempo utile prima della celebrazione del Sinodo.

Coppie di fatto, unioni gay e divorziati risposati. “Dalla diffusione delle coppie di fatto, che non accedono al matrimonio e a volte ne escludono l’idea, alle unioni fra persone dello stesso sesso, cui non di rado è consentita l’adozione di figli”. Sono queste alcune “problematiche inedite fino a pochi anni fa” che sfidano la concezione cristiana della famiglia, minacciata anche dalla “cultura del non-impegno” e del “pluralismo relativista”, oltre che dall’influenza dei media “sulla cultura popolare” e da “proposte legislative che svalutano la permanenza e la fedeltà del patto matrimoniale”. Particolare attenzione, nel documento preparatorio, viene data ai “matrimoni irregolari”: tema su cui “le attese sono amplissime”, visto che oggi “molti ragazzi e giovani” nati da queste unioni “potranno non vedere mai i loro genitori accostarsi ai sacramenti”. Soffermandosi sulle domande del questionario, il cardinale Péter Erdõ, arcivescovo di Budapest e relatore generale della terza assemblea generale straordinaria, ha citato le “unioni di fatto senza riconoscimento né religioso né civile”, che statisticamente sono un fenomeno “ancor più vasto” rispetto al problema dei divorziati risposati civilmente. Quanto alla questione delle “situazioni matrimoniali irregolari”, la relativa domanda “presuppone chiaramente che la Chiesa avvicina questo problema con grande apertura e ricerca le modalità della preparazione ai sacramenti, la loro amministrazione e l’accompagnamento dei bambini e adolescenti che hanno ricevuto questi sacramenti”.

“Mai contro qualcuno”. Mettersi in ascolto dei problemi e delle attese che vivono oggi tante famiglie”. È questa, ha detto monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto e segretario speciale della terza assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi, l’impostazione di fondo del documento preparatorio. L’intento, ha spiegato, è di “mostrare i caratteri profondamente umanizzanti della proposta cristiana sulla famiglia, che non è mai contro qualcuno, ma sempre ed esclusivamente a favore della dignità e della bellezza della vita di tutto l’uomo in ogni uomo, per l’intera società”. “Attenzione, accoglienza e misericordia”, ha proseguito monsignor Forte, costituiscono “lo stile che Papa Francesco testimonia e chiede di avere verso tutti, comprese le famiglie lacerate e quanti vivono in situazioni irregolari dal punto di vista morale e canonico”. Certo, “dare spazio all’ascolto significa anche correre rischi”, ha ammesso il presule rispondendo alla domanda di un giornalista che chiedeva cosa succederebbe, ad esempio, se dall’opinione pubblica cattolica venisse la richiesta di dare la comunione ai divorziati risposati. “Il riferimento ultimo è il discernimento di Pietro”, ha precisato subito dopo, ricordando che compito del Sinodo è “porre al Santo Padre le questioni su cui sarà lui poi a decidere”. Quanto al metodo del Sinodo, “non è decidere a maggioranza, ma certamente ignorare che una consistente parte dell’opinione pubblica ha un’istanza, sarebbe sbagliato”. Interpellato sui “toni entusiastici” con cui le associazioni dei gay hanno salutato il questionario, monsignor Forte ha detto che “un punto fermo che Papa Francesco ha ribadito, ma è già presente nei documenti della Chiesa cattolica, è il massimo rispetto per la persona, e dunque anche per le persone gay. L’atteggiamento pastorale nei confronti di questo mondo ha una sua consistenza che deve essere approfondita”. “Non ho una risposta pronta”, ha proseguito monsignor Forte: “Credo che il Santo Padre chieda aiuto anche all’opinione pubblica cattolica. Per la Chiesa, il messaggio fondamentale è quello del matrimonio tra uomo e donna, ma ciò non significa discriminare altri”.

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