protesta“Le forze dell’ordine hanno contenuto, arginato e battuto le forze del disordine”. Così ha commentato il ministro degli Interni e vicepremier Angelino Alfano all’indomani della manifestazione di sabato scorso contro l’austerity a Roma. Il suo è un sospiro di sollievo per aver scampato il peggio, alla luce delle preoccupanti previsioni della vigilia. Ma davvero, così come da più parti si continua a ribadire, è filato tutto liscio? Le immagini del corteo offrono uno scenario diverso: da una parte la faccia pulita e pacifica del corteo, dall’altra i soliti violenti infiltrati tra la folla. “Una minoranza”, si affrettano a precisare gli organizzatori che rivendicano anche di aver arginato e isolato i temuti black bloc. Una violenza gratuita e premeditata, sulla quale soffia anche il vento di alcune dichiarazioni quantomeno ambigue. “Una manifestazione non è una passeggiata”, puntualizza Ascanio Celestini.
Certo, sampietrini divelti e lanciati contro polizia e carabinieri, cassonetti incendiati, strade ridotte a letamaio non sono il contorno giusto per una passeggiata di salute. Non si tratta di stare da una parte o dall’altra, ma di condannare la violenza senza alcuna ambiguità o fraintendimento. Anche perché, i disordini e le relative dichiarazioni, distolgono l’attenzione dalla reale ragione della protesta: la casa e l’emergenza abitativa, un dramma doloroso prodotto dalla crisi economica. Finora si è girato attorno a un problema o, anzi, lo si è affrontato dal lato sbagliato. Togliere l’Imu sulla prima casa, ad esempio, non può dare un’abitazione a chi non ce l’ha, a chi l’ha persa perché sfrattato o impossibilitato a pagare l’affitto. Disoccupati, esodati, cassintegrati, studenti, pensionati. Ventenni e sessantenni. Le facce della disperazione non hanno età. Cercano di sopravvivere con lavori saltuari a 750/800 euro al mese, nella migliore delle ipotesi, magari anche in “nero”. Somme prosciugate dagli affitti, da proprietari di casa che spesso agiscono senza regole, dalle bollette. Costretti, talvolta, alle occupazioni abusive per trovare un tetto almeno per un giorno o una notte sola. “A quei 150 che chiamano black bloc non gliene frega niente di noi” dicono da Porta Pia, accampati in attesa di un incontro col ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi. In fondo, quella di sabato, al netto delle violenze dei black bloc, è stata la manifestazione di tanti “senza diritti”. Aiutarli a non diventare gli “scarti” della società è un dovere di tutti. Ma proprio tutti.

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