DIOCESI Rione Sanità è uno dei quartieri più antichi della città di Napoli, che si adagia su tesori e bellezze storico artistiche notevoli e su un tesoro di umanità ferito e emarginato da un ponte costruito da Gioacchino Murat, che di fatto ha isolato il quartiere tagliandolo fuori dal circuito cittadino. Gli archi del possente ponte, infrastruttura notevole, si sono appoggiati come i piedi di un gigante sul quartiere noncurante di porsi ad esempio sopra un interessante chiosco di forma circolare della basilica di Santa Maria della Sanità eretta nel Cinquecento. E il Rione ne è rimasto sotto, lontano come lillipuziani, sotto il livello stradale. Il degrado sociale, la durezza della vita senza orizzonti, la povertà, la camorra, che porta a prendere scorciatoie sono troppo spesso gli unici orizzonti dei giovani del Rione, ma don Antonio Loffredo, parroco dal 2001 di Santa Maria della Sanità, con tenacia e passione, ha riaperto l’orizzonte alla Sanità.

Sanità sta per salute ma anche salvezza e la Madonna chiamata della Sanità perché appunto sanava, è custodita in una chiesa cinquecentesca voluta da domenicani riformatori, dei giovani. Eressero una chiesa dalla pianta greca inscritta in un quadrato, chi entra ne è smarrito, non è infatti la classica croce latina. Ma l’ingegno di questi domenicani si scostò dalle regole precostituite, che non sono più regole ma schemi, del periodo tridentino, e costruirono una chiesa dinamica che gioca sulle forme, ne segue le regole tra cerchi e quadrati, cupole e volumi e una serie di opere artistiche antiche e nuove, da lasciare senza fiato per l’avvolgente bellezza. “È qui, di fronte a tale bellezza che è nato tutto”, racconta don Antonio. La bellezza e i giovani. “I salti in questa zona li han sempre fatti i giovani”, anche la chiesa di Fra Nuvolo lo ricorda, la riscoperta della storia e del patrimonio culturale e cultuale riapre alla speranza. La competenza e l’audacia di don Antonio ha esortato i giovani a riconquistare il proprio quartiere, ha dato condizioni per vivere una modalità diversa con un approccio che rispetta gli spazi di chi vive qui per riconsegnarglieli, “perché la storia è fortunata quando a vincere sono i giovani.” recita un documento notarile del 700.

Don Antonio e i ragazzi si sono messi in moto per recuperare e rendere fruibile ai visitatori e turisti, il notevole patrimonio di catacombe, basiliche, ridare vita al percorso storico artistico del “miglio sacro”, consci che tutto ciò poteva far crescere anche l’occupazione. Un modo per tradurre e incarnare la fede in concrete scelte economiche, sociali e ecologiche. Districandosi tra iter burocratici farraginosi, che hanno posto e pongono fin troppi ostacoli e veti, difficoltà legati alla pluralità di proprietari dei diversi edifici e luoghi (Curia, Asl, Ministero, francescani…), don Antonio ha quindi avuto il riconoscimento di poter gestire tutta la situazione, e da qui è partita concretamente la realtà della cooperativa dei giovani del rione, che si è formata e che ha generato nuove possibilità lavorative e sono nate altre cooperative. Si sono creati posti di lavoro veri. Il supporto di risorse di associazioni, di professionisti e l’ottenimento del finanziamento di start-up in seguito al bando della Fondazione con il Sud hanno permesso di rendere fruibili le catacombe e la realizzazione di B&B che si affaccia sul tremendo pilone del ponte, che invita i turisti nel cuore del rione Sanità. Ma molto ancora c’è da fare per ristrutturare, recuperare, restaurare sia per avere le autorizzazioni sia per recuperare le risorse, che in taluni casi ci sono anche.

Don Antonio racconta la storia di questa rinascita anche in un libro (Noi del Rione Sanità- Mondadori) ma “la storia la facciamo noi” dicono sorridenti i ragazzi. “È la tomba di San Gennaro”, inizialmente si trovava appunto in queste catacombe, “generativa di cose sempre nuove” dice don Antonio. Questo luogo è segno anche di uno scambio attivo con le altre coste del Mediterraneo cha ha molto da raccontare sull’accoglienza. Ma anche sui viaggi, per don Antonio è fondamentale che i suoi ragazzi studino e viaggino. Così li ha portati in viaggio in Europa, in Terra Santa, il viaggio ha cambiato molte prospettive, aperto gli orizzonti. Anche l’impegno di tenere sempre aperte e fruibili le catacombe anche mentre venivano fatti i lavori, è stata un’attenzione nata dall’esperienza del viaggiare.

Non solo recupero del patrimonio millenario anche lo sguardo al nuovo, che si contamina e indica che si va avanti, non solo attraverso le opere di arte di moderni artisti ma anche l’educazione all’arte dei giovani attraverso il teatro o la musica. Il progetto del NTS, Nuovo Teatro Sanità, con i corsi gratuiti di danza, teatro per i ragazzi, sono un’ottantina quelli che li hanno frequentati. E una delle chiesa e trasformata in un attrezzato teatro ospiterà un cartellone di tutto rispetto. Poi c’è la Sanitansemble che dà la possibilità di avvicinarsi alla musica. Significa indicare a questi ragazzi altre strade come quella dell’arte. Nel segno della cultura, dell’arte si coinvolgono molti ragazzi e sono un segno per le loro famiglie. Ci sono molte storie difficili, dolorose, ma l’opera di don Antonio e dei suoi ragazzi ha aperto le porte alla speranza, al noi, ribaltando l’individualismo di chi ha dovuto sempre cavarsela da solo, sollecitando la fraternità e l’appartenenza ai luoghi per generare forme di cooperazione, imprenditoria sociale e sostenibile.

Al rione Sanità non è solo don Antonio, ci sono don Giuseppe, le suore ma anche padre Alex Zanotelli. Abita in uno spazio che si sviluppa su tre piani, entrando ti rendi conto che se allarghi le braccia riesci a toccare le pareti laterali, un’essenzialità colma di volantini e riviste. Affabile e avvolgente, dice che ha chiesto in un suo ultimo articolo, a papa Francesco un motu propru che rilanci il Patto delle Catacombe per una chiesa povera, e si lascia andare alla considerazione che la banca dello IOR diventi una banca Etica, non si può immaginare che ci siano forme di investimento fine a se stesse, lascia poi un’ultima considerazione sulla possibilità della guerra in Siria ricordando l’ipocrisia degli Americani che hanno venduto armi ovunque. Intanto sta leggendo san Paolo e i nuovi studi teologici a riguardo ricordando quanto sia importante per i preti la cura della formazione continua.

Don Antonio e si suoi ragazzi non si sono lasciati rubare la speranza, in un quartiere complicato e particolare come il Rione Sanità in una città ricca di contraddizioni come Napoli, hanno molto da raccontarci e da indicarci anche a noi per scommettere sul nostro territorio, che in forme diverse ha anch’esso bisogno di recuperare la bellezza, generare speranza.
Don Antonio Loffredo sarà infatti l’11 settembre a San Benedetto, presso le suore Concezioniste, per il primo incontro formativo diocesano del nuovo programma pastorale. Incontro da non perdere perché molto ancora ha da raccontare don Antonio.

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