E ora chi si prenderà cura di Celeste, la bimba dagli occhi dolci affetta da atrofia muscolare spinale? E chi guarderà negli occhi i genitori di Sofia, per dirgli che i progressi che hanno visto nelle gambe immobili della loro piccola non sono frutto di evidenze scientifiche?
Dal 10 ottobre la sperimentazione del metodo Stamina è stata definitivamente bloccata perché ritenuto “pericoloso per la salute dei pazienti”.
Lo ha annunciato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, rendendo pubbliche le conclusioni a cui sono giunti il comitato scientifico nominato per valutare la metodica e l’Avvocatura dello Stato, interpellata per dirimere una questione che si era andata via via incartando.
Dunque, un dato di fatto è certo: se Davide Vannoni, fondatore e presidente di Stamina Foundation, vorrà continuare con la sperimentazione potrà farlo solamente all’estero, “possibilmente in Usa” come lui stesso ha auspicato. L’Italia, dopo una dolorosa e (troppo) lunga sospensione di giudizio, ha chiuso per sempre la porta alla sperimentabilità di un trattamento terapeutico che, soltanto nel maggio scorso, aveva ottenuto la ratifica del Parlamento con uno stanziamento di 3 milioni di euro. Provvedimento che sembrava aver sgombrato tutti i dubbi che circondavano la terapia e che si è rivelato, invece, una decisione all’italiana. Di quelle che lasciano sul campo morti e feriti…
Infatti adesso a chi importa se, da allora, decine di famiglie hanno creduto che i loro figli o i loro cari avrebbero potuto beneficiare di un metodo ritenuto miracoloso nel curare oltre un centinaio di malattie neurodegenerative? A chi importa se genitori ormai senza fiducia hanno riposto ogni briciolo della loro speranza nella medicina del professor Vannoni, professore sì, ma di psicologia della comunicazione? Se si sono illusi di aver trovato finalmente una cura che avesse lo stesso passo veloce della malattia che marciava, non quello assai lento di tanta ricerca ufficiale che non ha i fondi per dare aspettative concrete di vita? E a chi importa se qualcuno non ha vigilato come avrebbe dovuto, se ha prima lasciato maturare in un limbo legale la sperimentazione del metodo per poi decretarne la pericolosità, se ha permesso che dal Nord al Sud del Paese un tramestio di persone si muovesse in cerca di un ospedale condiscendente, di un magistrato bendisposto, di una cura compassionevole? A noi, tutto questo, importa. Perché tradire la speranza di persone malate è tradire la vita.

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