ScuolaDi Alberto Campeleoni
Sei idee per rilanciare la scuola. È il titolo di un dossier proposto dall’autorevole rivista “Tuttoscuola” proprio alla vigilia dell’inizio del nuovo anno scolastico. Un dossier che, nelle intenzioni dei promotori, “mette a disposizione di tutti coloro che sono interessati al presente e al futuro della nostra scuola considerazioni e proposte, in alcuni casi vere e proprie linee guida, per dare un nuovo volto alla scuola, per farla percepire come un soggetto vitale nel corpo della società”.
Il rilancio della scuola passerebbe, secondo gli esperti, anzitutto da un’ottimizzazione delle risorse a disposizione, che vuol dire anche apertura allargata degli istituti italiani: più tempo e attività a disposizione di famiglie e allievi. La seconda idea è incentrata sulla necessità di “abbattere la dispersione”, cioè la piaga dell’abbandono scolastico. Sono 120mila ogni anno gli studenti che lasciano qualsiasi percorso educativo e si capisce con facilità quale sconfitta – anzitutto – questo rappresenti per l’istituzione scolastica e quale perdita per il sistema Paese. Servirebbe, per “Tuttoscuola”, ridurre le bocciature, elaborare percorsi flessibili e studiare appositi percorsi di recupero.
La scuola avrebbe poi bisogno di “liberare e premiare le energie degli insegnanti” con, tra l’altro, aggiornamento obbligatorio e meccanismi di carriera che premino chi vuole dare di più. Insegnanti, naturalmente, da valutare e “liberati” da tanti adempimenti burocratici che rubano tempo ed energie all’attività didattica.
Autonomia, controlli e valutazione di sistema sono poi un’altra strada da percorrere, che aiuta anche a considerare pienamente l’orizzonte complessivo formato da scuole statali e paritarie. Reclutamento del personale, rendicontazione, qualità, sistema di valutazione: tutti elementi da considerare. Naturalmente bisognerebbe anche – è un altro punto di “Tuttoscuola” – eliminare sprechi e diseconomie che tuttora affliggono il sistema scolastico, a cominciare dalle microscuole e investire, invece, in strutture: edilizia, banda larga, palestre, biblioteche… Infine, il percorso dovrebbe puntare alla digitalizzazione delle scuole, evitando però di creare istituti di serie A e di serie B, allargando di fatto un divario che in Italia già esiste. La scuola digitale, con mezzi e personale formato appositamente, potrebbe diventare un elemento di traino decisivo verso il futuro.
Naturalmente il dossier avanza considerazioni ben più approfondite del poco che si può riprendere in questa sede. Considerazioni e proposte che meritano di essere dibattute per verificarne tenuta e prospettive, così come auspica la rivista. Sperando che il dibattito possa davvero avviarsi e magari trovare sbocchi operativi, l’iniziativa del dossier sembra intanto un segnale di come la scuola italiana sia arrivata quasi a un punto di non ritorno, consapevole una volta di più delle difficoltà che la soffocano e convinta della necessità di un ripensamento e di scelte finalmente efficaci per ridare forza all’impegno educativo, decisivo per lo sviluppo del Paese. Un segnale e una richiesta forte di attenzioni, risorse (soprattutto), ma anche di uno sforzo d’inventiva creativa, che la scuola merita e che non è più differibile.

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