Di Marco Doldi

Per un’ora nel pomeriggio di domenica tutte le diocesi del mondo si sono unite nell’Adorazione eucaristica.
La preghiera è iniziata quando a Roma erano le 17; mentre alle Isole Cook, Samoa e Honolulu erano loro 5.00 del mattino; nel punto più al nord, a Reykiavik in Islanda, erano le 15.00. Per le diocesi del Vietnam erano le 22.00 ora locale, mentre per tutte le chiese di Corea era mezzanotte. Dall’Oceania l’Adorazione è stata fatta mentre erano già nel 3 giugno, dalla 1 alle 2 del mattino…
Per molte Chiese locali si sono dovute affrontare difficoltà non da poco: dalla mancanza di elettricità al clima poco favorevole; eppure – qualche giorno fa – monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione ha dichiarato che l’adesione all’iniziativa voluta per l’Anno della Fede lascia sbalorditi.
Non sono state assenti all’appuntamento le diocesi nelle Isole Galapagos o nel cuore della foresta Amazzonica, o tante Chiese dove la presenza dei cattolici è in forte minoranza come in Norvegia, Bangladesh, Irak, Burkina Faso, Russia, Giappone… tutti si sono sincronizzati sull’ora di san Pietro. Lo hanno fatto le diocesi degli Stati Uniti e del Canada così come quelle dell’America Latina: dal Perù all’Argentina passando per il Nicaragua, la Colombia, l’Honduras, l’Ecuador e il Mexico. Tutte le diocesi asiatiche, dall’India a Taiwan, da Singapore alle Filippine per giungere a Israele, nei diversi fusi orari sono state unite a Roma.
Ora, quali sono i significati di questa iniziativa, che si colloca nel contesto dell’Anno della Fede? Certamente sono tanti. È suggestivo ricordare che per un’ora tutto il mondo, grazie alla Chiesa, è divenuto un villaggio globale, unito dalla forza della preghiera. I credenti sono stati realmente più vicini tra loro, perché in forte comunione. Tutti si sono sincronizzati con l’ora della sede di Pietro ed è naturale, perché nella Chiesa la comunione la si fa a partire dal fondamento, che è il Vicario di Cristo; la si fa sintonizzandosi con la Chiesa di Roma, che ha il compito di presiedere nella carità tutte le Chiese sparse nel mondo.
Quindi, uniti a Pietro che pregava, tutti sono stati un cuor solo e un’anima sola, capaci di elevare un’unica voce al Padre. In questo senso è stato un evento che per la prima volta si realizza nella storia della Chiesa e a buon motivo è stato definito “storico”. Le cattedrali del mondo per un’ora sono state sincronizzate sull’ora di Roma e hanno vissuto con particolare intensità la comunione con il Papa nell’Adorazione Eucaristica.
Papa Francesco ha fatto giungere le intenzioni da tenere presenti in questa ora di preghiera. Ha chiesto di pregare per la Chiesa sparsa in tutto il mondo, ma in quell’ora raccolta in unità nell’Adorazione della SS. Eucaristia: il Signore la renda sempre obbediente all’ascolto della sua Parola per presentarsi dinanzi al mondo sempre “più bella, senza macchia né ruga, ma santa e immacolata” (Ef 5,28).
E poi ha domandato di pregare per quanti nelle diverse parti del mondo vivono la sofferenza di nuove schiavitù: guerre, tratta delle persone, narcotraffico, sfruttamento di donne e bambini. E anche per coloro che si trovano nella precarietà: i disoccupati, gli anziani, gli immigrati, i senzatetto, i carcerati e quanti sperimentano l’emarginazione.
La comune preghiera che con Pietro è salita al cielo, ottenga la grazia del rinnovamento evangelico per la Chiesa e per la società.

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