di Maria Chiara Biagioni

Un messaggio chiaro ed inequivocabile: “La gente ha bisogno di speranza e il lavoro fa parte di questa speranza. Diciamo quindi tutto il nostro grazie a chi sta facendo molto su questo fronte. Ma bisogna andare avanti e non perdere tempo”. È il portavoce dei vescovi francesi, monsignor Bernard Podvin a lanciare l’appello. Ha appena partecipato ad un colloquio a Parigi organizzato sui temi del lavoro da “Ecclesia RH”, un organismo promosso e sostenuto dalla Chiesa a supporto di imprese, associazioni, diocesi, fondazioni, case di accoglienza. Si avvale di esperti e consulenti. Offre una vasta gamma di servizi, dal reclutamento di personale alla consulenza legale, all’accompagnamento per la messa in atto di nuove strategie di sviluppo. Solo nel 2012, è riuscita a dare lavoro a 100 persone mettendo in rete domande e offerte, studiando attentamente le candidature e a presentarle al posto giusto. Il colloquio si è svolto nei giorni in cui da Londra il presidente della Bce, Mario Draghi, lanciava per l’ennesima volta l’allarme sulla disoccupazione giovanile e a Bruxelles i leader di governo dell’Ue si sono lasciati con la promessa di mettere al centro del Consiglio Europeo di fine giugno la disoccupazione giovanile. E mentre i politici discutono tra loro e ricercano ricette per uscire dallo “stallo occupazione”, le Chiese in Europa lavorano sul campo divenendo loro malgrado ottime sentinelle sulla stato emotivo e sulla reale situazione di chi il lavoro l’ha perso o non riesce a trovarlo.

La Chiesa da sola può fare poco. “La situazione – confida mons. Podvin – è molto difficile. Si stima che il numero dei disoccupati in Francia è di oltre 3 milioni. Le statistiche danno cifre comunque variabili ma è indubbio che ci troviamo di fronte a una situazione preoccupante”. “Le persone sono spesso scoraggiate. Si sentono sole, sminuite, umiliate. Perdono la stima in se stesse”. La Chiesa è fortemente interpellata da questa emergenza e attraverso iniziative come “Ecclesia RH”, attraverso la rete delle parrocchie, dei movimenti e delle associazioni cerca in tutti i modi di dare risposte concrete ma anche di incoraggiare “una solidarietà e una fraternità verso chi ha più bisogno ed è scoraggiato”. Il mondo del lavoro che non c’è è una delle tante “periferie esistenziali” verso le quali Papa Francesco sta spronando le Chiese di andare. “La sua dichiarazione – ammette mons. Podvin – è stata fortemente condivisa in Francia. Ha avuto un enorme impatto e molte persone hanno ripreso le sue parole”. Ma la Chiesa da sola può fare poco, ha necessariamente bisogno di un impegno fattivo da parte dei politici. “Spesso i politici – osserva il portavoce dei vescovi francesi – si rinchiudono in se stessi, in problemi molto tecnici. Occorre invece aprirsi alle persone, e affrontare soprattutto il problema della disoccupazione, aiutando soprattutto i giovani”.

I giovani e i senior. Già, ma quali risposte dare? “La situazione di oggi – spiega Jacques de Scorraille, direttore di ‘Ecclesia RH’ – non è più disperata rispetto ad altre fasi di recessione e disoccupazione che si sono vissute nella storia. La questione è capire quali risposte dare oggi. Ci sono vari livelli su cui agire: come cittadini, possiamo fare poco a livello macroeconomico ma ci sono risposte che si possono attuare a livello più personale sulle quali invece si può e si deve fare molto. Misure come aiutare le persone in termini di formazione e accompagnamento, aiuto alle imprese, iniziative e progetti di prossimità nei confronti di situazioni di disoccupazione”. De Scorraille delinea un identikit della persona-tipo che si rivolge ad “Ecclesia RH”. Due principalmente le categorie: i giovani diplomati che fanno molta fatica a trovare un lavoro, come del resto i loro coetanei europei e i senior, le persone cioè che hanno più di 50 anni. “Se perdi il lavoro a quell’età – dice – e ciò accade in maniera particolare nel settore industriale, è terribile perché se esci dal mercato del lavoro ed hai ancora 20 anni di professione davanti a te, è molto difficile entrarci di nuovo”. Le situazioni sono molto diverse tra loro: “c’è, per esempio, chi oltre a perdere un lavoro, vive situazioni personali molto complicate come un divorzio, la malattia di un figlio, i genitori anziani da accudire. I giovani invece sono generalmente scoraggiati, hanno paura e sono angosciati rispetto al loro futuro. Perché sanno che la disoccupazione può durare per molto tempo. Spesso, da un punto di vista più spirituale, sono situazioni che fanno perdere anche la fede e quindi la speranza nella vita”. Anche il direttore di “Ecclesia RH” lancia un appello al mondo della politica perché si promuovano “leggi che mettano in atto azioni che incoraggiano l’impiego. È un periodo difficile che chiede agli esperti di economia, ai capi di impresa, a politici e sindacati di unire forze e competenze. Si ha l’impressione che sia diventato impossibile uscire da questo stato di impotenza, mettere in atto misure per la crescita e il lavoro. Si ha la sensazione anche che la dimensione politica invece di favorire, freni l’azione. E invece dobbiamo fare presto e trasformare lo stato delle cose”.

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