di Luigi Crimella

L’8 per mille dell’Irpef alla Chiesa cattolica e alle altre confessioni religiose, oltre che allo Stato. I criteri di ripartizione della stessa quota di imposta. E infine la presenza e “l’impegno” della Chiesa nel campo sociale, sanitario, assistenziale, educativo, in Italia. Di questo si è parlato ieri sera a Roma in una tavola rotonda indetta presso la Sala della stampa estera, in occasione della presentazione del volume “L’impegno” (Rubbettino) del giornalista svizzero Giuseppe Rusconi, che illustra “come la Chiesa italiana accompagna la società nella vita di ogni giorno”. I due “discussant” che si sono confrontati sono stati da un lato il tesoriere del Partito Radicale, Maurizio Turco, già deputato e parlamentare europeo nelle file del Pd, e dall’altro Marco Tarquinio, direttore del quotidiano “Avvenire”. Quindi è stato l’8 per mille ad essere posto sul tavolo degli imputati, secondo i Radicali, o sul bancone dell’anatomista, secondo Tarquinio, per vagliarne la “ratio”, i contenuti, i criteri legislativi che lo regolano e valutare se questo tipo di intervento a sostegno di alcuni soggetti pubblici che erogano servizi (lo Stato, le Chiese, ecc.) abbia senso e meriti sostegno.

La posizione dei Radicali. Il tesoriere del Partito Radicale, Maurizio Turco, ha esordito ricordando che la Chiesa è spesso al centro dell’attenzione mediatica per motivi di tipo economico, come per la questione Imu. “Nei mesi in cui il caso è scoppiato – ha affermato – si parlava solo della Chiesa e invece sappiamo che riguardava tutti gli enti non profit, compresi i sindacati”. Dopo aver riconosciuto che a volte tale attenzione verso la Chiesa è spesso esagerata, magari per celare altri aspetti, Turco ha lanciato “una proposta concreta: che si faccia in Italia come in Argentina dove la presidente Kirchner ha chiamato la Caritas e ha deciso di appaltare ad essa i servizi di assistenza ai poveri. Se avvenisse questo anche in Italia – ha sottolineato -, forse ciò consentirebbe alla Caritas di fare ancor più e ancor meglio carità”. Turco ha infine ricordato la posizione radicale, che intende sottoporre a referendum il criterio di ripartizione delle somme derivanti dall’8 per mille, ammettendo che “il meccanismo di sostituzione della congrua rimane comunque un diritto finché è in vigore il Concordato”.

Perché “la gente firma volentieri per la Chiesa”. “Tutto ciò che nella Chiesa avviene nemmeno la Cei lo sa nei particolari, perché non è una ‘caserma’. Ma è certo che quanto accade non è fatto con il fine di una ‘accumulazione’ di denaro, bensì produce un rimettere risorse in circolo”. Così Marco Tarquinio ha richiamato l’insieme “persino difficile da ricostruire da parte della stessa Chiesa delle sue opere sociali e assistenziali, presenti capillarmente in ogni angolo del Paese”. Il direttore di “Avvenire”, a questo riguardo, ha ammesso che la “quantificazione” del libro di Rusconi che stima un equivalente annuo di 11 miliardi di servizi erogati dalle strutture ecclesiali o del non profit” potrebbe essere per difetto, nel senso che “in realtà è impossibile dire quanto valga in termini monetari tutto ciò che viene offerto dalle varie realtà di Chiesa”. E venendo ai dibattiti sull’8 per mille, dopo aver ricordato che “le attività promosse dalla Chiesa in campo sociale e caritatevole sono molto apprezzate dalla gente sia per gli aspetti educativi sia per la bontà dei servizi”, ha aggiunto che “proprio per questo le persone firmano volentieri l’8 per mille, perché vedono e sanno dove vanno a finire i soldi”. Circa le distribuzione dei fondi, Tarquinio ha precisato che oltre al rendiconto finanziario dello Stato, è possibile consultare il sito del servizio 8 per mille della Cei “dove tutto è molto trasparente e dettagliato”. Nella parte finale del suo intervento, Tarquinio ha poi ricordato che esiste una stortura burocratica nei sistemi di “firma” per l’8 per mille, in base alla quale “i pensionati gli e anziani che non presentano il 730 oppure il modello Unico di fatto sono esclusi dalla scelta”. “Se questa scelta potesse essere fatta con semplicità – ha aggiunto – si scoprirebbe che la percentuale di quanti scelgono la Chiesa cattolica è ben più alta di quella rilevata”.

I limiti alle elargizioni liberali. Una prospettiva molto particolare di analisi della questione 8 per mille è venuta dall’economista Giuseppe Pennisi. Lo studioso ha parlato delle difficoltà nel nostro Paese di poter fare elargizioni liberali verso Chiese, enti di cultura, ospedali, fondazioni e così via. Il che avvalora ulteriormente la presenza e utilizzo dei fondi 8 per mille. Pennisi ha sostenuto che “un problema di fondo è la grande complicazione del Codice tributario italiano che rende tutto poco trasparente. Pochi sanno ad esempio – ha spiegato -, che esiste qualcosa di affine all’8 per mille, come le facilitazioni tributarie per chi dona a ospedali, musei, teatri, orchestre o altre realtà culturali. Per queste elargizioni liberali in Italia si prevede una detrazione fiscale del 19%, con ciò incoraggiando solo quanti hanno redditi molto bassi. Invece nella vicina Francia si prevede non una detrazione del 19% ma una deduzione del 60%”.

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