M. Michela Nicolais

“Se c’è un popolo che non è razzista, sono gli italiani”. Parola del sociologo Francesco Alberoni, che giudica gli insulti del vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, al Ministro dell’Integrazione, Cecyle Kyenge, l’espressione di un imbarbarimento politico del nostro Paese, caratterizzato del resto da sempre – fin dal tempo di Dante e dei guelfi e ghibellini – dalle lotte feroci tra opposte fazioni. Abbiamo chiesto ad Alberoni quanto episodi come questo incidano sull’immagine complessiva del nostro Paese.

Professore, come giudica le frasi del vicepresidente del Senato sul Ministro Kyenge?
“Calderoli è un tipo un po’ strano e non è nuovo ad episodi del genere, basti pensare alle magliette su Maometto. Direi che l’attuale vicepresidente del Senato è un tipico esponente politico pedemontano, che fa vanto della propria selvatichezza ed utilizza un linguaggio rozzo, primitivo, certamente inadatto alla carica che riveste. Quello di molti – non tutti, ovviamente ci sono anche delle brave persone – esponenti della Lega Nord è un mondo antico, dove parolacce e battute pesanti trovano facilmente posto. Non dimentichiamo che il nostro mondo contadino un tempo utilizzava battute pesantissime, dove l’ignoranza e la semplicità non erano accompagnate dalla raffinatezza ma da un linguaggio scurrile, il cui retaggio rimane in questi politici pedemontani dei nostri giorni. Personalmente trovo questo atteggiamento disgustoso, a prescindere che si tratti delle vignette su Maometto o delle offese ad un Ministro della Repubblica. Il fatto che il Ministro in questione sia di colore nero, cambia poco: l’atteggiamento di Calderoli prima che razzista è villano, prima che razzista è scurrile, prima che razzista è selvaggio”.

C’è un problema di inadeguatezza rispetto al ruolo istituzionale che si svolge, come ha sottolineato il Ministro Kyenge nella sua risposta?
“Di sicuro esponenti come Calderoli, ma anche come Grillo, non fanno culturalmente parte di una élite. Non dimentichiamo che anche all’origine del fascismo c’era un linguaggio pieno di un’infinità di oscenità. Molto spesso un movimento politico – e questo riguarda anche il Movimento 5 Stelle – è volgare, violento, cattivo, usa un linguaggio di tipo malavitoso che parla alla ‘pancia’ delle persone solleticandone i più bassi istinti. Sortite come quelle di Calderoli sono semplicemente cose che non si fanno, e che dimostrano come non si sia adatti a certi ruoli”.

Oltre alle dichiarazioni sul Ministro in questi giorni si sono registrate anche le minacce via Facebook a Mara Carfagna e l’incendio al liceo Socrate di Roma. Si può dire, come ha fatto il presidente Napolitano, che nel nostro Paese si stia rinfocolando un clima di odio e di imbarbarimento civile?
“Sono vent’anni che il nostro è un Paese barbarico. Gli italiani sono brava gente, persone generose, quando succedono delle disgrazie aiutano, applaudono durante i funerali delle vittime di qualche sciagura… Però quando si passa al politico, è come se dal cervello politico si aprisse uno sportello da cui escono fuori posizioni in alcuni casi rabbiose e feroci. L’Italia è un Paese di odi feroci, dal tempo dei guelfi e ghibellini. Dante era cattivissimo in politica, l’Inferno è di una cattiveria spaventosa, vi vengono raccontati abusi e torture atroci, sia pure sotto forma poetica. Nel nostro Paese c’è molta cattiveria politica, che si è accentuata quando è caduto il pentapartito e nel vuoto che si è creato si è infilato Berlusconi con Forza Italia: la sinistra non lo ha mai accettato, dando luogo ad un ferocissimo odio politico contro Berlusconi, ricambiato sul versante opposto da un odio ferocissimo verso la sinistra”.

Lei esclude quindi che, come dicono alcuni, in Italia covi un “razzismo silenzioso”?
“Se c’è un popolo che non è razzista, sono gli italiani. La politica italiana è una politica che ha un fondo di cattiveria che ogni tanto si materializza contro qualcuno: contro Berlusconi, il più odiato e il più amato dagli italiani, e volta per volta contro qualcuno, specie verso le persone all’apparenza più fragili e vulnerabili. Gli italiani si accusano di colpe che non hanno e invece non parlano delle mostruosità che hanno. Un esempio per tutti: la burocrazia, che in Italia è costruita senza nessun controllo sul raggiungimento dei fini, va per conto suo. Il burocrate crea posti di lavoro facendo delle norme il cui unico scopo è aumentare il suo potere. In questo modo, l’apparato burocratico può crescere enormemente, divorando tutto il Paese”.

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